A partire dal secolo XII i giuristi interpretano i testi della compilazione giustinianea e delle raccolte canonistiche definendo categorie razionali entro le quali leggono in maniera ordinata i numerosi rapporti intersoggettivi della prassi. Una lettura che consente l'incontro tra la normativa dell'ordinamento particolare in cui quei rapporti sono nati e l'interpretazione dottrinaria della categoria razionale nella quale sono collocati. Questa impostazione, che lega il diritto alla prassi, la dottrina al foro, il diritto romano-canonico ai diritti particolari, si afferma e si sviluppa nel Medioevo in Italia; in età moderna passa in altre regioni del Continente europeo, in ciascuna delle quali assume coloriture proprie, e si arricchisce del contributo dei tribunali supremi istituiti in molti Stati. E' questo il diritto dei giuristi che segna la storia giuridica fino alla Rivoluzione francese, quando viene sostituito dal diritto della legge.