
Un itinerario di sequela
alla luce del vangelo di Luca
“Chi è Gesù?” è la domanda che, nella sua provocante semplicità, riconduce ogni discepolo alle sorgenti della sua ardente ricerca del volto di Colui che è al cuore dell’esistenza cristiana. È una ricerca che dà forma alla narrazione stessa del Vangelo di Luca, come ci mostrano queste pagine che seguono Gesù nella sua salita a Gerusalemme e che accompagnano i suoi discepoli dapprima lungo le strade della Galilea e della Giudea e poi, ai nostri giorni e nelle nostre vite, aiutano il lettore a discernere il cammino della sequela e i tratti del volto del Signore vivente.
Franco Giulio Brambilla (Missaglia 1949) è presbitero della diocesi di Milano, docente di cristologia e antropologia teologica alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, appassionato cercatore della “visione cristiana dell’uomo” anche nel ministero pastorale. Tra le sue pubblicazioni fondamentali ricordiamo Cristo, Pasqua del cristiano; Il Crocifisso risorto e il più recente Esercizi di cristianesimo.
Un’occasione per approfondire
il mistero della Pasqua
attraverso le parole sapienti
dell'arcivescovo di Canterbury
Quale speranza per le vittime di questo mondo, e ancor più per i responsabili della loro oppressione? A che genere di comunità i cristiani sono chiamati a dar vita? Quale messaggio dà unità alla vita dei credenti? In un percorso affascinante, di straordinaria profondità teologica e spirituale, l’arcivescovo di Canterbury esamina nelle pagine di questo libro i racconti evangelici della resurrezione, indicando a noi tutti ancora una volta l’unica vera vittima che non condanna ma dischiude innanzi agli uomini una nuova vita, che non ci imprigiona nel passato ma apre la nostra memoria a esiti creativi: Gesù Cristo, che con la Pasqua fa di noi degli uomini liberi e delle nostre chiese delle vere comunità di resurrezione. Un’opera magistrale, attualissima, di cui tutte le chiese cristiane avevano un forte bisogno.
Rowan Williams (Swansea 1950) ha studiato teologia a Mirfield e a Cambridge, ed è stato uno dei più giovani professori di teologia dell’Università di Oxford. Esperto di patristica e del pensiero russo contemporaneo, uomo da sempre attivamente impegnato per la pace del mondo e la difesa degli ultimi, è stato eletto vescovo di Monmouth nel 1992 e arcivescovo del Galles nel 2000. Dal 2002 è il 104º arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione Anglicana. Presso le nostre edizioni ha pubblicato il volume Il giudizio di Cristo. Il processo di Gesù e la nostra conversione.
Dalla Bibbia un’ispirazione
per vivere la vicenda della coppia
e della famiglia
Cogliere da uno dei libri meno conosciuti dell’Antico Testamento un profondo insegnamento su Dio e la sua volontà, in grado di aiutare le giovani coppie a prepararsi al sacramento del matrimonio e a una vita cristiana in famiglia: questa l’ardua sfida affrontata con successo dall’autore in pagine dense di sapienza umana e cristiana. In un tempo in cui la violenza e l’ingiustizia sembrano vincere sulla volontà di pace degli uomini, le coppie e le famiglie testimoniano ancora, con la loro vicenda d’amore, quella presenza di Dio che si sprigiona dal libro di Tobia.
Luca Mazzinghi (1960), presbitero della diocesi di Firenze e tra i più apprezzati biblisti italiani della nuova generazione, insegna Sacra Scrittura alla Facoltà teologica dell’Italia centrale e al Pontificio Istituto Biblico. Alla competenza del docente sa unire la sollecitudine pastorale per la comunità locale affidata al suo ministero. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo La Sapienza. Tra Antico e Nuovo Testamento; Ho cercato e ho esplorato. Studi sul Qohelet e, più recentemente, Il libro dei Proverbi.
