
Durante il giorno, padre di famiglia e stimato giornalista; la notte, agente segreto con il nome in codice “Betulla”. Sarebbe questa la doppia vita di Renato Farina emersa nell’ambito dell’inchiesta sui rapporti tra il SISMI e il commando CIA nella strana vicenda del rapimento e del trasferimento in Egitto di Abu Omar, imam di Milano. Lo stesso agente Betulla avrebbe avuto un ruolo importante – secondo le dichiarazioni del capo dei servizi segreti italiani, Nicolò Pollari – nelle operazioni dell’intelligence per i sequestri di italiani, come Quattrocchi, poi ucciso, e la Sgrena, che invece venne liberata. Insomma, Farina sarebbe stato un agente coperto di primo rango. Congegni sofisticati, identità fasulle, lavori di copertura? Lo si vedrà in questo racconto vero e affascinante come una spy story. Farina non ci sta però a passare per una spia. Non accetta di essere trattato come un traditore per aver agito secondo coscienza, nell’interesse del proprio Paese. Radiato dall’ordine dei giornalisti – benché avesse già rassegnato le dimissioni – oggetto di insulti ma anche di ammirazione, Renato Farina ha deciso che è venuto il momento di raccontare (quasi) tutta la verità sull’agente Betulla. L’occasione per saperne di più sul mondo dei servizi segreti, ma anche per capire che cosa non va in quel sistema di potere dal quale Farina sostiene di essere stato perseguitato ingiustamente, sentendosi autorizzato a togliersi un po’ di sassolini dalle scarpe, rivelando verità scomode, finora taciute.
“Questo libro è per ognuno di voi, per cercare di trasmettervi con cuore aperto la pace, la serenità e la gioia di vivere che ho riscoperto e che si possono ritrovare al fondo e oltre ogni esperienza di dolore.” Quella di Dalila Di Lazzaro è una vita divisa a metà: da una parte lo sfavillante mondo dello spettacolo, con gli aneddoti su Jack Nicholson, Alain Delon, Pier Paolo Pasolini, Carlo Ponti, Giancarlo Giannini, Massimo Troisi, Richard Gere, Mick Jagger e Robert De Niro. Dall’altra parte il mondo del dolore: dall’infanzia difficile, segnata dalla violenza subita all’età di sei anni, ai burrascosi rapporti con la famiglia, dalla tragica morte del figlio Christian all’incidente che l’ha costretta a letto per nove anni e che ancora oggi non le permette che brevi sprazzi di vita normale, prigioniera di un dolore che non le dà tregua, mai. Ma Dalila ha scelto di non arrendersi, di non abbandonarsi allo sconforto, alla malinconia, ai ricordi. E continuare a vivere, per se stessa e per gli altri, per comprendere e accettare le ragioni della sofferenza e combattere una nuova battaglia. L’autobiografia di una diva che, con tenacia e speranza, lotta ogni giorno per far trionfare la sua gioia di vivere.
Della Cina, un Paese grande quasi come un Continente, l’Occidente ha sicuramente una percezione surreale, a tratti addirittura paradossale. Se ne parla (anche molto), con essa si commercia (pure abbondantemente), ma è come se tutti fingessero di non vedere le macroscopiche piaghe che l’affliggono.
La Cina, erede – comunque e nonostante tutto – del passato maoista, resta una grande potenza militare ed economica dove vige un regime ancora ispirato al dirigismo più anacronistico. Oggi come in passato resta un Paese in cui si violano sistematicamente i diritti umani, le libertà fondamentali della persona e la dignità dei cittadini. Sono all’ordine del giorno, ancora oggi, arresti indiscriminati, azioni ingiustificate di polizia, abusi illegittimi. Nello spregio più totale dello Stato di diritto, la Cina continua a praticare su larga scala la pena di morte, lo schiavismo e il commercio di organi umani, mietendo annualmente migliaia di vittime. Continuano le restrizioni alla libertà religiosa e lo stesso si constata per la triste pratica degli “orfanotrofi della morte” dove vengono lasciati morire i figli non graditi al regime: quelli che eccedono l’obbligatorietà del figlio unico per famiglia, regola sancita da una rigida politica abortista che colpisce soprattutto le bambine.
In questa inchiesta ricca di documenti, attraverso testimonianze e dati sconvolgenti, si compone il macabro mosaico cinese: una minaccia incombente sulla civiltà occidentale.
