Era l'estate 2006 e in quell'occasione si resero necessarie ricerche di vario genere, dalle testimonianze orali delle donne anziane, al reperimento di vecchi oggetti della vita quotidiana come conche e catini, all'individuazione di ambienti altrettanto necessari quali la cucina di una volta, il lavatoio, l'aia. Il secondo capitolo riguarda il mestiere delle lavandaie, si sofferma sulla fatica delle donne che lavavano i panni per le famiglie facoltose della città di Lucca, riportando ricordi di un tempo e mantenendo il punto di vista dei protagonisti; l'ambito cronologico rimane compreso tra la prima metà del Novecento e, attraverso alcuni documenti dell'Archivio di Stato di Lucca, l'inizio dell'Ottocento. Il terzo, ispirato a una frase di Domenico Cavalca, scrittore italiano del XIV secolo, "La madre era ita a lavare i panni a prezzo", è più specifico, dedicato ad un'indagine che riguarda espressioni linguistiche, letterarie e comuni, legate alle operazioni di lavaggio della biancheria e alle figure che vi erano coinvolte.