Il matrimonio è un’avventura. Chi intraprende una traversata di questo tipo ha preso una decisione, ha fissato una rotta. Per questo è necessaria ferma convinzione, volontà, fiducia. L’opera dei coniugi Chovelon è una guida pratica e spirituale che raccoglie le indicazioni provenienti da un’esperienza, nella quale vengono proposti alcuni mezzi per affrontare e superare le mille difficoltà con le quali inevitabilmente ci si scontra nella vita coniugale. Questo libro è in particolare una testimonianza resa alla speranza, che è molto più che una felice prospettiva o un atteggiamento ottimistico. Essa consiste nel superare la rassegnazione al destino, e nel credere che ci sia sempre un futuro aperto. Per chi crede nell’amore che sgorga dal cuore di Dio, le prove possono essere dure, sembrare lunghe, ma è sempre possibile ripartire da capo. Non è mai troppo tardi.
Bernadette (1934) e Bernard Chovelon (1933) sono due coniugi francesi con una lunga esperienza professionale in campo educativo. Da quarant’anni sono membri delle Équipes Notre-Dame. Bernadette Chovelon è anche autrice di apprezzati saggi su Sarah Bernhardt, George Sand e sulla lingua francese.
“Ti supplichiamo di renderci realmente vivi!”
Serapione di Thmuis
Tutti noi conosciamo il desiderio profondo di essere realmente vivi, il bisogno di essere qualcosa di più che “semplici sopravvissuti” o “semplici osservatori” nel nostro mondo. Se siamo in cerca di guide affidabili, spesso le scopriremo in luoghi inattesi e in figure non convenzionali. Un luogo dove uomini e donne ricercarono intensamente il senso profondo e la piena misura dell’esistenza umana fu senz’altro il deserto egiziano del primo monachesimo. Questo libro vuole essere una prima introduzione ai padri del deserto. Sotto la guida di padre Chryssavgis, il lettore è condotto a riscoprire e a gustare la pienezza della propria umanità: quell’umanità che i monaci egiziani cercarono con assiduità e che ancor oggi, in mezzo al deserto della nostra quotidianità, anche noi possiamo cercare e trovare.
John Chryssavgis (Australia 1958) si è laureato in teologia ad Atene e ha conseguito il dottorato in patristica all’Università di Oxford. Dopo essere stato segretario personale del primate greco-ortodosso di Australia e aver fondato il St. Andrew Theological College a Sydney, si è trasferito nel 1995 a Boston, dove insegna teologia presso l’istituto Holy Cross. È autore di diversi studi molto apprezzati sui padri e sulla tradizione ascetica della chiesa antica.
Il concilio della chiesa ortodossa russa, celebrato a Mosca tra il 1917 e il 1918 con la partecipazione di tutte le componenti ecclesiali, fu “uno degli eventi più importanti della chiesa russa nel xx secolo”, come si è espresso il patriarca di Mosca Aleksij II nel messaggio all’XI Convegno ecumenico internazionale di Bose, di cui il presente volume raccoglie gli atti. Vero e proprio “spartiacque epocale” tra il crollo dello zarismo e l’epoca delle persecuzioni, il concilio di Mosca rappresenta un momento di sintesi della tradizione, una fonte d’ispirazione per le chiese nella ricerca di vie nuove di dialogo e di risposte comuni alle sfide del mondo contemporaneo. I migliori specialisti ci offrono qui la presentazione, basata su documenti d’archivio, del ricco e incompiuto dibattito conciliare, la storia della ricezione del concilio e una riflessione teologica a più voci sulla conciliarità quale può essere vissuta oggi nelle chiese.
ascoltare l’altro,
rendere grazie per il dono che l’altro è,
affidare a Dio l’incontro con l’altro:
ecco l’arte del dialogo
con la creazione, gli uomini, le chiese
Sono qui raccolti gli interventi del patriarca Ignazio IV di Antiochia che ruotano intorno al tema del dialogo: dal rapporto trasfigurante con il creato, al dialogo con ogni uomo e con i credenti di ogni religione, alla faticosa ricerca dell’unità tra i cristiani, imperativo evangelico per i discepoli del Signore e, al contempo, debito contratto con l’umanità intera a nome del Risorto. Da queste pagine emerge la testimonianza di una chiesa che ha molto sofferto e pianto, ma che, seguendo un’autentica dinamica pasquale, resta convinta che queste lacrime non sono vane bensì, rese forti dal paradosso cristiano della morte-resurrezione, servono ad asciugare le lacrime di tutti coloro che piangono.
