
Lucide considerazioni di autorevoli intellettuali russi per un cammino verso l'unità delle chiese
Alla fine del xvi secolo Iov, monaco ucraino, lascia il Monte Athos per ritirarsi a Manjava, luogo appartato dei Carpazi orientali, dove inizia a vivere la preghiera continua e la solitudine con Dio. Ben presto raggiunto da numerosi discepoli, Iov si ritrova a guidare una straordinaria esperienza di vita comune nel solco della tradizione esicasta. I testi curati da Sophia Senyk rivelano un aspetto originalissimo e finora poco conosciuto del monachesimo ucraino: in una cristianità lacerata dal conflitto tra occidente cattolico e oriente ortodosso, i monaci di Manjava vivono la sottomissione reciproca nell’ obbedienza all’evangelo, promuovendo una riforma della vita monastica e cristiana che parte dal cuore. Custodi dell’eredità di Nil Sorskij, il grande esicasta russo del xv secolo, essi preparano il rinnovamento filocalico di Paisij VelicÛpokovskij attualizzando la grande lezione di Basilio: il fine della vita di preghiera è l’amore per i fratelli, l’agape.
È l’invito che Gesù rivolge a Simone, invitandolo a gettare le reti per la pesca. È anche l’ invito rivolto a ciascuno di noi: “Tu sei una persona. Ti ho creato a mia immagine, mistero a te stesso. Abbi l’audacia di addentrarti nelle profondità del tuo essere: sarai stupito di scoprirti così complesso, così inafferrabile, eppure così attraversato dal desiderio di comprenderti sempre più, a tal punto che sarai colto talora da vertigine. Ma non temere: so di cosa sei fatto, giacché io sono la profondità stessa della tua interiorità”. Un invito a comprendere che Dio è amore e che nell’ascolto di un simile Dio può crescere l’amicizia con se stessi e con gli altri.
Xavier Thévenot (1938), salesiano, è professore onorario dell’Institut catholique di Parigi, dove ha insegnato a lungo teologia morale. Da vent’anni affetto dal morbo di Parkinson, consegna qui alcune delle sue pagine più dense e sofferte.
– Sentirti debitore verso gli altri non ti amareggia? – Al contrario. Penso che si tratti di una ricchezza. Al cuore della mia debolezza posso apprezzare il dono della presenza dell’ altro e offrirgli la mia umile presenza.
Alexandre Jollien (1975), cerebroleso dalla nascita, dopo diciassette anni di permanenza in un centro specializzato per handicappati, è riuscito a frequentare un istituto commerciale e, successivamente, a intraprendere lo studio della filosofia all’Università di Friburgo. Dopo questo suo primo libro, tiene sovente conferenze sul tema della differenza e della comunicazione. Di Alexandre Jollien le nostre edizioni hanno pubblicato anche il volume Il mestiere di uomo.
Solo servendo l’evangelo nell’umile fatica quotidiana dell’amore si può andare incontro al fratello e diventare annunciatori della “parola della riconciliazione”. Per crucem ad lucem, dicevano i padri: nell’itinerario dall’ascolto della Parola alla conversione del cuore e a un amore più forte della morte risiede tutta la proposta di senso e di speranza che i cristiani possono offrire a questo mondo, un mondo che ha un urgente bisogno di uomini e di donne capaci di sperare.
Michel Van Parys (1942), priore e poi abate del monastero benedettino di Chevetogne (Belgio) dal 1971 al 1997, collaboratore della Congregazione per le Chiese Orientali, membro della commissione “Fede e Costituzione” del Consiglio ecumenico delle Chiese e di numerose commissioni di dialogo ecumenico, ha saputo incarnare la sapienza monastica e la passione per l’unità delle Chiese, trasmettendole ben al di là del suo monastero.
Il silenzio a volte incute timore, altre volte suscita attesa e desiderio. Tutti, ad ogni modo, siamo destinati a incontrarlo. Pagina dopo pagina, l’autore ci guida attraverso il mistero dell’incontro con l’evento del silenzio, conducendoci a comprendere come vi sia un silenzio che dischiude le porte ai nostri desideri più profondi, che ci insegna a pensare alle cose della vita, ad affrontare le scelte importanti in maniera ponderata e responsabile. Al di là di queste profondità che il silenzio rende possibili nelle nostre esistenze, trapela allora un significato ultimo del silenzio che, da sospensione della vita o richiamo della morte, diventa soglia verso l’emergere del bene, grembo in cui rinascere a una vita più degna di questo nome, perché dotata di senso.
Roberto Mancini (Macerata 1958), docente di ermeneutica filosofica all’Università di Macerata, è autore di numerosi saggi in cui riesce a coniugare il rigore del ricercatore con la passione e il coinvolgimento del credente.
