Nel terzo millennio il dialogo ecumenico e interreligioso trova ampi spazi di significativa testimonianza a partire dal Concilio Vaticano II. Le relazioni tra la Chiesa e gli ebrei possono continuare a contribuire, nelle radici comuni alla luce delle scritture, a scelte di pace e di giustizia. Il bene dell'umanità chiama a una comune e responsabile scelta di conoscenza e responsabilità, per superare steccati, contrapposizioni e ogni genere di violenza. Ebrei e cristiani, "fratelli prediletti", per una fratellanza universale.
Lo Spirito Santo e il Papa, il principio dell'unità invisibile e il garante della comunione visibile della Chiesa, sono l'oggetto della millenaria divisione tra Cattolici e Ortodossi. Il libro tenta di districare insieme questi due problemi, alla luce della paternità divina, attraverso un dato peculiare della teologia indivisa: l'intima e inseparabile correlazione tra primato e comunione.
Questo libro presenta al pubblico i successivi passi compiuti per giungere alla stesura, alla condivisione e alla firma (il 4 febbraio del 2019, ad Abu Dhabi) dello storico Documento sulla Fratellanza Umana, un successo epocale nel dare un fondamento solido ai rapporti tra musulmani e cristiani in tutto il mondo. L'autore ha collaborato e assistito personalmente all'intensificarsi del dialogo e della reciproca comprensione tra il professor Ahmad At-Tayyeb, Grande Imam di Al-Azhar, e Papa Francesco. A seguito di alcune storiche visite e incontri tra i due autorevoli personaggi, si è sviluppata una relazione rispettosa e amichevole. In questo clima è nata l'idea di un Convegno sulla fratellanza universale e di un Documento da firmare insieme davanti al mondo. Il testo evidenzia anche il ruolo svolto dagli Emirati Arabi Uniti (UAE) nel sostenere l'iniziativa assunta dai due capi religiosi, come contributo al dialogo tra musulmani e cristiani e alla pace nel mondo. L'accurata cronaca del giudice Abdulsalam non manca di umanità ed è ricca di aneddoti personali. Lo stesso autore ha guadagnato, durante quel lungo periodo di serrato lavoro per la pace universale, la fiducia e la stima del Santo Padre. Oggi si occupa dell'applicazione del Documento firmato ad Abu Dhabi, come Segretario Generale del Comitato per la Fratellanza Umana.
Una ricostruzione storica di insieme del tempo in cui le chiese cristiane sono passate dall'ostilità al dialogo e dalla separazione a forme di comunione. Una storia dell'ecumenismo inteso come movimento squisitamente novecentesco di genesi europea e di portata globale: una storia di personalità e gruppi, generazioni e assemblee, rapporti e programmi, teologie e azioni, nel desiderio di unità. Primo di tre volumi, questo tomo ripercorre le radici di lungo periodo e ricostruisce gli snodi storici, teologici e politici che hanno segnato l'avvio di un vero e proprio movimento che percorre il secolo XIX e arriva nel cuore del Novecento. Saggi di: Paul Avis, Bernard Barlow, Gerhard Besier, Franz Xaver Bischof, Martin Browne, Mark D. Chapman, Silvia Cristofori, Gary Dorrien, Michel Fédou, Luca Ferracci, étienne Fouilloux, Martin Friedrich, Frédéric Gugelot, André Haquin, Benedikt Kranemann, Mathijs Lamberigts, Dietz Lange, Martin Cyprian Lenz, Marie Levant, Adalberto Mainardi, Vasilios N. Makrides, Sandra Mazzolini, Alberto Melloni, Paul Metzlaff, Arie L. Molendijk, Peter Nockles, Laura Pettinaroli, Jeremy Pilch, Kenneth R. Ross, Sarah Scholl, Juan Sepúlveda, Brian Stanley, Stylianos Tsompanidis, John Zizioulas.
