Secondo dei quattro «Christmas Books» dell'autore, questa «fantasia di Natale» ci offre tutti i caratteri della scrittura dickensiana: l'alternanza di comico e tragico, di momenti di cupa introspezione e di incontenibile allegria, delle figure dell'ombra e di quelle della luce; e l'infanzia, nelle sue componenti più inquietanti e in quelle più tenere. E vi ritroviamo naturalmente la magìa del Natale, con il suo messaggio augurale di dolcezza e benevolenza.
Frugando tra vecchie cose, un figlio ritrova il quaderno della madre, un erbario che è anche un diario. E risponde con una lunga lettera che inizia con "Cara mamma" e che prosegue con il fiotto dei ricordi, il cumulo di esperienze vissute, il mistero che nascondono, le fantasie che accendono. Sono soprattutto gli anni dell'infanzia e della prima adolescenza che s'impongono, gli anni di una guerra attraversata con candore e ingenuità tra Milano e i paesi degli sfollati, in una famiglia su cui incombe la disattenzione paterna. Disattenzione che tuttavia non basta a soffocare l'estro di una donna che insegue il sogno di classificare la natura e i suoi fiori.
Il racconto di Aida, che esorcizza la morte intorno a sé prendendosi cura di una pianta di mango, nasce da un viaggio in Uganda, dove Mankell è stato per parlare con madri e padri colpiti dall'Aids. Malati senza speranza di guarigione, questi genitori scrivono piccoli quaderni cui affidano ricordi di sé e auspici per il futuro dei loro figli, consapevoli che non vivranno abbastanza a lungo per vederli crescere. Così nascono i Libri della memoria, per Mankell, forse "i più importanti documenti del nostro tempo". Il suo intenso racconto, unito al quaderno scritto da Christine Aguga per la figlia Everlyn, testimonia l'urgenza di un intervento: milioni di bambini come Everlyn e Aida sono destinati a rimanere orfani prematuramente.
Negli anni cinquanta e sessanta l'Italia si trasformò da paese agricolo in paese industriale. Fu il "miracolo economico". I valori tradizionali, tipici di una società contadina, furono rapidamente sostituiti da stili di vita profondamente diversi, aperti ai consumi e al conseguimento del benessere. Ma furono soprattutto gli anni in cui una generazione di politici e di uomini illustri, da Fanfani a Moro, da Nenni a La Pira, da Zaccagnini a Papa Giovanni, ricostruirono l'Italia.
La coraggiosa uscita della prima edizione de Il cinema di Pier Paolo Pasolini segue di meno di quindici mesi la drammatica e ancora controversa morte del poeta, regista e quant'altro. Da allora la bibliografia sull'autore, tra i più affascinanti della scena intellettuale italiana del Novecento, ha raggiunto dimensioni enormi, tra culto e ammirazione ai limiti del mito o della venerazione. Sono rare tuttavia le analisi approfondite e filologicamente accurate, cui sopperisce ancora, almeno per quanto riguarda il cinema, ma senza trascurare altri confronti e impatti, questa monografia di Adelio Ferrero, un approccio denso, vivo, fecondo e persino, a quasi trent'anni di distanza, provocatorio.
Immagina di essere sveglio in una notte afosa. Immagina di amare ancora chi ti ha lasciato da due mesi. Immagina che sia proprio il tuo amore a telefonarti, in quella notte di desiderio e di abbandono. Ma non telefona per chiederti perdono. Telefona per dire addio, a te e alla vita. E allora non potrai che parlargli, parlargli e parlagli ancora, perché sai che è l'unico modo per ancorarlo alla vita. Ma, mentre gli parli al telefono, riuscirai a raggiungerlo, nella sua città, prima che sia troppo tardi?
Trascinato per l'Europa dai suoi genitori, tra il lusso e l'indigenza, un ragazzo americano si consola sognando di essere il Principe Marco Giovanni Lorenzo Alessandro Ippolito Borghese, in attesa che la sua vera famiglia arrivi a salvarlo dalla miseria. A quattordici anni decide però di smetterla con i sogni a occhi aperti e si impegna con ardore nella ricerca di una nave affondata con un favoloso tesoro, di cui ha letto in un vecchio libro. La sua determinazione a diventare un milionario, "senza fare del male a nessuno, se non ai pesci", lo porta a un'isola delle Bahama e all'incontro con la moglie trascurata di un marito geloso, con cui inizia un'appassionata relazione.
Meghnagi cerca di analizzare l'esperienza dei sopravvissuti alla Shoah affrontando il tema dell'elaborazione del lutto collettivo attraverso quattro significative figure: quella del politico (Marek Edelman, medico vicecomandante della rivolta del ghetto di Varsavia), del testimone (lo scrittore Primo Levi), dell'eretico (Isaac Deutscher, il biografo di Trockij), del sionista convinto (Gershom Scholem). Da angolature diverse e con prospettive diverse essi rappresentano tutti coloro che si sono misurati con il male assoluto. David Meghnagi, Tripoli 1949, è membro ordinario della Società psicoanalitica italiana e dell'International Psychoanalytical Association e professore di psicologia clinica all'Università di Roma III.
Da Melville a Brando, da John Ford a Diane Arbus, da Faulkner a Cary Grant, da Monument Valley all'utopia di Arcosanti. Irene Bignardi, che gli Stati Uniti li ha frequentati assiduamente da studentessa, da curiosa, da appassionata di letteratura, di cronache e di cinema americano, ha raccolto le esperienze accumulate nel corso di venticinque anni di giornalismo culturale seguendo un percorso libero. E ci propone con le sue cinquanta storie una vivace e ironica cronaca letteraria e il quadro divertente e appassionato di un'America talvolta imprevedibile, ma sempre tumultuosamente creativa.
Pino Caruso ci porta per mano a conoscere il suo mondo, fatto di gioco, di malinconia, di tenerezza, ma anche di irridente follia. Ancora una volta Caruso indossa la maschera dello scrittore, e dal profondo della sua anima prende forma questo libro che riesce con leggerezza a mettere in disordine tutti i nostri parametri di percezione perché non sempre le cose, a questo mondo, sono in accordo con i ragionamenti. Pino Caruso nasce a Palermo in una famiglia povera. Attore, giornalista, scrittore, showman, è popolare come interprete di teatro, di cinema e di televisione. Attore completo, si è esibito in drammi, in commedie e, da monologante, in affabulazioni spesso improvvisate.