
Fare marketing oggi, tra la crisi economica e i ritmi incalzanti dell'innovazione, significa riuscire a trovare un giusto equilibrio tra tradizione e cambiamento, razionalità ed emotività, metodicità e creatività. Significa offrire alla clientela esperienze dove siano coniugati i vantaggi della standardizzazione (leggasi costi) con quelli della personalizzazione (leggasi qualità percepita nella customer experience), in una "quadratura del cerchio" capace di "dare di più a meno e meglio". Questa nuova edizione, ampiamente aggiornata, di Marketing in Italia propone una visione a 360° gradi del fare marketing, ribadendo i fondamentali storici, da un lato, e proponendo le più recenti impostazioni, dall'altro. Avvicina dunque teoria e pratica, specializzazione e integrazione, globalità e localismo, quantità e qualità, umanità e tecnologia, in una miscela che ci auguriamo possa dare il giusto propellente a chi si deve lanciare nell'arena della competizione con l'energia dei giovani e la saggezza degli adulti.
Il benessere degli insegnanti è un argomento di grande attualità nella cultura scolastica. La psicologia dell'educazione, quella sociale e del lavoro non possono più prescindere da questo tema quando si occupano tanto di qualità dell'insegnamento quanto di qualità dell'apprendimento. "Star bene a scuola" è la lente attraverso cui analizzare e riflettere sulla formazione degli insegnanti al fine di offrire loro strumenti e strategie per migliorare e creare le risorse con cui affrontare le difficoltà legate alla propria professione. Centrali, in questa prospettiva, sono il senso di auto-efficacia e la stima di sé, le relazioni professionali con colleghi e superiori, il benessere organizzativo, la salute fisica e il rischio di burnout. Il volume è il frutto di una ricerca condotta dall'Osservatorio Nazionale Salute e Benessere dell'Insegnante (ONSBI), composto da studiosi e professionisti di diverse realtà formative e di ricerca (Università LUMSA di Roma, Università Milano-Bicocca, Università Federico II di Napoli, Associazione Nazionale Presidi e Consorzio Interuniversitario Humanitas di Roma). I contributi presenti hanno origine dalle riflessioni e dalle analisi sui dati raccolti grazie alla somministrazione di circa 1.500 questionari a insegnanti di ogni ordine e grado su tutto il territorio nazionale.
Che rapporto c'è tra media education e formazione? Nella "società dell'informazione" la media education è la formazione. Chi si occupa di media education non può prescindere da competenze specifiche di progettazione formativa e chi si occupa di progettazione formativa non può che trarre giovamento da specifiche competenze di media education, se vuole proporre interventi formativi solidamente ancorati alle modalità odierne di diffusione del sapere. Nato da un lungo lavoro di équipe e da una pluriennale esperienza sul campo, il volume cerca di accompagnare il media educator - insegnante, educatore, formatore - in tutti quei momenti che si svolgono "dietro le quinte" e che rendono possibile (ed efficace) il suo intervento in aula: progettazione, ricerca dei finanziamenti, monitoraggio, valutazione e documentazione degli interventi. Partendo dal presupposto che non vi è nulla di più pratico di una buona teoria, i modelli proposti intendono sia guidare il principiante a sviluppare progetti non improvvisati ed estemporanei, sia offrire all'esperto una base teorica con cui analizzare e rielaborare la propria esperienza sul campo, attivando un processo di riflessione virtuosa e crescita professionale.
Da un punto di vista psicodinamico, la realtà psichica è un oggetto di studio complesso che, per via delle sue caratteristiche di unicità, irripetibilità, trasformabilità, obbliga il clinico a dotarsi di un equipaggiamento del tutto speciale: un atteggiamento mentale mobile rivolto costantemente all'altro privilegiando la dimensione relazionale; la scelta di metodi e tecniche molteplici e rispettosi dell'unicità dell'altro; il riferirsi ad una teoria della mente che non si avvale di dati puramente empirici o pragmatici, che va oltre la separazione tra normalità e patologia, che riconosce le peculiarità del funzionamento psichico individuandone fragilità e punti di forza e che infine poggia sull'idea che il sapere sulla mente è incompiuto. Gli autori partono da questi assunti e propongono ai lettori (studenti di psicologia ma anche specialisti che desiderano un aggiornamento puntuale e rapido su metodiche e contesti valutativi particolarmente attuali) un manuale che, rifondando l'impianto epistemologico della psicodiagnostica, articola, la diagnosi con la psicopatologia mediante l'uso di tecniche su misura per le esigenze delle persone.
