
La tematica della socializzazione economica desta ancora scarso interesse all'interno della riflessione sociologica. Cosa sanno bambini/e e ragazzi/e di denaro ed economia? Come acquisiscono tali conoscenze? I processi di socializzazione economica variano tra generi e generazioni? E quale contributo può offrire l'educazione al denaro ai processi di transizione verso l'età adulta in termini di decostruzione degli stereotipi di genere e orientamento ad una gestione critica e re-sponsabile delle risorse monetarie? Rispondere a tali domande è oggi una questione cruciale: ragazzi e ragazze, infatti, possono accedere a - e al contempo desiderano, chiedono, pretendono, negoziano - una quantità di denaro che è indiscutibilmente superiore a quella di cui disponevano i coetanei delle generazioni precedenti. La progressiva dematerializzazione della moneta, inoltre, non ha reso il denaro meno potente e meno influente; al contrario, divenendo più astratto sul piano simbolico, ha acquistato maggiori capacità invasive nei confronti della vita sociale. Il presente volume vuole aiutare, attraverso un fecondo intreccio di riflessioni provenienti dal mondo economico, psicologico, sociologico (di taglio quantitativo e qualitativo) alla comprensione di caratteristiche, peculiarità, tensioni dei processi di socializzazione economica.
Come si attua un piano di relazioni pubbliche? È utile definire una metodologia per una disciplina che vive nel pieno della contemporaneità - dove si incrociano il mondo dell'economia, della politica e dell'informazione - e che rischia, da una parte, di uccidere ogni creatività e, dall'altra, di imbrigliarla in modo rigido e schematico? La risposta è sì. Non solo è utile, è indispensabile. Per uscire dal pressapochismo; per dare credibilità e spessore manageriale alla professione; per imparare a misurare i risultati; per istituzionalizzare le relazioni pubbliche come elemento strategico e farle diventare una pratica costante e accettata dalle organizzazioni, siano esse pubbliche o private, profit o non profit. Nel tentativo di raggiungere questi obiettivi il libro vuole innanzitutto proporre una griglia metodologica per gestire in maniera sistemica e processuale le diverse fasi nelle quali si articola un corretto ed efficace piano di comunicazione. In secondo luogo, intende contribuire a definire il ruolo manageriale e strategico della professione che si declina nel governo dei sistemi di relazioni all'interno dei quali ogni impresa/organizzazione si trova ad operare e che richiede l'applicazione di strumenti di pianificazione, gestione, controllo, misurazione e valutazione dei risultati. Un terzo obiettivo è quello di presentare la metodologia proposta attraverso otto case history relative ad alcune delle migliori best practices oggi presenti nel nostro Paese.
A dieci anni di distanza dalla prima edizione, Laura Borgogni ripropone questo volume in una versione aggiornata, affrontando la tematica della valutazione nelle organizzazioni da una prospettiva più ampia. Gli interrogativi di oggi appaiono più complessi e diversificati rispetto a quelli di ieri. Gli scenari organizzativi e di mercato si sono trasformati ed è cambiata la prospettiva con cui si guarda alla valutazione, sebbene alcuni nodi problematici restano molto attuali. La valutazione è oggi cruciale per il peso attribuito al capitale umano, e dunque al riconoscimento e alla valorizzazione dei talenti, ma assume significato solo se riconciliata con la gestione delle persone e capace di muoversi verso un processo di sviluppo scandito dalla dinamica delle relazioni nei contesti lavorativi. L'obiettivo del libro è duplice: da un lato, proporre un inquadramento generale sul tema, sottolineandone le implicazioni sul piano gestionale; e, dall'altro, presentare una rassegna dei più recenti strumenti e metodi di rilevazione, richiamando la necessità di un loro impiego consapevole e più attento alla validità. I temi innovativi del volume: l'aggiornamento sul goal setting, un sistema di gestione per obiettivi inteso come leva motivazionale, i modelli di competenze in un'ottica inedita, il coaching, il feedback a 360°, il "potenziale" riconsiderato, la ricerca empirica sugli strumenti e una rassegna sullo stato dell'arte a livello internazionale.