La vita in Cristo è il senso ultimo della vocazione cristiana, il centro dell'annuncio della buona notizia che Gesù Cristo è il dono di Dio all'umanità, per la vita e la resurrezione del mondo. La vocazione cristiana non è l'immissione in un cerchio chiuso di eletti, ma la dilatazione del cuore ai confini del mondo, alla totalità della storia. La vita in Cristo è la testimonianza possibile per una vita piena di senso, una speranza sempre presente nel cuore dell'umanità e del creato. Il presente volume, che raccoglie gli Atti del XXVII Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa, esplora il senso della vocazione cristiana nella chiesa, nel mondo e nel tempo presente, secondo la tradizione cristiana d'oriente e d'occidente.
Che cosa intende ogni singola confessione cristiana, quando parla di dogma, grazia o libertà? Primo volume di una collana di teologia interconfessionale, questo glossario vuole essere uno strumento per comprendere la prospettiva dell'altro sulle parole della Fede che unisce e del Battesimo che accomuna. È rivolto non solo agli studenti, ma a tutti coloro che intendono acquisire informazioni corrette sul senso dei termini che le diverse confessioni cristiane utilizzano nel loro "gergo- ecclesiale e teologico. Si va da Anno liturgico a Vescovo e ogni parola viene descritta dalla prospettiva cattolico-romana (Giuseppe Lorizio), da quella evangelico-protestante (Fulvio Ferrario) e da quella orientale-ortodossa (Germano Marani), permettendo alle lettrici e ai lettori di cogliere le convergenze e le differenze intorno ai grandi temi della fede cristiana. «Abbiamo cercato innanzitutto di interrogare le dottrine e le prassi delle Chiese sorelle, di esporne l'essenziale, di cercarne il senso più profondo. Certo, non manca la teologia, ma essa viene di volta in volta posta a servizio del Vangelo. Il risultato è uno strumento che aiuta a comprendere la prospettiva delle diverse confessioni cristiane riguardo alle parole della Fede che unisce e del Battesimo che accomuna». Dall'Introduzione di Giuseppe Lorizio
Se la promozione dell’unità dei cristiani è il compito dell’intera Chiesa, il Codice dei Canoni delle Chiese Orientali rileva il ‘compito speciale’ delle Chiese orientali cattoliche in questo impegno. A loro spetta infatti «promuovere l’unità fra tutte le Chiese orientali anzitutto con la preghiera, con l’esempio della vita, con la religiosa fedeltà verso le antiche tradizioni delle Chiese orientali, con una migliore conoscenza vicendevole, con la collaborazione e la fraterna stima delle cose e dei cuori» (c. 903). Per riflettere su questo ‘compito speciale’ si è svolto a Roma un incontro dei Vescovi orientali cattolici in Europa sul tema “La missione ecumenica delle Chiese orientali cattoliche d’Europa oggi” presso il Pontificio Collegio Ucraino di San Giosafat, dal 12 al 14 settembre 2019. Il programma dell’incontro, preparato dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) e dalla Chiesa Greco-Cattolica Ucraina, in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani (PCPUC), includeva interventi su argomenti ecclesiologici, pastorali, spirituali e canonici. Gli Atti sono contenuti all’interno del volume.
Tra i più autorevoli sociologi della religione del secondo dopoguerra, Peter L. Bergher (1929-2017) con i suoi scritti di sociologia della conoscenza e di sociologia della religione ha avuto ampia eco anche in Italia, ispirando numerose ricerche empiriche. Ciò che lo ha reso atipico tra gli scienziati sociali è l’aver sviluppato un parallelo interesse verso la teologia; con la pubblicazione di opere che si propongono di ridire la fede cristiana nella modernità, caratterizzata non tanto dalla secolarizzazione quanto da un sempre più diffuso pluralismo religioso e culturale che ha messo in discussione l’autorità di tutte le grandi tradizioni, per cui nessuna di esse vien più data per scontata. Nelle pagine di questo saggio si presentano e si discutono le sue tesi, elaborate in vari scritti e verificate nel commento analitico del Credo degli Apostoli, in vista del progetto di delineare i tratti di una “teologia scettica”, nella scia della tradizione del liberalismo protestante inaugurata da Friedrich Schleiermacher. Il suo ragionamento è scettico poiché «non presuppone la fede e non si sente vincolato da nessuna delle tradizionali autorità in materia di fede […] e prende sul serio le contingenze storiche che danno vita alle tradizioni religiose». E tuttavia il suo argomentare «sfocia in una professione di fede cristiana, per quanto eterodossa».