Fondamentale è individuare prima dei tre anni le eventuali difficoltà di linguaggio del bambino. A volte, sono gli stessi genitori a chiedersi (o a chiedere) se il proprio figlio di 18-24 mesi stia iniziando a parlare in modo adeguato e/o se possono fare qualcosa per aiutarlo. Anche se la diagnosi di "difficoltà di linguaggio" si può fare dopo i tre anni, ciò non vuol dire che non si possano potenziare le abilità linguistiche e cognitive precoci. Purtroppo a volte la politica dell'"aspettare e vedere", suggerita per i bambini che parlano male ma sono intelligenti e vivaci, non è sempre la scelta giusta e comporta dei rischi le cui conseguenze si osservano più tardi. Un intervento preventivo può attutire l'iniziale difficoltà e/o interrompere processi a catena, mediante attività specifiche che il bambino potrà svolgere a casa o con lo specialista. Questo testo, pensato e scritto per psicologi dello sviluppo, neuropsichiatri infantili, logopedisti e clinici, non solo approfondisce gli aspetti teorici relativi al primo sviluppo comunicativo-linguistico, ai correlati socio-cognitivi e al ruolo degli indici predittivi per l'emergere delle prime abilità verbali. Ma accompagna anche il lettore, in modo semplice e esaustivo, nei necessari passi applicativi.
La Scuola tende oggi a presentarsi sempre più come un semplice servizio consegnato agli interessi individuali. Essa corre così il rischio di perdere la sua legittimazione collettiva. Philippe Meirieu parte da questa semplice constatazione per proporre una vera e propria rinascita della Scuola che faccia di essa un'Istituzione capace di contribuire alla costruzione di un'autentica democrazia. L'autore non si limita però ad enunciare le finalità della Scuola. Fondandosi sulla sua pluriennale esperienza di insegnamento e di formazione, ha scritto un vero e proprio manuale di pedagogia praticata, in cui si analizzano i principi fondatori dell'istituzione Scuola (parte prima), le tensioni costitutive della professione di insegnante (parte seconda) e gli strumenti pedagogici per la pratica didattica in classe (parte terza). Il volume è rivolto prima di tutto agli insegnanti in servizio e in formazione iniziale. Ad essi offre spunti di lavoro, orientamenti di metodo e preziosi riferimenti al patrimonio pedagogico. È rivolto anche ai formatori e ai consulenti, per i quali può costituire un prezioso strumento di lavoro grazie alla presenza di schede e proposte di attività con i docenti. Non un libro operativo come ce ne sono tanti, ma un prezioso documento frutto della profonda riflessione e dell'esperienza di uno dei più importanti pedagogisti francesi.
Questo testo nasce dall'esperienza decennale dell'hospice "La Valle del Sole" dell'Ospedale S.Maria di Borgo Val di Taro (Parma) e intende fornire una serie di contenuti e strumenti relativi alla cura dei malati inguaribili e al lavoro sanitario nell'ambito delle cure palliative. A fianco del racconto di esperienze e vissuti degli operatori sanitari che si occupano di queste cure, vengono presentati strumenti, tecniche e metodi derivanti dal lavoro clinico e dalla ricerca in questo campo. Vengono inoltre approfonditi contenuti medico-sanitari, quali l'accoglienza del malato e dei familiari, il supporto al lutto, la comunicazione malato-operatori sanitari, la relazione di cura, l'etica medica, l'integrazione tra ospedale e territorio, la collaborazione tra operatori professionali e volontari, il lavoro in equipe interdisciplinare e la supervisione del gruppo di lavoro. Il testo è rivolto sia agli operatori sanitari - infermieri, medici di medicina generale, medici specialisti, operatori sociosanitari, psicologi e psicoterapeuti - che si occupano di cure palliative e di relazione di cura con malati gravi, cronici e inguaribili, sia agli studenti e agli specializzandi che si formano in queste professioni.
"Il Primo vocabolario del bambino-PVB" (adattamento italiano del "MacArthur-Bates Communicative Development Inventory-CDI"), è un questionario per i genitori di bambini fra 8 e 36 mesi. Diffuso in Italia già da diversi anni, è molto utilizzato per lo studio e la valutazione della comunicazione e del linguaggio in bambini con sviluppo tipico e atipico. In questo volume, indirizzato a neuropsichiatri infantili, psicologi, logopedisti, terapisti e pediatri, sono presentati i nuovi dati normativi relativi alla versione originale (Forma lunga) della scheda "Parole e Frasi", e quelli relativi ad un nuovo strumento, la Forma breve della stessa scheda, particolarmente adatta in progetti di screening per l'individuazione di bambini a rischio per problemi di comunicazione e/o linguaggio. Il libro ripercorre le tappe principali dell'acquisizione del linguaggio, le differenze individuali e gli indici di rischio. Queste conoscenze sono la base per comprendere la costruzione dello strumento e le sue finalità, facilitando così l'interpretazione dei dati normativi. I questionari, le figure, le tabelle relative ai valori normativi e la scheda di sintesi del profilo del bambino sono anche reperibili sul sito dell'editore.