Che cos'è la psicologia
(Cosa studia la psicologia; Le origini della psicologia; Gli orientamenti teorici in psicologia; I settori della psicologia; La psicologia nelle scienze dell'educazione; La situazione di complessità dell'attuale psicologia; I metodi della ricerca in psicologia; Il metodo sperimentale; Il metodo descrittivo; Il metodo correlazionale; La correlazione tra la ricerca di identità e la ricerca di senso nell'adolescenza; Il metodo clinico; Un test strutturato e un test proiettivo; Il metodo della ricerca-intervento; L'educativa di strada; Il metodo sistemico-relazionale; Verso una circolarità; Questioni di etica nella ricerca; Per l'approfondimento)
I processi dinamici
(La psicologia dinamica; La soggettività della motivazione; La dimensione proattiva; Le forze delle aspettative; Le emozioni, tonalità affettiva delle motivazioni; Un lungo pregiudizio sulle emozioni; Le emozioni, stati disposizionali; L'inconsapevolezza dei motivi; La condotta pre-riflessiva; La coscienza in psicologia; Il peso delle decisioni; Quando la buona volontà non basta; I livelli del comportamento motivato; Per l'approfondimento)
Sistemi motivazionali
(Tra natura e cultura; La classificazione delle motivazioni; Tre sistemi motivazionali essenziali; La fame. Un esempio di motivo fisiologico; Il disturbo dell'anoressia nervosa; I motivi prosociali; Il disturbo d'ansia di separazione nei bambini; Quando una relazione aiuta a crescere; I motivi di sviluppo di sé; La posizione di nascita del bambino rispetto ai suoi fratelli; Per l'approfondimento)
Il processo emotivo
(Complessità delle emozioni; La teoria periferica e la teoria centrale delle emozioni; La teoria dell'attivazione e la teoria cognitivo-attivazionale; Le teorie dell'appraisal; La teoria psicoevoluzionista; Il processo emotivo secondo il modello di scherer; La valutazione della situazione; L'attivazione dell'organismo; L'espressione delle emozioni; L'intelligenza emotiva; Per l'approfondimento)
La fragilità della mente
(La capacità di adattamento; Modelli di conflitto; Conflitti di ruolo; Compiti evolutivi; L'ansia; Il "difetto di base"; La frustrazione; Educarsi a fronteggiare lo stress; Il concetto di normalità; Distinzione tra disagio e disturbo; Perché ci ammaliamo?; Una via per la guarigione: le psicoterapie; Le relazioni di aiuto; Per l'approfondimento)
Verso il benessere mentale
(Il nuovo concetto di salute; Tra normalità e patologia; Il benessere. Rimanere all'interno delle proprie possibilità; Alcuni indicatori positivi della salute; La conoscenza e l'accettazione di sé; La capacità di risolvere i problemi; La capacità relazionale; Il controllo emotivo; L'autostima e l'immagine di sé; Le difese; La sublimazione; La razionalizzazione; La proiezione; Lo spostamento; La costruzione del capro espiatorio; La formazione reattiva; L'identificazione e l'introiezione; La regressione e la fissazione; Per l'approfondimento)
La personalità
(Per una definizione; Da un punto di vista strutturale; Da un punto di vista dinamico; I fattori determinanti; La maturazione; L'adolescenza, l'identità e la personalità; La personalità nell'arco della vita; Per l'approfondimento)
Modelli teorici in psicologia dinamica
(È ancora attuale Freud?; Alle origini della psicoanalisi; La rimozione e la scoperta della nevrosi; Il desiderio sessuale; L'inconscio e le altre dimensioni della psiche; Il metodo della psicoanalisi; La psicologia analitica di Jung; La psicologia dell'Io; La teoria delle relazioni oggettuali; Il modello interpersonale; La psicologia del Sé; Il modello sistemico-relazionale; La psicologia umanistica di Rogers;
Questa Storia del pensiero organizzativo si è ormai imposta da molti anni come il più importante testo italiano sull'argomento. Adesso esce in una nuova edizione che aggiorna e completa l'importante trattazione critica di tutta la materia. Questa viene articolata in tre grandi questioni: industriale, burocratica e organizzativa. La questione industriale, definita dagli assi portanti tecnologia e consenso, si apre con una lettura storicizzata di Taylor, prosegue con il dibattito sul superamento del taylorismo e la pluralità delle forme industriali, fino ai problemi posti oggi dalla flessibilità e dalla "scoperta" occidentale del Modello Giapponese. La questione burocratica, definita dagli assi funzioni delle norme e strategie dei soggetti, inizia con il "tipo ideale" proposto da Weber e prosegue con il dibattito post-weberiano fino ai più recenti orientamenti sulle possibilità e i limiti di un'organizzazione post-burocratica del lavoro nelle aziende. La questione organizzativa, definita dagli assi decisioni e risorse, sottolinea la portata rivoluzionaria del modello di Simon sulla razionalità limitata ed esamina gli sviluppi successivi fino agli approcci culturalisti, all'economia dei costi di transazione, all'approccio ecologico alle popolazioni organizzative, alla scuola neo istituzionale e alla cosiddetta sociologia della traslazione.