La riflessione sull'ecumenismo dei martiri e dei santi oggi si colloca nello sviluppo di una rinnovata ecclesiologia, che possiamo definire del «poliedro», utilizzando l'immagine proposta da papa Francesco. Sta crescendo la presa di coscienza che, nonostante le divisioni, è da sempre in atto tra le diverse Chiese cristiane uno «scambio di doni», tra i quali l'apprezzamento e talvolta il riconoscimento del martirio e della santità. L'incremento di gesti, incontri, parole e scritti che riguardano l'ecumenismo dei martiri e dei santi indica che le Chiese riconoscono sempre più consapevolmente che i testimoni della fede sono doni profetici anche per il cammino verso l'unità dei cristiani. Come auspica papa Francesco: «I santi di ogni confessione cristiana, pienamente uniti nella Gerusalemme di lassù, ci aprano la via per percorrere quaggiù tutte le possibili vie di un cammino cristiano fraterno e comune».
Paolo Ricca e Giovanni Cereti propongono ai lettori - con ampiezza di argomentazioni - le loro ragioni a sostegno dell'ospitalità eucaristica in confronto dialettico con un ampio ventaglio di posizioni attraverso le quali il tema è sviluppato secondo la prospettiva cattolica, ortodossa, luterana, battista, metodista, valdese, avventista, anglicana e pentecostale e analizzato nelle sue implicazioni di tipo liturgico, dottrinale, pastorale e normativo.
I rapporti tra il vescovo di Roma e il patriarca di Costantinopoli tra il 1964 e il 1995 hanno avuto l'andamento di una curva che discende, dovuta sia alle diverse personalità, sia alla spinta dell'entusiasmo iniziale per un dialogo di riconciliazione fortemente voluto, ma anche alla maggiore difficoltà del dialogo teologico rispetto al dialogo della carità inizialmente affrontato.
Quando, nel giugno 1960, Giovanni XXIII nominò il cardinale Augustin Bea a capo del Segretariato per l'unità dei cristiani, molti, come il domenicano Yves Congar, restarono sbalorditi da quella che ritenevano una singolare scelta. Cosa aveva a che fare un porporato settantanovenne, esegeta conservatore tra i più fidati collaboratori di Pio XII e suo confessore personale, con la primavera ecumenica che dal Vaticano II, e proprio da quel Segretariato, ci si attendeva? Eppure il gesuita tedesco si sarebbe in breve tempo rivelato uno dei protagonisti più autorevoli del rinnovamento conciliare e tra gli interpreti più fedeli dell'eredità roncalliana. Cosa si cela dunque dietro quella che agli occhi di molti apparve come un'improvvisa conversione? Proprio tale interrogativo, che la storiografia ha indicato come "l'enigma Bea", è al centro dell'indagine del volume, che, sulla base della documentazione degli archivi privati (tra cui l'inedito carteggio con il vescovo di Paderborn Lorenz Jaeger pubblicato integralmente in appendice), ricostruisce l'attività del gesuita nel decennio precedente al concilio, quando, dal 1949, era consultore del Sant'Uffizio. Quello che emerge è un originale profilo del futuro cardinale, divenuto progressivamente avvocato e intercessore dell'ecumenismo cattolico, in particolare tedesco, durante l'ultimo periodo del pontificato pacelliano. Fu proprio in quegli "anni di pazienza" che Augustin Bea maturò gradualmente le competenze e i contatti in ambito ecumenico che nel 1960 lo avrebbero reso tra i più stimati collaboratori di Giovanni XXIII e paladino di quell'ecumenismo destinato a rivoluzionare la chiesa cattolica durante il Vaticano II.