
Col titolo di Lezioni di metodo storico si pubblica il testo, ricostruito da Luigi Firpo, di uno strumento didattico che Chabod ebbe carissimo negli ultimi vent'anni della sua attività di maestro degli studi di storia. Le Lezioni, mentre costituiscono una preziosa testimonianza sull'uomo Chabod e sul suo modo di educare i giovani all'impegno critico rigoroso, rimangono ancora oggi un insostituibile strumento di lavoro. Federico Chabod (Aosta, 1901-Roma, 1960), uno dei più grandi storici italiani del Novecento.
"Dire senso di nazionalità, significa dire senso di individualità storica. Si giunge al principio di nazione in quanto si giunge ad affermare il principio di individualità, cioè ad affermare, contro tendenze generalizzanti, il principio del particolare, del singolo. Per questo l'idea di nazione sorge e trionfa con il sorgere e il trionfare di quel grandioso movimento di cultura europeo, che ha nome Romanticismo". (Federico Chabod)
"Come e quando i nostri avi hanno acquistato coscienza di essere europei"? Uno dei più grandi storici italiani ripercorre la storia di questa consapevolezza quale si è venuta svolgendo all'interno di una tradizione di pensiero che parte dai Greci per arrivare alla fine dell'Ottocento. Un libro nato "dalla fede in alcuni valori supremi, morali e spirituali, che sono creazione della nostra civiltà europea".
Donne, vecchi e bambini, provenienti prevalentemente da città come Udine, Treviso e Venezia: dopo la rotta di Caporetto dell'ottobre 1917, seicentomila civili furono costretti ad abbandonare improvvisamente il territorio invaso o minacciato da vicino dall'esercito austro-ungarico, dando vita alla più grande tragedia collettiva che interessò la popolazione durante la grande guerra. Anche l'Italia conobbe così, come gli altri paesi coinvolti nel conflitto, il fenomeno dei profughi di guerra, divisi dal dilemma se fuggire di fronte al nemico o subirne l'occupazione. Il libro ricostruisce le dinamiche di questa fuga di massa parallela alla ritirata dell'esercito e le condizioni di vita, le immagini, le autorappresentazioni degli 'esuli in patria'.
Quale era il mondo in cui viveva Teodora, che consentì a lei - attrice di intrattenimento leggero e assai disinibito - di diventare la celebrata moglie di Giustiniano, il più ortodosso e bellicoso fra gli imperatori? Perché il giudizio su di lei oscilla tra l'esecrazione della 'prostituta sul trono' e la celebrazione di una prodigiosa capacità personale e politica?
Nell'882 dopo Cristo dodici giovani "belle e fulgide di virtù", scelte nelle province imperiali e nella capitale, giungono al Grande Palazzo di Costantinopoli, la Città Regina del Medioevo cristiano. L'imperatore Basilio ha ordinato di cercarle perché una tra loro venga eletta a moglie e compagna di suo figlio, il co-imperatore Leone. Quello che si svolge nelle segrete stanze è un vero e proprio concorso di bellezza, dal quale esce vincitrice l'ancora adolescente (e ben presto santa) Teofano Martinakia.
Ma chi è lo sposo? Chi è Leone? Definito sophotatos, cioè "sapientissimo", già dai contemporanei, Leone è un sedicenne dall'ingegno brillante e dalla vasta dottrina, intento a perfezionare la propria istruzione sotto la guida dei migliori maestri del tempo.
Designato quale successore di Basilio sul trono di Costantinopoli, Leone viene costretto alle nozze: un matrimonio non d'amore, ma dettato da intenti dinastici e destinato a naufragare nel volgere di pochi anni fino alla prematura scomparsa di Teofano.
A queste nozze ne seguiranno altre, rispettivamente con Zoe "Zautzina", donna amata e di forte personalità, con Eudocia Baiane dalla "bellezza anatolica" e con Zoe dagli Occhi Neri, la sola a dare al sophos basileus l'erede tanto desiderato, il futuro Costantino Porfirogenito. Tre matrimoni segnati da lutti, perdite e soprattutto dallo scontro acceso e prolungato con il patriarcato di Costantinopoli. Infatti, per poter accedere di volta in volta a nuove nozze, Leone, esperto come nessuno «delle leggi e dei canoni», non esita a entrare in conflitto con la Chiesa che gli contrappone invece accuse di «sozzura» e di «abominio».
Sul modello del grande Giustiniano, che aveva elevato un'attrice, Teodora, all'onore di augusta, Leone modifica quindi le leggi, promulga regole ed enuncia norme sempre nuove attraverso le quali, oltreché imporre il proprio volere, rimarca il valore supremo della potestas imperiale. La lotta con i vertici ecclesiastici si concluderà a suo favore, ma da questo scontro emergerà una verità che trascende i destini individuali dei protagonisti. La vita infatti, minacciata dalle malattie e dalla morte anche negli spazi eletti di Palazzo, alla fine scompagina i progetti vagheggiati dagli uomini, rifugge la ragion di Stato e si rivela fragile, instabile e irriducibile a ogni tentativo di normalizzazione.
