La tendenza a lungo prevalente nella storiografia occidentale è stata quella di leggere gli ordinamenti giuridici del passato come se avessero natura uguale a quella dei contemporanei, attribuendo alle difficoltà del momento storico le evidenti differenze tra i due periodi e considerandole scorie marginali che, se impedivano agli ordinamenti medesimi di presentare la nitidezza e la chiarezza raggiunte a partire dall'Ottocento, non ne intaccavano comunque la sostanza. Ne consegue che la loro vicenda storica è stata esaminata non già a partire dall'analisi della realtà da cui avevano avuto origine, bensì, all'opposto, da quella che si era affermata dopo di loro. Un'impostazione quanto mai singolare, che trova la sua spiegazione soltanto nella volontà della cultura dei secoli XIX e XX di legittimare le profonde innovazioni giuridiche e istituzionali vissute dalla loro età rispetto all'antico regime presentandole come il naturale esito di un processo storico lungo e accidentato, ma omogeneo. Questo volume segue una diversa impostazione, che mira ad aderire maggiormente alla concretezza e alla pluralità delle diverse esperienze storiche e istituzionali e muove da una convinzione: l'evoluzione degli ordinamenti giuridici europei di età moderna può comprendersi in maniera corretta soltanto se si prendono le mosse dalla realtà medievale. Premessa di Natalino Irti.
Una nuova edizione del libro di Mario Moiraghi su san Galgano e il mistero legato alla spada nella roccia ancora oggi visibile nella cappella di Montesiepi. Il volume si arricchisce di una sezione dedicata alle analisi commissionate dalla rivista “Focus” ed effettuate dal dipartimento di Geologia dell’Università di Padova. Le indagini, coordinate dal prof. Luigi Garlaschelli, chimico dell’Università di Pavia e membro del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale), hanno potuto determinare nuovi elementi di analisi in merito alla datazione della spada e della Rotonda, nei suoi differenti corpi di fabbrica, ed esaminare la reliquia del cranio del Santo conservata nella chiesa. Un nuovo interessante tassello che completa l’appassionante mosaico iniziato con la prima edizione.
Il volume, attingendo alla millenaria esperienza storico-culturale della civiltà romana, presenta i tratti caratterizzanti due cruciali concettualizzazioni giuridiche, libertas e civitas, che sono da ritenere senza dubbio fondanti delle successive e multiformi istituzioni civiche e politiche dell'Occidente. Nella convinzione che da una più consapevole visione diacronica traggano forza valori giuridici permanenti e perciò 'contemporanei', sono altresì oggetto di più ravvicinata analisi, per un verso, l'equilibrio storicamente realizzatosi tra sovraordinata preminenza politica di Roma repubblicana e spazi di libertas propri di molte comunità delle province, per altro verso, l'ardita costruzione giuridica per cui il principio di esclusività della civitas Romana, saldo fino al Principato, non precluse l'armonica integrazione tra la communis patria iuris da essa espressa e i valori particolaristici della patria naturae o loci dei cives nativi dei municipia sparsi nella penisola.
È possibile raggiungere la pienezza del “divino” solo nella misura in cui ci impegniamo a conseguire la pienezza dell’”umano”; possiamo arrivare a essere “più divini” solo diventando “più umani”. Questa proposta deve invadere ed impregnare tutta la vita e l’attività della Chiesa: la sua teologia, il suo sistema organizzativo, la sua morale, le sue leggi, la sua presenza nella società e soprattutto nella vita e nella spiritualità dei cristiani.
È una proposta che deriva dal centro stesso della fede cristiana: il Dio del cristianesimo è il “Dio incarnato”. Cioè il “Dio umanizzato” che si è fatto conoscere in un essere umano, Gesù di Nazareth. Ma nella storia del cristianesimo di fatto l’umanità di Gesù e le sue conseguenze sono state più difficili da accettare della divinità di Cristo. Questa difficoltà porta direttamente a dover affrontare questa domanda: chi occupa realmente il centro della vita della Chiesa, Gesù ed il suo Vangelo o san Paolo e la sua teologia? Non si tratta della vecchia questione su chi abbia fondato la Chiesa. La Chiesa ha la sua origine in Gesù. La Chiesa ha quindi il suo centro in Gesù, il Messia, il Signore, il Figlio di Dio. Ma, detto ciò, non si può schivare quest’urgente domanda.
A partire da questa si materializzano altri interrogativi: da dove e da chi si sono presi i grandi temi che si propongono e si spiegano nella teologia cattolica? Su cosa o come si giustificano il culto, i riti e in generale la liturgia che si celebra nei nostri templi? A partire da chi e da quali argomenti si legittima il modo di governare che si esercita nella Chiesa? Quale modalità di presenza deve avere la Chiesa? Perché il cristianesimo appare più come una religione e molto meno come la presenza del Vangelo di Gesù nel nostro mondo? Finché la Chiesa non affronta queste questioni e dà loro la dovuta risposta, non potrà recuperare la sua identità e compiere la sua missione nel mondo.
L'autrice - cofondatrice assieme a Mons. Giulio Ricci, del "Centro Romano di Sindonologia" nel 1976 - ha voluto riprendere in mano gli studi sulla Sindone poiché, avendo notato una certa confusione e talvolta anche superficialità in alcuni di essi, ha deciso di offrire ai lettori un compendio storico e scientifico, nonché una raccolta di contenuti inediti sull'argomento.
Questo libro, che vede la luce in prossimità del 120° anniversario della nascita delle Figlie della Croce (1893), offre al lettore una breve conoscenza della loro storia, del loro carisma, della loro spiritualità e opera apostolica.
Fondate da don Nunzio Russo, le Figlie della Croce portano avanti il carisma di evangelizzazione del prete palermitano nelle varie situazioni sociali dove vivono ed operano.