Cos'è davvero la «Divina Commedia»? Non certo un polveroso tomo o una mera reminiscenza scolastica. Il poema immortale di Dante è ben altro: una «strepitosa storia d'amore», piuttosto, un'«esplosione di entusiasmo per Dio» e, soprattutto, il resoconto memorabile del viaggio più estremo e drammatico che un essere umano possa compiere. Un capolavoro che per la sua capacità di comunicare la potenza della fede cristiana e di parlare a ogni generazione, dovrebbe essere lettura indispensabile per noi cittadini spaventati di questo cupo XXI secolo, inghiottiti dal buio interiore della selva oscura in cui tutti, prima o poi, ci troviamo a vagare. Questa originale "traduzione" dell'«Inferno» - che qui rivive fedelmente in prosa e con le parole dell'italiano corrente - mostra l'impressionante contemporaneità dei temi e dei personaggi danteschi. Già la condizione iniziale del protagonista non può che stupire. È così moderna, così immediata per noi: l'angoscia, lo smarrimento, la solitudine, il sentirsi "gettati" nel mondo, la paura, la disperazione, il fallimento, il sentirsi braccati. Un'esperienza sbalorditiva in cui riconoscersi: perché il viaggio di Dante non è semplicemente grandiosa immaginazione, ma visione, testimonianza, esperienza. È un vero e proprio cammino di conversione, e il passo iniziale è costituito precisamente dal guardare in faccia il male. Se la modernità ha solo creduto di capire Dante, e in realtà non l'ha capito affatto, è perché ha creduto di conoscere il cattolicesimo. Dobbiamo avvicinarci all'«Inferno» con la stessa curiosità che si avrebbe per un poema riportato alla luce dalle ricerche su una civiltà perduta. Solo così la «Commedia», che è anche il racconto della risalita dall'abisso, fino a «rivedere le stelle», saprà rivelarci tutta la meraviglia del suo percorso di salvazione.
Nuova edizione aggiornata sull'attacco russo all'Ucraina.. Nicolai Lilin ricostruisce la vita sorprendente e la folgorante ascesa politica di Vladimir Putin, da una misera casa popolare nel quartiere criminale di Leningrado alla poltrona presidenziale del Cremlino. Con il suo tipico stile potente che ti cattura e non ti lascia andare fino alla fine, Lilin indaga non solo la storia ma anche l'animo di Putin. Come in un romanzo ne racconta le origini, ne descrive le trasformazioni, ne ricorda i talenti che lo hanno portato a diventare il personaggio che conosciamo: temuto, amato, discusso e divisivo. Un ragazzo a cui la strada ha insegnato a essere spietato e ambizioso. Un giovane uomo affascinato dalle avventure delle spie sovietiche che sogna di lavorare nel KGB. Un uomo che, giunto al Cremlino, deve fare i conti con un Paese in ginocchio e un apparato amministrativo obsoleto e corrotto. Un Presidente che esercita il potere, per tantissimi anni, con il pugno di ferro. In questa nuova edizione, Lilin ci racconta il conflitto perenne con gli stati confinanti, la nuova aggressiva politica estera, fino ad arrivare alla crisi e alla guerra con l'Ucraina e alla sua temeraria sfida a tutto l'Occidente. Santificato o detestato, Putin è comunque oggetto di un culto della personalità che non ha eguali nel mondo contemporaneo. Ma chi è davvero il nuovo zar di tutte le Russie?
Un viaggio nel grande apparato obeso e ingordo del sistema Italia. Un'analisi a tutto tondo sulla democrazia zavorrata di un Paese che non può decollare. Un saggio che si avvale di dati aggiornati e in gran parte inediti e non si limita alla denuncia degli sprechi e degli insensati privilegi della politica, ma fa finalmente luce sui costi abnormi degli apparati pubblici e sulle molte altre "caste" che fino a ora non sono state investigate. Un'orgia di lobbies, privilegi, corporazioni, consulenze, portaborse, parassitismo, sprechi e auto blu. Un'analisi puntuale e impietosa del dissanguamento pubblico, e la ricerca di un'amara medicina da trangugiare al più presto.
