Nel 1961 un gruppo di dominicani decide di uccidere in un agguato il dittatore Rafael Leónidas Trujillo, il "Caprone", padrone assoluto di Santo Domingo, violentatore e paternalista, che da trent'anni controlla le coscienze, i pensieri, i sogni dei cittadini... Molti anni dopo, Urania Cabral figlia dell'ex presidente del Senato Trujillo, professionista di successo, torna nella Santo Domingo che ha lasciato quattordicenne. Per chiudere i conti con un passato impossibile da rimuovere? Per vendicare torti e sofferenze? Per amore della sua terra, delle sue radici?
Nulla mi ha fatto tanto piacere nella vita come passare mesi e anni a costruire una storia, dal suo incerto sbocciare, quell’immagine che la memoria aveva salvato da una qualche esperienza vissuta, che si trasforma in inquietudine, in entusiasmo, una fantasia germinata poi in un progetto, fino alla decisione di cercare di tramutare quella nebbia popolata da fantasmi in una storia. «Scrivere è un modo di vivere», scrisse Flaubert. Sí, certamente, un modo di vivere con entusiasmo e allegria e con un fuoco scoppiettante nel cervello, battagliando con le parole ribelli fino ad addomesticarle, esplorando il vasto mondo come un cacciatore in cerca della preda desiderata per alimentare la finzione in embrione e placare quel vorace appetito di ogni storia che, crescendo, vorrebbe inglobare tutte le storie.
Mario Vargas Llosa, Elogio della lettura e della finzione
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Ventotto anni dopo l’assegnazione del Nobel per la letteratura a García Márquez, nel 2010 l’Accademia di Stoccolma ha premiato un altro autore sudamericano, Mario Vargas Llosa, per «la sua cartografia delle strutture del potere e per la sua acuta immagine della resistenza, della rivolta e della sconfitta dell'individuo».
Con il discorso pronunciato in occasione della premiazione e riproposto in Elogio della lettura e della finzione, Vargas Llosa ci regala un capitolo inedito della sua autobiografia: la storia di un bambino curioso e intelligentissimo, che trova il suo «paradiso dell’infanzia» nella casa di famiglia a Cochabamba:
... in compagnia delle mie cugine e dei compagni di scuola potevamo giocare a rappresentare le avventure di Tarzan e di Salgari, e nella prefectura di Piura, dove nei sottotetti si annidavano i pipistrelli, ombre silenziose che riempivano di mistero le notti stellate di quella terra rovente. In quegli anni, scrivere fu come giocare un gioco che si svolgeva in famiglia, un piacere che faceva meritare applausi.
Cresciuto nella convinzione di essere orfano di padre, il bambino Vargas Llosa custodisce sul comodino la foto di un bell’uomo in uniforme, e ogni sera, prima di dormire, la bacia e le rivolge una preghiera. Ma un giorno la favola dell’infanzia si sgretola e fa spazio alla solitudine, alla paura, alla scoperta dell’autorità e della vita adulta.
Una mattina piurana, da cui tuttavia credo di non essermi ancora ripreso, mia madre mi rivelò che quel signore, in realtà, era vivo. E che quello stesso giorno saremmo andati a vivere con lui, a Lima. Io avevo undici anni e, da quel momento, cambiò tutto.
Da quel momento, racconta Vargas Llosa nell'Elogio, anche il suo rapporto con la letteratura «diventa grande». Se leggere è il rifugio, la nuova favola in cui vivere avventure esaltanti e sentirsi libero e ancora felice, scrivere è l’azione speculare, non di fuga ma di partecipazione.
... scrivere, di nascosto, come chi si concede a un vizio inconfessabile, a una passione proibita. La letteratura smise di essere un gioco. Si trasformò in un modo di resistere all’avversità, di protestare, di ribellarmi, di scappare dall’intollerabile, la mia ragione di vita.
Un testo toccante e appassionato, che mescola le riflessioni agli aneddoti e si muove tra storia e ricordo, presentandoci la letteratura come il luogo in cui convergono il desiderio di fuga e la volontà di cambiamento, l’incanto del sogno e la caparbietà dell’impegno civile. Oggi a parlare non è più un bambino: è un grande scrittore. Ma leggere e scrivere, per Vargas Llosa, hanno ancora lo stesso significato: «protestare contro le ingiustizie», e «dimostrare che la vita così com’è non è sufficiente a soddisfare la nostra sete di assoluto».
La aventura que narra esta novela empieza en el Congo en 1903 y termina en una cárcel de Londres, una mañana de 1916.
Aquí se cuenta la peripecia vital de un hombre de leyenda: el irlandés Roger Casement. Héroe y villano, traidor y libertario, moral e inmoral, su figura múltiple se apaga y renace tras su muerte.