(dalla “Prefazione” di Enzo Bianchi)
Ignazio IV Hazim (1920) è dal 1979 patriarca greco-ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente, con sede a Damasco. Fin dagli anni dei suoi studi teologici a Parigi è uno dei protagonisti del rinnovamento dell’ortodossia di lingua e cultura araba e del dialogo ecumenico. Fautore di pace, attento all’uomo e al creato, non si stanca di incoraggiare la fedeltà dei cristiani al Vangelo e l’apertura verso i credenti dell’islam.
“Un uomo che sa amare. E ama veramente”
(Ignazio IV, patriarca di Antiochia)
Si è sempre più stupiti della semplicità e dinamica evangelica di questo “padre” che, oltrepassati gli ottant’anni, continua a immaginare, progettare, stimolare la chiesa di oggi e di domani. Come “ridi-re” Cristo in un linguaggio comprensibile oggi, come andare all’essenziale della nostra fede nella libertà evangelica, come ridare senso cristiano a una società che sembra dimenticare le proprie radici: questa la “sollecitudine per tutte le chiese” che palpita nel cuore del Metropolita Emilianos. Una consonanza profonda con i padri della chiesa dei primi secoli che ce li fa sentire familiari, vivi in mezzo a noi, ancora capaci di sprigionare tesori di sapienza evangelica, così necessaria per i nostri giorni.
(dalla “Prefazione” di Enzo Bianchi, priore di Bose)
Emilianos Timiadis (1916), metropolita di Silyvria, è stato osservatore al concilio Vaticano II e, per venticinque anni, rappresentante del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli al Consiglio ecumenico delle chiese a Ginevra, nonché mem-bro di numerose commissioni di dialogo. Dal 1995 divide il suo tempo tra il Monastero di Bose e la diocesi di Eghion in Grecia.
“Il villaggio globale offre un mondo che è sensibile ai segni.
In questo World Wide Web la gente ha fame di felicità e di appartenenza.
Noi cristiani possiamo rendere visibili una felicità
e un’appartenenza che vanno al di là delle parole,
ma che possono toccare i desideri più profondi delle persone”.
“Pregare non è pensare a Dio. Quando siamo con gli amici non pensiamo a loro, stiamo con loro. Pregare è stare con Dio”. Qui c’è tutto p. Timothy Radcliffe: la sua umanità, la sua fede, la sua sete di verità, la sua gioia di vivere e far vivere... Le pagine di questo libro – in cui un’intervista a cuore aperto viene accostata ad alcuni tra i testi più significativi del suo magistero non solo per l’Ordine dei Predicatori e per la vita religiosa, ma anche e soprattutto per la chiesa nel suo insieme – ci svelano un cristiano da ascoltare perché a sua volta è ascoltatore della Parola e ascoltatore dell’uomo. Il lettore, qualunque sia la sua vocazione specifica nel cammino sulle tracce di Cristo, potrà “stare” un po’ in compagnia di un amico e, attraverso di lui, ritrovarsi a “stare con Dio”, amico dell’umanità, nell’attesa di vederne il volto tanto cercato negli sguardi dei fratelli e dei sofferenti.
(dalla “Prefazione” di Enzo Bianchi, priore di Bose)
Timothy Radcliffe (Londra 1945) è stato dal 1992 al 2001 Maestro generale dell’Ordine dei Predicatori e ottantaquattresimo successore di san Domenico: in tale veste ha visitato i conventi maschili e femminili dell’Ordine nei cinque continenti. Entrato fra i Domenicani a vent’anni, ha insegnato a lungo Nuovo Testamento a Oxford, dove ha ora ripreso a risiedere.
“Noi possiamo solo rannicchiarci nel grembo di Dio
e ringraziarlo per la grazia di dimorarvi”.
