L’autore del bestseller L’opzione Benedetto attinge dalle esperienze dei cristiani sopravvissuti alle persecuzioni sovietiche per avvertire i cristiani dei pericoli all’orizzonte. Per anni, gli emigrati dell’ex-blocco sovietico hanno ammonito Rod Dreher dei segnali rivelatori del cosiddetto totalitarismo “temperato” in via di sviluppo in America e in Occidente – un fenomeno più simile a quanto raccontato ne Il mondo nuovo rispetto a ciò che accade in 1984. Le politiche sull’identità hanno iniziato a invadere ogni aspetto della vita quotidiana, le libertà civili sono viste sempre più come una minaccia alla “sicurezza”. I progressisti emarginano conservatori, cristiani tradizionalisti e altri dissidenti. La tecnologia e il consumismo stanno facilitando lo sviluppo di uno Stato di sorveglianza e la pandemia, dopo aver fatto perdere il lavoro a milioni di persone, ha lasciato l’Occidente esposto a manipolazioni demagogiche d’ogni tipo.
Le legioni di Tito, distruggendo Gerusalemme, sempre pensata come la città simbolo del regno di Dio, avevano messo in crisi le comunità di Matteo, di origine giudaica.
Anche la loro fede in Gesù di Nazaret era stata scossa, stava quasi per affondare, visto che molti autorevoli rabbini li stavano accusando di aver provocato l'ira divina per aver abbandonato i sacrifici del tempio, le pratiche di pietà e l'osservanza stretta della legge; avevano disprezzato l'insegnamento e le tradizioni dei padri per seguire un semplice galileo, senza istruzione né riconoscimento.
Come essere testimoni di questo Gesù vivo in mezzo a noi? Il Vangelo delle comunità di Matteo cerca di rispondere a questa domanda: Gerusalemme era già luogo di oscurità e di morte quando Gesù nacque e le sue pietre furono scosse da un terremoto quando egli morì le legioni romane avevano solo concluso il servizio. La chiesa, invece, era stata edificata su una pietra sicura che nessuno avrebbe mai distrutto; una casa costruita sulla roccia.
Una rilettura dei tre dimensionali del tempo (visione, memoria, attesa) che Agostino pone in evidenza nelle sue Confessioni. Sulle tracce di una ontologia trinitaria della temporalità, quale possibilità di un ripensamento teologico del tempo in chiave trinitaria, muovendo da un piano relazionale in cui può darsi l'apertura e l'incontro dell'umano e del divino.
È un nuovo e agile profilo del padre dell'Ordine dei Predicatori, scritto da due storici domenicani e aggiornato sui più recenti e rilevanti risultati di attente ricerche. Offre uno sguardo completo sulla vita del Santo, sulle fonti che lo riguardano, sulla sua spiritualità e sulla sua eredità. Si rivolge al grande pubblico con lo scopo di far conoscere, fugando ogni pregiudizio e precomprensione, uno dei più grandi santi della storia e, forse, uno dei più sconosciuti, incompresi e mal giudicati. Domenico di Caleruega non solo è Padre dell'Ordine dei Predicatori, ma è riconosciuto "patriarca" della grande Famiglia domenicana, cioè di frati, monache, suore, laiche e laici. Domenico, insieme a Francesco d'Assisi suo contemporaneo, appare ancor oggi più vivo e attuale che mai nella sua figura di originale riformatore della vita religiosa in chiave apostolica, di maestro di preghiera e di verità, di testimone della povertà e della predicazione evangelica. Prefazioni di fra Gerard F. Timoner III, maestro dell'Ordine e del cardinale Matteo Maria Zuppi. In appendice Papa Francesco, Lettera "Praedicator Gratiae".
