Decostruire gli assunti fondamentali del neoliberismo divenuto ormai, nelle nostre società occidentali, pensiero unico dominante e restituire spazio e dignità al concetto di cittadinanza attiva e partecipata: sono questi i principali intenti del denso, appassionato volume di Paolo Maddalena, giurista impegnato da anni nella difesa del principio fondamentale della proprietà collettiva dei beni comuni. In queste pagine la difesa degli assunti costituzionali e delle prerogative dei cittadini prende la forma di una critica aspra al modello di società espresso dall'odierno capitalismo finanziario globale, che ha sradicato l'economia dalle sue basi materiali e si è fatto sovrano anche rispetto ai governi. Maddalena individua la causa fondamentale dell'attuale, profonda e persistente crisi dell'economia globale nella sostituzione dell'economia dello scambio con l'economia della concorrenza. Secondo questa visione divenuta imperante, vince il più forte, con buona pace dei concetti giuridici di giustizia ed equità; il pubblico deve cedere il posto al privato; lo Stato deve deregolamentare, spacchettare, liberalizzare; tutto confluisce nel mercato globale e tutto viene mercificato - anche ciò che, per sua natura, non può avere un valore di scambio e non può essere oggetto di commercio, poiché è di appartenenza collettiva (pensiamo ad esempio all'idea che ai beni paesaggistici e culturali di proprietà dello Stato si possa anche solo assegnare un "prezzo").
Roma ha accumulato 22 miliardi di euro di deficit ed è una città praticamente fallita. Alessandria è stata dichiarata in default per un debito di 200 milioni. Parma ha un buco di bilancio di 850 milioni. Napoli è in stato di pre-dissesto. L'Aquila è ancora un cumulo di macerie, perché la ricostruzione non ha finanziamenti adeguati. Sono 180 i comuni italiani commissariati per fallimento economico. I primi provvedimenti dei commissari riguardano la cancellazione del welfare, la vendita del patrimonio immobiliare, il licenziamento di personale. Con i tagli alla sanità sono stati soppressi numerosi presidi, le scuole chiudono, i servizi sociali non esistono più. Lo Stato chiude i battenti. Dal 1994, in cambio della cancellazione di ogni regola urbanistica, la cultura liberista aveva promesso un nuovo "rinascimento urbano". Sono state invece create immense periferie senza servizi e senza anima. La sovraproduzione edilizia ha provocato il crollo dei valori immobiliari, cosicché le famiglie italiane, già colpite dalla crisi economica e dalla disoccupazione, vedono scomparire i servizi sociali e il valore della propria abitazione. Povertà e insicurezza per tutti. Prefazione di Paolo Maddalena.
Passione civile e competenza giuridica si fondono in questo contributo alla riflessione sui beni comuni. Con rigore e lucidità, non perdendo mai di vista l'obiettivo di dare al suo lavoro massima concretezza, il giurista Paolo Maddalena pone il problema nel quadro sconcertante dell'attuale crisi, mettendo in luce come crisi ambientale e crisi finanziaria abbiano una causa comune: la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi. Come già diceva Roosevelt in una relazione al Congresso degli Stati Uniti nel 1938: "la libertà di una democrazia non è salda se il popolo tollera la crescita di un potere privato al punto che esso diventa più forte dello stesso Stato democratico". Di qui l'importanza di distinguere la proprietà comune o collettiva, che ha il suo fondamento nella "sovranità", dalla proprietà privata, che ha il suo fondamento nella "legge", ristabilendo un equilibrio che negli ultimi decenni di storia italiana è stato tutto sbilanciato a favore della proprietà privata. L'autore rileva con forza la precedenza storica della proprietà collettiva del territorio sulla proprietà privata e la prevalenza giuridica della prima sulla seconda, sancita dalla stessa Costituzione.