Con Le quattro mogli dell'imperatore Paolo Cesaretti, sulla scorta di un'ampia ricognizione delle fonti, ci offre uno straordinario affresco della corte bizantina e un'analisi raffinata che arriva al cuore delle dinamiche del potere.
Tra il 1941 e il 1945 Adolf Eichmann fu uno dei principali componenti della macchina di sterminio progettata da Hitler per la liquidazione degli ebrei d'Europa, e diretto responsabile del trasferimento nei campi della morte di oltre due milioni di persone. Eppure, fino alla clamorosa cattura in Argentina nel 1960 da parte del Mossad, la sua figura e la sua attività rimasero oscure, tanto che, per lo stato israeliano, il proceso Heichmann divenne lo strumento per far conoscere gli orrori della Shoah a un mondo ancora in gran parte ignaro. In questa biografia David Cesarani smentisce i due stereotipi più diffusi sulla figura di Eichmann: genio del male, geneticamente predisposto allo sterminio di massa, o uomo comune, zelante esecutore di ordini superiori o semplice ingranaggio del meccanismo totalitario. Grazie a una nuova documentazione, l'autore ripercorre la vita di Eichmann, ricostruendo la dimensione storica dell'uomo che gestì il genocidio con asettica efficienza e gettando nuova luce sulla catena di comando nazista.
Come è cambiata la nostra società negli ultimi decenni? Come ha influito sulla sua struttura il radicale abbandono del cristianesimo? La scomparsa della religione cattolica dalle menti e dalla vita della maggior parte delle persone è un fenomeno storico di straordinaria importanza, troppo poco indagato nelle sue conseguenze sociali, politiche, morali. Giancarlo Cesana s'interroga su questo fenomeno con lucidità e spregiudicatezza, guardando agli ultimi sessant'anni di storia del nostro Paese, che l'hanno visto in prima fila in molti eventi importanti, da una prospettiva ormai sempre più minoritaria e proprio per questo originale e degna di riflessione. Prefazione di Giuliano Ferrara.
La storia mai raccontata dell'uomo che ha sdoganato il comunismo in Europa: Willi Munzenberg. Una vita straordinaria che si dipana tra spionaggio e raffinata propaganda. Il mistero di un uomo che è stato il motore del comunismo europeo.
25 luglio 1943. All'annuncio della destituzione di Benito Mussolini, folle festanti invadono le città italiane. L'esito disastroso del conflitto in cui il capo del fascismo ha trascinato il Paese ha capovolto il mondo di certezze che il regime aveva costruito in vent'anni. Tutti sono convinti che la fine della guerra sia ormai imminente. Quando però, l'8 settembre, finalmente arriva l'armistizio con gli Alleati, è subito chiaro che il peggio comincia proprio in quel momento. È in questo clima drammatico che si incrociano le vite di alcuni giovani: Alberto, che dalle battaglie in Africa settentrionale è tornato invalido e pieno di amarezza e di rancore; suo fratello Eugenio, ancora pronto a battersi e sacrificarsi per il suo ideale fascista; Anita, loro sorella adottiva, militante comunista, e infine Stefano, che già ha combattuto contro il fascismo in Spagna. Le loro storie sono parte della nostra storia. Storie di vincitori e vinti, di vittime ed eroi, di uomini e donne posti di fronte a scelte irrevocabili e dolorose, che li contrappongono in una atroce guerra civile. Senza falsa retorica o facili ideologismi, Guido Cervo mette la sua penna di formidabile narratore storico al servizio di una delle pagine più drammatiche della nostra memoria nazionale, dando voce, carne e sangue a una galleria di personaggi indimenticabili.
Stampato per la prima volta nel 1955 in migliaia di copie e tradotto in moltissime lingue, I miei sette figli è un documento fondamentale dell'epopea partigiana italiana. Mai nella storia di un popolo, neppure nelle sue leggende, si era avuto il sacrificio di sette fratelli caduti nello stesso istante e per la stessa causa.
La vicenda di Alcide Cervi e dei suoi sette figli è quella di una famiglia contadina che guarda avanti, piú avanti degli altri, e comprende come per rendere piú produttiva la terra sia necessario appropriarsi di tecniche piú moderne. Ma è anche la vicenda di una famiglia partigiana che, grazie a una conquistata coscienza culturale e politica, intraprende una tenace lotta contro le ingiustizie sociali e il regime fascista fino alla scelta estrema di imbracciare le armi. Intensa, ma purtroppo troppo breve, la Resistenza dei Cervi si conclude il 28 dicembre 1943, quando i sette fratelli vengono trascinati di fronte al plotone di esecuzione. Sopravvissuto allo sterminio dei figli, il vecchio Alcide torna a coltivare di nuovo la terra con le donne e i nipoti superstiti, e ci lascia, con la saggezza che viene dal dolore e da una grande fede nella vita, un'indimenticabile testimonianza dell'inesauribile forza dei valori della Resistenza.
Questa edizione contiene una introduzione di Luciano Casali che, oltre a contestualizzare la storia della famiglia Cervi, racconta soprattutto le vicende legate alla nascita del libro e agli interventi apportati alla seconda edizione del 1971.