Il volume fa parte della collana “Vocazione e missione’’ che si propone di presentare la ricchezza dei carismi attraverso i fondatori, le vicende storiche, la missione delle congregazioni e delle diverse realtà che compongono il ricco mosaico della vita consacrata.
L'autore
Mario Torcivia (1964), prete della Chiesa palermitana, è Ordinario di Teologia spirituale presso lo Studio Teologico S. Paolo (Catania), membro dell’ATI, dell’AISSCA e del Collegio dei Postulatori (Roma). Ha pubblicato: Guida alle nuove comunità monastiche italiane, Casale Monferrato 2001; Il segno di Bose, Casale Monferrato 2003 (tr. fr.: Enzo Bianchi et la communauté de Bose, Paris 2005); Tutto fuoco per le anime. Nunzio Russo. Presbitero della Chiesa di Palermo. Fondatore delle Figlie della Croce, Cinisello Balsamo 2007; Il martirio di don Giuseppe Puglisi. Una riflessione teologica, Saronno 2009; Padre Salvatore Vico e la spiritualità delle Figlie di Gesù Crocifisso, Gorle 2011; Chiamati alla santità. Donne e uomini di Sicilia alla sequela radicale di Cristo, Soveria Mannelli 2011: Le Figlie della Croce. Evangelizzare i piccoli, Cinisello Balsamo 2012. Ha curato il volume: Don Nunzio Russo. Teologo ed evangelizzatore. Atti della Giornata di studio. Palermo 21 novembre 2006, Cinisello Balsamo 2007.
Supportando il discorso teorico con l'ascolto di testimonianze emblematiche, il libro porta in primo piano gli interrogativi morali, l'esigenza di giustizia, la domanda di senso che la condizione disabile evoca in tutti. Accostandosi ai disabili in quanto persone, mette in luce ciò che l'handicap dice a proposito della condizione umana universale, segnata tanto da una dignità inestimabile quanto da una ineluttabile vulnerabilità.
Sono gli anni turbolenti dell'avventura napoleonica che rimescola le carte politiche di un intero continente. I Savoia, cacciati dal Piemonte, si rifugiano in Sardegna, nella capitale del regno ricevuto nel 1720. E qui, a Cagliari, una mattina del1812, vede la luce Maria Cristina di Savoia. Figura speciale di donna - ritenuta in odore di santità già in vita -, la sua vicenda terrena è ripercorsa con dovizia di particolari, tratti da fonti e documenti contemporanei, in un racconto storico affascinante che fa ampio riferimento al suo epistolario e alle testimonianze di chi l'ha conosciuta. Maria Cristina, divenuta poi regina delle Due Sicilie, moglie di Ferdinando II e madre di Francesco II, è considerata infatti esempio di "perfezione" nella "normalità della vita" poiché con le sue virtù, con la sua pietà e il soccorso che sempre ha devoluto verso i deboli, si è ben presto conquistata presso i suoi sudditi l'appellativo di "reginella santa".
Diceva la buonanima di George Orwell: nell’ora dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario. E anche pericoloso, mi permetto di aggiungere. Combattere per l’ovvio comporta spese e rischi, ma ne vale la pena. Anzi. L’ovvio è quello per cui vale più la pena di battersi, perché l’ovvio è reale: chi si batte per l’ovvio si sta battendo per la verità. L’ovvio è che gli organi sessuali servano per la sessualità e il tubo digerente per digerire. Usare il tubo digerente per altri usi è un comportamento, non una maniera di essere, ma un comportamento, un comportamento fisiologicamente disfunzionale e biologicamente perdente. Un comportamento che può essere appreso e può essere disappreso nella vita. I comportamenti non fanno parte della struttura di un individuo e possono essere dismessi. L’affermazione falsa che l’uso del tubo digerente a scopo ricreativo sia sana e funzionale sta dilagando sui libri di educazione sessuale per ragazzine di 10 anni, oltre che sui giornali femminili, l’uso disfunzionale e patologico del tubo digerente viene pubblicizzato come sano e raccomandabile. Per questo sono in guerra. Battetevi insieme a me: l’ovvio deve tornare di moda. Comprate questo libro, regalatelo, fatelo circolare. Vale la pena di battersi per l’ovvio.
Autore
Silvana De Mari è medico, scrittrice e blogger. Specialista in Chirurgia generale, Chirurgia e endoscopia digestiva e Psicoterapia Cognitiva, crede fermamente che di tubo digerente serva per digerire.
Chi sono quegli invasori che le fonti chiamano talvolta normanni talvolta franchi e che, attirati dalle bellezze e dalle ricchezze del nostro Paese, con la loro irruzione hanno segnato profondamente il destino del Mezzogiorno d'Italia, dagli Abruzzi fino alla Calabria e alla Sicilia? Definiti dai cronisti del tempo "avidi di rapina, smodati e invadenti", questi avventurieri tuttavia si rivelano culturalmente raffinati, costruiscono nella loro nuova patria eleganti castelli e cattedrali, e danno vita a un ordinato organismo politico, militare ed economico. Fra le pagine impariamo a conoscerne l'organizzazione statale, ma anche la vita di ogni giorno, fra ricche corti abitate da baroni e cavalieri amanti della caccia e della guerra - ma anche da intellettuali provenienti dal lontano Oriente - e contadini e artigiani italiani, bizantini, arabi. Ne risulta così un mosaico etnico senza pari, un sorprendente intreccio di popoli, lingue e tradizioni diversi, e un modello di integrazione culturale avanzatissimo, che ha contribuito a donare all'Italia meridionale quell'eterogeneità, quella vivacità e quella ricchezza che la rendono ancora oggi una realtà unica.