Casement fue uno de los primeros europeos en denunciar los horrores del colonialismo. De sus viajes al Congo Belga y a la Amazonía sudamericana quedaron dos informes memorables que conmocionaron a la sociedad de su tiempo. Estos dos viajes y lo que allí vio cambiarían a Casement para siempre, haciéndole emprender otra travesía, en este caso intelectual y cívica, tanto o más devastadora. La que lo llevó a enfrentarse a una Inglaterra a la que admiraba y a militar activamente en la causa del nacionalismo irlandés.
También en la intimidad, Roger Casement fue un personaje múltiple: la publicación de fragmentos de unos diarios, de veracidad dudosa, en los últimos días de su vida, airearon unas escabrosas aventuras sexuales que le valieron el desprecio de muchos compatriotas.
El sueño del celta describe una aventura existencial, en la que la oscuridad del alma humana aparece en su estado más puro y, por tanto, más enfangado.
Una novela mayor de Mario Vargas Llosa
Le indagini di un abile e tenace «Maigret delle Ande».
A Naccos, desolato cantiere minerario situato in una zona impervia delle Ande peruviane, il caporale della Guardia Civíl Lituma e il suo fedele aiutante, il giovane Tomás, indagano sulla misteriosa scomparsa di tre manovali, svaniti improvvisamente nel nulla. Da tempo la cordigliera è teatro delle azioni terroristiche di Sendero Luminoso, movimento rivoluzionario di ispirazione maoista, e appare subito assai probabile che i tre uomini siano stati rapiti e forse uccisi dai guerriglieri. Di - sordinata accozzaglia di giovani, donne e persino bambini, armati di pietre, randelli, coltelli, essi sottopongono i loro prigionieri a processi sommari in nome della giustizia proletaria. Tuttavia, il caporale Lituma non si ferma ai primi indizi e alle conclusioni piú ovvie. Giorno dopo giorno, caparbiamente, si immerge nella vita quotidiana degli sperduti villaggi per comprenderne l'umanità dolente di poveri contadini e minatori. E scopre cosí un mondo inesplorato di credenze antiche e riti ancestrali, radicati profondamente nel cuore degli indigeni. Ed è in questo modo che il caporale raggiunge infine, dopo una serie di colpi di scena, la sconvolgente verità che avrebbe preferito ignorare.
«El género novelesco no ha nacido para contar verdades, éstas, al pasar a la ficción, se vuelven siempre mentiras.»
Ya en el título de esta novela de Mario Vargas Llosa, publicada en 1977, se recoge la doble historia en que se vertebra su argumento: por un lado, la relación amorosa del joven escritor Varguitas con una mujer de su familia mayor que él, la tía Julia; y por otro, la desaforada presencia del folletinista Pedro Camacho en la misma emisora de radio donde Varguitas trabaja.
La noble pasión amorosa entre la tía Julia y el aprendiz de novelista, que la sociedad limeña de los años cincuenta trata por todos los medios de impedir, se combina en esta novela de Vargas Llosa con las narraciones truculentas del folletinista de las ondas. El contrapunto de una encendida pasión con aires shakesperianos y su correlato melodramático y la inesperada confluencia del devoto de la alta literatura y el escribidor rastrero son algunas claves de esta narración mayor de Mario Vargas Llosa.
La tía Julia y el escribidor reúne el interés de los relatos de aventuras, donde la atención del lector queda sujeta a un final feliz continuamente postergado, y el más desternillante y grotesco pasatiempo, gracias sin duda a las divertidas aportaciones del escribidor Camacho, uno de los grandes personajes del novelista peruano
Zavalita y el zambo Ambrosio conversan en La Catedral. Estamos en Perú, durante el ochenio dictatorial del general Manuel A. Odría. Unas cuantas cervezas y un río de palabras en libertad para responder a la palabra amordazada por la dictadura. Los personajes, las historias que éstos cuentan, los fragmentos que van encajando, conforman la descripción minuciosa de un envilecimiento colectivo, el repaso de todos los caminos que hacen desembocar a un pueblo entero en la frustración
Ne "I cuccioli" tutto ruota attorno a un episodio drammatico letto su un giornale, protagonisti un bambino e un cane. Le conseguenze saranno terribili, e il bambino porterà il loro pesante fardello anche nella vita adulta. Ai "Cuccioli" segue "I capi", una raccolta di racconti del 1959 che si pone come punto di partenza di una ricerca che si concretizzerà più avanti ne "La città e i cani" e "Conversazioni nella Catedral". Racconti in cui sono presenti molti dei "luoghi" dell'autore: gli studenti, la politica, gli spazi urbani delle città, tra poveri sibborghi e quartieri della borghesia, l'interno del Paese, la miseria.
Mayta è il nome del presunto eroe di un velleitario golpe trockijsta che Vargas Llosa immagina essersi svolto nel 1958 in America Latina. A metà del Novecento, in quei paesi, fra avventurieri e idealisti, la libertà stava sempre a un tiro di schioppo. E per conquistarla la via rivoluzionaria sembrava la migliore. In questa ricostruzione, Vargas Llosa ci fa ripercorrere la vita dei diversi personaggi attraverso le testimonianze dei loro conoscenti e il confronto, a posteriori, di questi racconti con la realtà.