La plurisecolare vicenda degli usi politici di Machiavelli è continuata anche nel discorso pubblico più recente, laddove l'appropriazione del suo pensiero è servita a costruire la fortuna internazionale della cosiddetta Italian Theory - espressione, non priva di ambiguità, che riassumerebbe un presunto tratto comune della filosofia italiana, racchiudendo in un unico orizzonte Machiavelli e Gramsci fino all'operaismo e alla biopolitica. È proprio quest'ultima, invece, oggi, ad aver generato un terreno favorevole al diffondersi di quella postura antipolitica che è esattamente l'opposto della lezione del Segretario fiorentino. Ma alla lezione di Machiavelli può essere più sobriamente ricondotto quel filone di pensiero elitistico che ha accompagnato criticamente la via italiana alla democratizzazione - un altro Italian Style, potremmo dire, quello dei maestri del disincanto democratico: Salvemini, Bobbio, Miglio, Sartori, Pizzorno. È questo altro filo del pensiero politico italiano che Pier Paolo Portinaro ricostruisce nel volume.
Nel 1985, pochi mesi prima dell’approvazione della famosa legge Galasso sulla tutela del paesaggio italiano, il Parlamento approva la prima legge di condono edilizio proposta da uno degli ultimi governi di centrosinistra. Si disse che sarebbe stato il primo e l’ultimo. Dopo nove anni, nel 1994, il primo governo Berlusconi porta in approvazione il secondo condono edilizio. Anche allora si disse che sarebbe stato l’ultimo. Nel 2003 un altro condono proposto dalla stessa maggioranza. Finora sono tre le leggi di condono edilizio approvate dal Parlamento, e per quanto possa sembrare strano non è stato fornito all’opinione pubblica nessun rendiconto su quante domande siano state presentate, quanti edifici siano stati condonati, quanti ettari di terreno agricolo siano stati divorati dalle costruzioni, quale sia il bilancio economico delle tre leggi. Siamo un paese in cui lo Stato non ha la forza e l’autorità per far rispettare le leggi, a partire dai piani urbanistici, e cioè le regole che disegnano il futuro delle città. E la china rovinosa dell’Italia pare non arrestarsi: sembra che la cultura dell’abusivismo stia permeando le amministrazioni pubbliche. Dal primitivo abusivismo di «necessità», quello cioè di un paese povero che faticava a diventare moderno, siamo infatti passati all’iniziativa dello Stato stesso per cancellare ogni regola. Nel 2009 il governo Berlusconi annuncia il «piano casa» con cui si possono aumentare i volumi degli edifici a prescindere da qualsiasi regola urbanistica. Nello stesso periodo, per la preparazione Dei mondiali di nuoto e delG8 alla Maddalena, si sperimenta il modello di deroga persino rispetto alle regole paesaggistiche e di tutela dei corsi d’acqua. Fenomeni di questo tipo sono impensabili e sconosciuti in tutti gli altri paesi europei. Ed è urgente chiedersi quale sia il male oscuro che non permette all’Italia di divenire un paese in cui le regole sono rispettate.
Da Caruso a Pavarotti, da Mina a De Andrè, da Toscanini a Morricone, dalla Pausini ai talent show, la musica ha contribuito a plasmare un’idea di Italia che da tempo circola sotto l’egida del “made in Italy” e che in 150 anni ha intrecciato dialoghi con la cultura, i consumi e il tempo libero in modo tanto originale da conquistarsi il diritto di rappresentare il Bel Paese accanto ad altre apprezzate primizie come la cucina, la moda, i beni artistici e naturali. Sotto la superficie della popolarità si agita una musicalità diffusa che attraversa tutte le fasi della storia nazionale, dall’Italia contadina a quella operaia, dall’era industriale alla vocazione globale. Fra stereotipi e realtà, fra dilettantismo e professionismo, il libro ripercorre i momenti principali della storia musicale italiana nell’intreccio dei suoi generi (classica, lirica, canzone, rock, jazz, musica di tradizione orale, da ballo, per il cinema…), dei media (dal 78 giri all’I-Pod), delle industrie (editoria, discografia, radio e televisione), delle culture e sottoculture, delle istituzioni e degli eventi, dei luoghi pubblici e privati (circoli, teatri, caffè, discoteche) che hanno visto la nascita di fenomeni e decretato la morte di altri. La ricognizione a tutto campo tenta, in ultima analisi, di rispondere alla domanda se esista o meno uno specifico spazio culturale/mentale denominato “italianità in musica” e se questo trova piena corrispondenza nella dimensione storica in cui la “musica italiana” si è manifestata. A corredo del volume, un repertorio di immagini e appendici statistiche fa la gioia dei semplici curiosi e degli addetti ai lavori.