In manus tuas, Domine...
La sofferenza non ha valore in sé:
apre una falla in tutte le relazioni
e innanzitutto all’interno di se stessi.
Nei confronti della sofferenza
Dio non chiama al compiacimento
ma alla resistenza.
Il dolore degli uomini è sempre una prova
per la loro immagine di Dio.
“Quello che Bruno Chenu dice di Dio attraversa con forza alcune delle grandi opposizioni in cui si smarriscono, a proposito di Dio, molti spiriti contemporanei. Trascende queste opposizioni irrigiditesi in contraddizioni, fa vedere come il Dio manifestatosi in Gesù Cristo è oltre queste controversie, come può essere potente senza crudeltà, più lontano delle nostre lontananze pur essendo vicino, e così via. E lo dice con sobrietà, com’è opportuno sull’orlo dell’estremo”.
(dalla “Prefazione” di Maurice Bellet)
Bruno Chenu è morto a sessant’anni il 23 maggio 2003, neanche due mesi dopo aver steso questo testo a partire dalla propria esperienza della malattia. Religioso assunzionista, era stato professore di teologia all’Institut catholique di Lione, caporedattore per la religione del quotidiano La Croix e copresidente del Gruppo di Dombes. Presso le nostre edizioni ha pubblicato anche Tracce del volto. Dalla parola allo sguardo.
La violenza è un luogo quotidiano e cruciale
nel quale è in gioco la costruzione di un’umanità
secondo la volontà del Creatore.
E da questo luogo Dio non può restare fuori!
La Scrittura come via per l’umanizzazione dell’uomo e, nel contempo, come uno specchio dell’umano dove il lettore può contemplare la propria realtà e cogliere i meccanismi da sempre all’opera nell’edificazione o, al contrario, nella distruzione dell’essere umano. Anche a partire dalla violenza, “che aderisce all’umanità come una seconda pelle”, è possibile giungere a forgiare la speranza di un futuro senza violenza, di una vita nella mitezza. Antico e Nuovo Testamento concordi ci mostrano come il superamento della violenza coincida con l’accettazione dell’alterità: solo così è possibile il rapporto tra uomo e donna, la famiglia, la convivenza civile nella “città”, luogo dei valori comuni e del riconoscimento delle differenze.
(dalla “Prefazione” di Luciano Manicardi)
André Wénin è docente di Antico Testamento alla Facoltà di teologia dell’Università Cattolica di Lovanio (Belgio) e professore invitato di Teologia biblica presso la Pontificia Università Gregoriana. Nella sua riflessione, la passione del credente per le Scritture e la competenza dell’esegeta si arricchiscono a vicenda, facendo emergere l’interesse profondo per tutto ciò che è umano.
Il corpo che noi siamo,
e che non proviene da noi,
è la nostra “in-scrizione” originaria
nel senso della vita
Nel corpo “preparatomi da Dio”
e che mi accomuna a ogni uomo
e al tempo stesso mi personalizza,
è incisa la mia unicità, la mia irripetibilità,
ma anche la mia chiamata a esistere con gli altri,
grazie agli altri e per gli altri:
il corpo è appello e memoriale
della vocazione di ciascuno
alla libertà e alla responsabilità.
Il cristianesimo, con l’incarnazione, rivela che il corpo umano è il luogo più degno di dimora di Dio nel mondo e afferma la connivenza profonda tra il sensibile e lo spirituale, tra i sensi e lo spirito, tra il corpo dell’uomo e lo Spirito di Dio. Dio è narrato dall’umanità di Gesù di Nazaret.
Luciano Manicardi (Campagnola Emilia 1957), monaco di Bose e biblista, collabora alla rivista Parola, Spirito e Vita. Attento all’intrecciarsi dei dati biblici con le acquisizioni più recenti dell’antropologia, riesce a far emergere dalla Scrittura lo spessore esistenziale e la sapienza di vita di cui è portatrice. Presso le nostre edizioni, oltre a diversi testi di meditazione, ha pubblicato, assieme a Enzo Bianchi, Accanto al malato e La carità nella chiesa.