¿Por qué regresa Urania Cabral a la isla que juró no volver a pisar? ¿Por qué sigue vacía y llena de miedo desde los catorce años? ¿Por qué no ha tenido un solo amor?
En La Fiesta del Chivo asistimos a un doble retorno. Mientras Urania visita a su padre en Santo Domingo, volvemos a 1961, cuando la capital dominicana aún se llamaba Ciudad Trujillo. Allí un hombre que no suda tiraniza a tres millones de personas sin saber que se gesta una maquiavélica transición a la democracia.
Vargas Llosa, un clásico contemporáneo, relata el fin de una era dando voz, entre otros personajes históricos, al impecable e implacable general Trujillo, apodado el Chivo, y al sosegado y hábil doctor Balaguer (sempiterno presidente de la República Dominicana).
Con un ritmo y una precisión difícilmente superables, este peruano universal muestra que la política puede consistir en abrirse camino entre cadáveres, y que un ser inocente puede convertirse en un regalo truculento
No existe en la historia de la literatura una parábola más sencilla y luminosa que la de Sherezada y Sahrigar para explicar la razón de ser de la ficción en la vida de los seres humanos.
Para Sherezada contar cuentos que capturen la atención del Rey es cuestión de vida o muerte. Si Sahrigar se desinteresa o se aburre de sus historias, será entregada al verdugo con las primeras luces del alba. Ese peligro mortal aguza su fantasía y la lleva, sin saberlo, a descubrir que el mundo de la ficción es, como el mundo real, uno, diverso e irrompible. Cuando el rey Sahrigar perdona a su esposa es alguien al que los cuentos han transformado en un ser civil, sensible y soñador.
MARIO VARGAS LLOSA
La figura del contador de historias, el teatro y la lectura se funden en esta versión del gran clásico de la literatura, que fue representada en Madrid, Sevilla y Tenerife. En Las mil noches y una noche Mario Vargas Llosa nos acerca a uno de los personajes literarios más seductores y perennes en todas las lenguas y culturas
Una pièce sul mistero dell’amicizia, su come ognuno costruisce la propria identità, e sui rituali e i malefici della sessualità nella vita segreta delle persone. Chispas Bellatin è un maturo uomo d’affari. È a Londra per lavoro, in un lussuoso hotel sulle rive del Tamigi. Qualcuno bussa alla porta: è una donna che dice di essere la sorella di Pirulo, il suo migliore amico di gioventù. Sono 35 anni che non lo vede, smisero di frequentarsi dopo che Pirulo tentò di baciarlo in una palestra di Lima. In verità, la sera stessa Chispas andò a casa dell’amico per scusarsi del pugno che gli aveva inferto per allontanarlo; ma da allora Pirulo sparì per sempre dalla sua vita. Sono tante, ambigue e fantasmatiche le storie, le versioni del passato, che iniziano a rianimarsi sulla scena: Raquel confessa di essere Pirulo e che grazie a quel pugno ha avuto la forza di operarsi diventando donna (nelle sue fantasie loro due si sono persino sposati, in un’altra sono stati amanti); Chispas confida all’amico/a di aver capito cosa fosse l’amicizia solo quando smise di vederlo, e che le sue avventure con le donne, i suoi tre matrimoni sono stati infelici a causa di quell’amicizia infranta (forse quel bacio in palestra doveva farselo dare). E se le cose fossero andate diversamente? E se quello sulla scena fosse il fantasma dell’amico morto per colpa di Chispas? E che pensare poi, quando lo stesso Pirulo apre la porta vestito da impaziente uomo d’affari? Certe sono solo le avventure, le fantasie segrete, le menzogne, le fughe in nuove dimensioni dell’immaginario che ognuno racconta a se stesso e agli altri per «rompere la camicia di forza dell’esistenza quotidiana».
En La utopía arcaica, Mario Vargas Llosa nos acerca a la figura del novelista peruano José María Arguedas, una de las más importantes del movimiento indigenista latinoamericano, un escritor conocido por su compromiso revolucionario.
Antropólogo, universitario e intelectual militante, Arguedas «fue un hombre bueno y un buen escritor, pero hubiera podido serlo más si, por su sensibilidad extrema, su generosidad, su ingenuidad y su confusión ideológica, no hubiera cedido a la presión política del medio académico e intelectual en el que se movía para que, renunciando a su vocación natural hacia la ensoñación, la memoria privada y el lirismo, hiciera literatura social, indigenista y revolucionaria», como afirma el propio Vargas Llosa.
Cruce entre la biografía, la historia y la crítica literaria, La utopía arcaica dibuja un fresco del contexto histórico del país, reseña la vida de Arguedas, matiza sus libros y trata de describir la inmolación de un talento literario por razones éticas y políticas