L'educazione interculturale non ha un compito facile né di breve periodo: non essendo semplicemente una nuova materia che si aggiunga alle altre, ma un punto di vista, un'ottica diversa con cui guardare alle discipline attualmente insegnate, essa implica una revisione dei saperi insegnati nella scuola. Se l'origine dell'educazione interculturale va dunque rintracciata nello sviluppo dei fenomeni migratori, essa ha tuttavia lentamente abbandonato il terreno dell'educazione speciale rivolta ad un gruppo sociale specifico per diventare un approccio pedagogico innovatore volto alla rifondazione del curriculum in generale. Il volume costituisce un importante e innovativo tentativo di compiere quel delicato ma difficile passaggio dalla pedagogia alla didattica interculturale delle discipline e dei saperi. Tale percorso implica la revisione, la rivisitazione e la rifondazione dell'asse formativo della scuola che non deve più mirare alla formazione del cittadino italiano, ma alla formazione di un cittadino del mondo, che vive e agisce in un mondo interdipendente. Il volume si rivolge a quanti operano a vario titolo nel mondo della scuola e dell'educazione, in particolare agli insegnanti in formazione e in servizio e agli studenti universitari.
Questo volume, un vero e proprio manuale professionale per dimensioni e struttura, si propone come strumento indispensabile per tutti quegli operatori - terapisti, logopedisti, ortottisti, psicologi, neurologi, pediatri - che hanno a che fare con il problema della riabilitazione delle funzioni corticali o complesse, specificatamente nell'età evolutiva. Di fronte alla frequente lamentata mancanza di scritti riferiti alla riabilitazione in età evolutiva, Giorgio e Letizia Sabbadini propongono dapprima una esauriente introduzione teorica, cui fanno seguire subito dopo ampie esemplificazioni cliniche ed esperienze concrete di terapia. Ricco di foto e schemi illustrativi, il volume propone dunque giochi ed esercizi da eseguire con il bambino. Ma non pretende di essere completo. Non tratta, ad esempio, tutti gli argomenti di neuropsicologia dell'età evolutiva. Pretende invece di essere una proposta sul piano metodologico e di costituire una base su cui costruire altre proposte di interventi terapeutici.
La società all'interno della quale il singolo individuo è inserito mostra caratteristiche particolari che orientano, determinano e vincolano non solo le azioni individuali ma anche l'agire collettivo: è la società anomica, del rischio, la modernità liquida a influenzare la stessa azione dei policy makers. La comunità locale oggi più che mai deve confrontarsi con la realtà globale: l'implementazione delle politiche sociali deve realizzarsi in prospettiva "glocale" in grado cioè di salvaguardare le specificità locali e di considerare allo stesso tempo le caratteristiche globali. La cittadinanza che ne deriva, pertanto, non è più solo quella nazionale ma anche europea e cosmopolita: essa non può essere fondata solo sull'identità nazionale di un popolo ma deve essere incentrata, secondo il monito "habermasiano", sulla partecipazione oltre che sull'appartenenza. Per poter realizzare ciò occorre pianificare seguendo queste logiche d'oltre confine: il punto di partenza è rappresentato proprio dagli stessi documenti e strumenti operativi di cui dispone l'Unione Europea. La comparazione tra i molteplici modelli di welfare esistenti nei diversi stati, da un lato sarà funzionale al graduale passaggio dal deficit model all'empowering model e dall'altro mostrerà quanto veritiero possa essere, soprattutto dopo l'allargamento ad est, il motto europeo: "unità nella diversità".