Figlia maltrattata, ragazza abusata, madre in lutto: la parabola personale di Dalila Di Lazzaro ha conosciuto tre terribili esperienze di dolore a causa di un padre aggressivo, di coetanei violenti e di un pirata della strada che le uccise il figlio diciottenne. In tempi di femminicidio e di crescente violenza sulle donne, Dalila prende ancora una volta la parola per condividere la propria lotta di figlia, sorella e madre con tante donne che pretendono di vedere rispettati i propri diritti e riconosciuta la propria dignità. Attraverso le storie e gli aneddoti inanellati in una vita di straordinario successo ma anche di profonda quotidianità, Dalila racconta il mondo delle donne: dalla figura tanto complessa quanto amata della madre, alla sorella, così diversa eppure unita a lei; dalle amiche degli esordi alle "avversarie" nel mondo dello spettacolo, dalle star alle persone più semplici. Un mosaico di incontri, parole e personalità che fa emergere in tutta la sua ricchezza bella, ma anche controversa - il "pianeta donna".
Gianni Palagonia è un poliziotto antimafia, uno scomodo, uno che ha partecipato a importanti operazioni contro la criminalità organizzata e poi è dovuto fuggire dalla Sicilia con sua moglie e i suoi figli, per salvare la pelle di tutti. Ora è in una città del Nord, sotto copertura, e deve reinventarsi una vita. Si troverà coinvolto nelle indagini sulle infiltrazioni di Cosa Nostra e poi in prima linea nella più grande operazione antiterrorismo degli ultimi anni, quella che, dopo l’omicidio del professor Marco Biagi, porterà all’individuazione del nucleo delle nuove Brigate Rosse PCC. E mentre la sua vita di poliziotto si fa sempre più dura, frenetica, pericolosa e infida, la sua vita privata si sfalda un giorno dopo l’altro, nell’alienazione, nella solitudine, in una quotidianità impossibile in cui nulla pare avere un senso.
Ci sono giudici che hanno depositato sentenze con anni di ritardo e altri che hanno fatto con l'auto di servizio migliaia di chilometri per andare in vacanza. Ci sono giudici che hanno chiamato i carabinieri per non pagare il conto al ristorante e altri che hanno smarrito pratiche e fascicoli, vanificando anni di processi. Ci sono giudici che hanno dimenticato in carcere imputati che avrebbero dovuto essere scarcerati. Tutti questi giudici sono stati processati dalla sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura (Csm). Molti sono stati assolti perché, ad esempio, non si possono consegnare in ritardo le sentenze ma c'è quasi sempre una scappatoia, un alibi dietro cui trincerarsi: troppo lavoro, il sistema che non funziona, la separazione dalla moglie, la malattia grave di un congiunto. Qualcuno, invece, non è sfuggito alla condanna del "Tribunale" dei colleghi. Sono centinaia i procedimenti disciplinari che si svolgono davanti al Csm: qualcuno, riguardante le esternazioni dei magistrati del Pool, è stato enfatizzato dai media. Ma sono casi rari: della stragrande maggioranza, invece, non si sa nulla. Sono processi che vengono celebrati nel silenzio e nel silenzio si chiudono.
Il 21 dicembre 2012 è ormai visto come un’ineluttabile scadenza, come una data di non ritorno. C’è chi paventa la fine del mondo, chi invece parla di una nuova era; c’è chi predice la fine della vita sulla terra a causa di una catastrofe ambientale e chi invece preconizza una terza guerra mondiale che annienterà l’umanità.
Tra i mille profeti di sventura, gli autori di questo libro sono una voce fuori del coro che mette in guardia dai falsi allarmismi, indicando la prospettiva corretta nella quale collocare i “segni dei tempi” che sono sotto gli occhi di tutti e che fanno presagire un imminente cambiamento. Si tratta anzitutto di capire che quello della fine del mondo è un argomento vecchio quanto il mondo stesso, una tesi che periodicamente ritorna e che non ha alcuna seria conferma scientifica. Tale ricorrente predizione è anzi sintomo di quel catastrofismo che è la vera malattia del terzo millennio, una fobia diffusa ad arte da chi detiene il potere dell’informazione per creare smarrimento e nichilismo.
L’antidoto è il ritorno all’esperienza cristiana, l’unico avvenimento religioso nella storia che permette di guardare alla realtà in tutti i suoi fattori e di affrontarla con uno sguardo positivo. L’unica esperienza in cui la certezza e l’attesa della fine dei tempi illumina il futuro dell’umanità di una nuova speranza ed esalta la responsabilità degli uomini a lavorare per costruire un mondo migliore, più degno dell’uomo.