Questo volume testimonia la continuità dell'impegno culturale, educativo e di ricerca della Fondazione Lavoroperlapersona. La riflessione di taglio interdisciplinare e a più voci si sviluppa attorno all'idea che - di generazione in generazione - si formano, si aggiustano e si tramandano teorie e pratiche dell'Accoglienza. Dove le prime - le teorie - propongono un quadro concettuale per comprendere e interpretare le seconde - le pratiche - ossia le progettualità e i comportamenti che si sviluppano nel tempo consentendo il vivere sociale e il progresso dell'umanità. Il testo propone risorse per approfondire le teorie, ma anche materiali e narrazioni per visualizzare le pratiche che prendono forma nella realtà. Al centro del lavoro c'è l'analisi di alcuni temi che l'accoglienza pone nel nostro tempo, tutte declinate nella prospettiva dei legami tra le generazioni. L'accoglienza è proposta così come: tessuto culturale delle sapienze di tutti i tempi; costruzione di forme di cittadinanza e impegno civile che, includendo e formando alla convivenza, allontanano la minaccia di conflitti vecchi e nuovi; strumento di dialogo tra generazioni che si succedono non per trattenere ma per restituire; categoria per far dialogare persone, generazioni e tecnologia; occasione per ri-generare luoghi e territori, imprese e ambienti di lavoro.
Le guerre costituiscono un tema che non è certo di pertinenza esclusiva degli studi sociologici. Tuttavia non si può negare che costituiscano un grande problema per la sociologia, sia in quanto forma esacerbata del conflitto collettivo, sia perché segnano potentemente i destini di individui e intere società, agendo come fattore di cambiamento a livello nazionale e sovranazionale. Ma il rapporto tra le società e le guerre è a due vie e la lettura sociologica ha permesso anche di attraversare in profondità i processi che hanno cambiato il volto della guerra e fatto emergere nuove forme, nuovi attori, nuove barbarie. Nel tentativo di fare luce sulla complessità di queste dinamiche, il volume raccoglie saggi di studiosi italiani e stranieri che affrontano il fenomeno sociale della guerra e riflettono criticamente sulla molteplicità delle dimensioni che essa abbraccia nello scenario storico del XX e del XXI secolo. Il discorso sociologico sulla Grande guerra, avviato dai classici, costituisce un tratto importante del dibattito sulla modernità e offre elementi per discutere il ruolo della teoria sociologica nell'analisi delle guerre e delle situazioni sociali ad esse correlate. Altrettanto ricca e interessante è la ricerca del significato delle crisi e dei conflitti contemporanei generati da gruppi non statali e dai movimenti che agitano il nostro mondo.
L'approccio cognitivista descrive la mente come un sistema di scopi e conoscenze che regolano sia le reazioni emotive, sia l'attività mentale, sia la condotta individuale. Così, anche i sintomi psicopatologici, nella maggior parte dei casi, possono essere considerati espressione di attività finalizzate al raggiungimento di un obiettivo, al pari di qualsiasi altra attività. Il manuale riunisce i contributi di psicoterapeuti che da anni si occupano di psicopatologia infantile e utilizzano l'approccio cognitivo comportamentale nella formulazione del caso e nella pianificazione dell'intervento. Gli autori considerano anche eventuali spiegazioni legate all'espressione di un danno neurale o alla conseguenza di un deficit cognitivo e fondano il proprio intervento su alcuni punti salienti: la consapevolezza che le difficoltà psicopatologiche dell'infanzia e dell'adolescenza debbano essere inquadrate in una prospettiva temporale comprendente la fase di sviluppo che il soggetto sta attraversando e il percorso evolutivo del processo psicopatologico; l'importanza dell'individuazione dei meccanismi di mantenimento ovvero di quei processi ricorsivi di aggravamento e di cronicizzazione della sofferenza psicopatologica; la rilevanza che assumono le esperienze di attaccamento e la storia di vita del soggetto, elementi utili a comprendere i fattori di vulnerabilità individuale; il coinvolgimento dei genitori nel processo terapeutico e l'importanza dell'intervento su più setting contemporaneamente.
Puntare sul Diversity Management significa, per un'organizzazione, promuovere strategie di reclutamento e gestione delle risorse umane che mirano alla valorizzazione delle diversità (di genere, origine etnica, età, abilità fisiche, orientamento sessuale, identità di genere). L'ipotesi che sta alla base del Diversity Management è che una gestione della forza lavoro centrata sull'inclusione e sulla promozione della diversità offra ad aziende e amministrazioni pubbliche una serie di vantaggi competitivi: incentivo al cambiamento, valorizzazione dei talenti, spinta a trovare soluzioni innovative, capacità di rispondere all'eterogeneità di clienti e mercati, aumento del commitment dei dipendenti, valorizzazione dei background formativi e di esperienza, creazione di un ambiente di lavoro più armonioso. Nella prospettiva del Diversity Management, infatti, promuovere la diversità è un modo per creare un ambiente di lavoro più inclusivo e al tempo stesso aumentare la competitività dell'impresa, collegando le performance aziendali con questioni di giustizia sociale. Il volume indaga - da un punto di vista storico, economico e sociale - la traiettoria americana, europea e italiana del Diversity Management, e si conclude con una rassegna delle buone pratiche nelle amministrazioni pubbliche europee e nelle public utilities europee.