All’inizio del secolo scorso la pubblicazione di un libro dell’eremita Ilarion – Sulle montagne del Caucaso – scatenò dibattiti infuocati tra i monaci russi del Monte Athos e un’ampia discussione nella stessa società russa prerivoluzionaria. Condannate dalle autorità della Chiesa russa e all’origine dell’espulsione di centinaia di monaci russi dall’Athos, le tesi attorno al Nome di Dio contenute in quell’opera appartengono invece – come dimostrano con profondità teologica, acume critico e afflato spirituale queste pagine – al patrimonio aureo della letteratura spirituale ortodossa, assieme ai più noti Racconti di un pellegrino russo.
Ilarion Alfeev, vescovo di Vienna e Austria per i russi ortodossi, esperto di patristica, è dottore in filosofia all’Università di Oxford e in teologia all’Institut Saint-Serge di Parigi. Membro della Commissione teologica sinodale del Patriarcato ortodosso russo, è vescovo ausiliare di Mosca incaricato dei rapporti con gli organismi europei a Bruxelles.
Il santo è l’evangelo fatto carne in un uomo, in una donna, è memoria vivente ed efficace dell’evangelo nella storia. Ma la via della santità è anche la via verso l’unità: la comunione di chiese sorelle. “I santi”, diceva il metropolita Evlogij, “sono cittadini della chiesa una e universale”. Gli studi qui raccolti, presentati all’VIII Convegno ecumenico di spiritualità ortodossa, restituiscono le forme di quella teologia della bellezza realizzata nelle vite dei santi russi, nello splendore delle icone, nella contemplazione silenziosa del “deserto” del nord: umanità cristianizzata, canto di salvezza e profumo di misericordia per tutte le creature. I santi della chiesa russa, dai principi Boris e Gleb uccisi all’alba della Rus’ cristiana fino ai martiri del xx secolo, sono un’immagine viva della pazienza di Cristo e della carità di Dio!
(Enzo Bianchi, priore di Bose)
“Dio è più grande del nostro cuore” e ciascuno di noi è più grande del peccato che ha commesso: dalla consapevolezza della ferita inferta alla comunione con Dio e con i fratelli, al pentimento, all’incontro personale con Dio nella confessione, fino alla ritrovata comunione in un corpo e un’anima sola, l’autore ripercorre con sapienza e dolcezza tutte le tappe dell’incessante ritorno a Dio. Il sacramento della confessione diviene allora il luogo in cui ciascuno può sperimentare il perdono e la pace che discendono dal vivere la vita stessa di Cristo in noi: un cuore così rappacificato sarà segno di riconciliazione con il mondo intero.
Il metropolita Anthony Bloom (Losanna 1914) è stato Esarca per l’Europa occidentale del Patriarcato ortodosso di Mosca. Figura tra le più autorevoli del nostro tempo, padre spirituale dotato di raro discernimento e autore di testi sulla preghiera e sulla vita cristiana apprezzati in oriente come in occidente da cristiani di tutte le confessioni, presso le nostre Edizioni ha pubblicato Vivere nella Chiesa, La preghiera giorno dopo giorno e Alla sera della vita.
Tra l’etica del finito e il cristianesimo
non è difficile trovare sintonie.
Ma il cristianesimo è tutto qui
o vi sono cose a cui l’uomo è elevato,
che a lui sono donate,
che non appartengono alle sue possibilità,
ma riguardano gli impossibilia Dei?
Salvatore Natoli è docente di filosofia teoretica all’Università di Milano-Bicocca. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: L’esperienza del dolore (Feltrinelli 1989), La felicità (Feltrinelli 1994), Dizionario dei vizi e delle virtù (Feltrinelli 1996), Dio e il divino (Morcelliana 1999), La felicità di questa vita (Mondadori 2000), Libertà e destino nella tragedia greca (Morcelliana 2002).
Queste pagine, immediate e penetranti nella loro trasparenza, sono attraversate da un filo rosso, una traccia, un racconto che può aiutare molti nella loro ricerca spirituale, nel cammino personalissimo verso la scoperta dell’“uomo nascosto del cuore”, attraverso una progressiva docilità allo Spirito che non cessa di agire nel credente. André Louf è stato ed è tuttora per un gran numero di uomini e di donne una guida sicura in tale cammino alla ricerca dell’“uomo nuovo”, posto nel nostro cuore mediante la grazia del battesimo, e che lungo tutta la vita il credente è chiamato a far emergere, lasciandosi assimilare al Figlio dell’uomo, a colui che ci ha insegnato a vivere in questo mondo.
(dalla “Prefazione” di Enzo Bianchi, priore di Bose)
André Louf (Lovanio 1929) è entrato a vent’anni nell’abbazia trappista di Mont-des-Cats, nelle Fiandre francesi. Eletto abate durante il concilio Vaticano II, ha contribuito con i suoi scritti e la sua umile sapienza alla riscoperta degli elementi essenziali della vita cristiana in occidente e al rinnovamento della vita monastica invocato dal concilio. Lasciato nel 1998 il servizio abbaziale, vive oggi ritirato in un eremo.