L'Employer branding è una "strategia finalizzata a creare un'immagine aziendale coerente con l'identità dell'impresa come employer (luogo di lavoro), in sintonia con il target di riferimento e ben distinta da quella dei competitor, attraverso la quale attrarre e fidelizzare le persone di talento" (Eugenio Amendola, 2007) Questa efficace ed esaustiva definizione del termine employer branding viene ripercorsa nel presente libro attraverso l'analisi del processo sottostante (analisi del target, posizionamento, creazione del messaggio, scelta dei canali e monitoraggio) e proponendo alcuni spunti di rivisitazione/critica del modello fino ad oggi utilizzato dalle aziende. Inoltre, viene presentato un metodo operativo che è stato sperimentato negli ultimi anni per definire l'identità d'impresa come employer e fornire contestualmente idee e strumenti di comunicazione oltre ad una ricerca sui fattori di attrazione che ha visto coinvolti sia un target di studenti che un target di neoassunti e personale nell'area risorse umane di diverse imprese italiane e multinazionali. Infine il libro si chiude con alcune best practice di grandi aziende che hanno lavorato negli ultimi anni su progetti di employer branding innovativi.
La crescita nella differenziazione che ha attraversato la modernità fra le speranze e le delusioni degli osservatori sociali classici, è andata oltre le previsioni e richiede oggi un ripensamento, a partire dalla scelta di declinare al plurale lo stesso concetto di differenza ed ancorarlo alle persone che la esprimono. Differenze di culture, di genere, di opinioni, di ideologie, di livelli di sviluppo, ed altre ancora, sono connesse ad una complessità crescente e ad una separazione-mescolanza di elementi che convivono negli stessi contesti di vita collettiva nonché nelle biografie individuali. Nel dibattito contemporaneo il rilievo assunto dai processi di differenziazione ha favorito varie prospettive che si incontrano nel riconoscere la forte commistione fra le caratteristiche dei contesti sociali dell'era globale, le problematiche poste dalla diversità culturale e dal pluralismo politico delle democrazie occidentali e le rappresentazioni offerte dai media, che concorrono a definire le nostre immagini collettive nonché il modo di rapportarsi all'altro. Inserendosi in questa problematica, il presente lavoro intende proporre una chiave di lettura della multidimensionalità del fenomeno ed un'indagine sul campo tesa ad evidenziare l'immagine della differenza proposta dalla stampa quotidiana italiana.
Con questo terzo volume si conclude la prima parte di un'ampia e non ancora ultimata ricerca collettiva (coordinata dalla Cattedra di Storia delle relazioni internazionali della Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Napoli Federico II) volta a ricostruire alcuni poco conosciuti aspetti e momenti della politica mediterranea nel secondo dopoguerra. Gli autori dei saggi qui pubblicati fanno parte di un affiatato e stabile gruppo di lavoro, nel quale esperti ricercatori di già comprovata esperienza e riconosciuta professionalità, per scelta condivisa, sono affiancati da giovani promettenti studiosi che incominciano a muovere i loro primi passi nel mondo della ricerca scientifica. Sulla base di minuziose e approfondite indagini dirette in archivi in larga parte inesplorati, gli autori di questo volume dimostrano con estrema chiarezza come l'Italia, nei limiti delle sue possibilità, fosse realmente in grado di svolgere in maniera concreta quella funzione di "ponte" fra Occidente e Oriente arabo, che da tempo la nostra diplomazia rivendicava nelle varie sedi internazionali.