La configurazione urbanistica delle città è sempre stata determinata dalla struttura economica. Ciascuna di esse riceveva riconoscibilità dal contesto naturale, dalle caratteristiche delle produzioni che vi si svolgevano e dalla cultura individuale e collettiva che vi si esprimeva. La fase attuale di globalizzazione sta progressivamente cancellando le specificità. Le produzioni avvengono in ogni angolo del mondo e la struttura commerciale di tutte le aree urbane si sta rapidamente omologando. Nascono ovunque centri commerciali identici per forma e per offerta di beni di consumo. Le periferie si assomigliano sempre di più. Dalle periferie l'aggressione sta investendo i centri storici, e cioè quelle parti delle città in cui più elevata e preziosa era l'identità dei luoghi. Sottoposti a una pressione turistica senza precedenti, i centri antichi si orientano a soddisfare la domanda che ne consegue. Ed è così che artigiani e residenti scompaiono, sostituiti da negozi e megastore che potrebbero trovarsi in qualunque altro posto del mondo. Roma ha un centro storico unico, un luogo di grande fascino che traeva la sua caratteristica dall'equilibrio tra i ceti sociali che vi abitavano e il tessuto artigianale urbano. A Roma l'urbanistica è stata abbandonata: la "valorizzazione" dell'Ara Pacise e il parcheggio del Pincio sono solo gli aspetti più eclatanti dell'abbandono di una visione unitaria dei processi di trasformazione urbana. Di un'idea di città e del suo nucleo storico.
Il cibo, la sua produzione e il suo consumo, la percezione che se ne ha e l'utilizzo politico che se ne fa, è una grande sfida, forse la più grande del nostro mondo globalizzato. La globalizzazione ha definitivamente trasformato i sistemi agricoli e alimentari, cambiando profondamente lo scenario mondiale: mutano i protagonisti dei flussi commerciali, si trasformano le strategie che guidano le politiche degli Stati, si evolvono gli orientamenti e le scelte dei consumatori. È da questo passaggio denso di opportunità e di rischi che si deve partire per comprendere le grandi sfide che la contemporaneità pone ai sistemi alimentari. Questo libro affronta con uno sguardo di sintesi le questioni di scenario poste al centro dell'Expo, e percorre con lungimiranza ed equilibrio i nodi strategici dell'appuntamento milanese. Nei prossimi decenni, saremo di più e consumeremo enormemente di più, il che coinvolgerà inevitabilmente tutti. Bisognerà rispondere a una domanda crescente di cibo con soluzioni più sostenibili rispetto al passato, mentre la doppia incognita dell'adattamento dei processi produttivi ai cambiamenti climatici e della loro mitigazione porrà vincoli inediti ai sistemi produttivi. Prefazione di Matteo Renzi.
L'instabilità dei mercati delle materie prime agricole e i picchi dei prezzi alimentari, la crescita demografica e la modificazione delle diete a livello globale, le conseguenze del cambiamento climatico: sono tutti elementi che compongono uno scenario di nuova scarsità. Il cibo costerà di più per tutti, con un impatto che sarà più forte sulle fasce più povere della popolazione mondiale. I "segni del tempo" sono ovunque, il più clamoroso è l'esponenziale incremento della domanda internazionale di terra: paesi dotati di grande liquidità ma di scarse estensioni di superfici coltivabili, multinazionali agricole, agglomerati finanziari di diversa natura hanno iniziato ad acquisire o affittare milioni di ettari. Con quali conseguenze per gli equilibri economici e politici internazionali? Con quali effetti sul benessere di aree come l'Italia e l'Europa, coinvolte in questo movimento dalla sempre maggiore integrazione del mercato delle materie prime agricole nella finanza globale? La corsa alla terra delinea i contorni di un futuro in cui l'agricoltura sarà sempre di più un settore strategico e il controllo dei suoli fertili sarà sempre più cruciale per lo sviluppo delle nazioni. Questo volume, realizzato in presa diretta sugli avvenimenti che stanno sconvolgendo l'equilibrio alimentare mondiale, con il contributo di studiosi, politici ed esperti di diverse estrazioni, parla proprio di questo: del nuovo scenario, delle sfide che pone, delle iniziative praticabili per affrontarle