Poche opere hanno avuto la capacità di illuminare un intero paesaggio storico come quelle realizzate nelle catacombe dove i cristiani, autorizzati dal potere imperiale, seppellivano i loro morti. Partendo dall'analisi di bassorilievi, incisioni e affreschi tardoantichi l'autore si interroga sul controverso rapporto fra immagini e secolarizzazione e sullo spazio del "sacro", delineando un percorso originale dove l'uso dell'immagine aiuta a capire la storia, religiosa e non solo. Attraverso un appassionante viaggio negli antri oscuri in cui sono nate le prime raffigurazioni cristiane, il volume ricostruisce il processo di esplosione liberatoria e profanazione provocata dalla pratica di fede e dall'elaborazione teologica con cui il cristianesimo dei primi secoli ha preso le distanze dalle ritualità dei culti precedenti introducendo elementi - "ripetizione", "prefigurazione", "trasfigurazione" - che hanno lasciato il segno nella concezione delle "arti belle" e dell'immagine nell'epoca moderna. L'ampiezza di indagine, storica, filosofica, teologica, fa di questo libro una delle trattazioni più complete sull'arte figurativa cristiana delle origini e sulla cultura da cui essa è scaturita.
Questo lavoro presenta i documenti legati alla prima fase della così detta "crisi ariana" ed al concilio di Nicea (325). In esso si cerca di spiegare quale ruolo abbia avuto l'Imperatore Costantino, parte dei sostenitori di Ario e i loro avversari, seguendo la narrazione di Eusebio di Cesarea confermata da Atanasio. Si analizzano anche i documenti post conciliari arrivando alla conclusione che le lettere di Costantino alla Chiesa di Alessandria e quella del sinodo alla medesima, siano lettere false, prodotte solo dopo la morte di Atanasio. Tali lettere sarebbero la fonte principale su cui si basa la leggenda sull'anti arianismo del concilio.
Piccolo sussidio con immagini a colori per la celebrazione del sacramento del Battesimo. Segue passo passo tutte le fasi del rito e riporta brevi e chiare note esplicative. Utile per preparare la celebrazione. Un piacevole ricordo di un giorno tanto importante.
Attraverso la lettura di passi biblici, l'autrice mette a fuoco il fascino ambiguo e i labili confini di magia, occulto e superstizione.
La dimensione itinerante della condizione umana rende ragione del cammino della vita, che si compie attraverso tempi qualificati e non in puri istanti cronologici. Le parole che tessono la trama di questo libro intendono essere una testimonianza della «passione» per l’uomo, sollecitata, approfondita, maturata nei vari tornanti delle contingenze quotidiane, per intravedere qualche sfaccettatura significativa della «verità» dell’uomo che chiede di essere continuamente e prospetticamente cercata, manifestata e comunicata. Le pagine, che si snodano e chiedono di essere sfogliate, con delicatezza e attenzione e non distrattamente e superficialmente, coprono un ampio arco di vita, iniziato all’alba dell’età adolescenziale e permanentemente presente lungo il suo evolversi, fino all’attuale età «tarda adulta». La «passione» per l’uomo, «nonostante tutto», impone il «farsi carico» dell’umano, delle sue parole dicibili e dette, indicibili e inespresse, in tutta la loro insopprimibile inesauribilità.
L'arte accompagna il processo di guarigione perché aiuta a stare nel dolore. È così che l'esperienza del bello diventa esperienza spirituale: ci restituisce alla nostra umanità; dona fiducia nella vita, infonde forza per vivere la nostra condizione umana. La guarigione non è solo opera dell'arte sacra, ma di ogni forma di bellezza, sia naturale sia umana. «Arte e vita sono complementari: se infatti esiste l'arte è perché ci offre qualcosa che le ore quotidiane non ci danno, perché ci porge ciò che il tempo della realtà ci nega, perché la vita ne ha bisogno come agente di un'azione che altrimenti non potrebbe realizzarsi. Tra le tante cose che noi europei moderni abbiamo dimenticato c'è la funzione medicinale dell'arte, il suo potere curativo quasi magico, il suo legittimo potere taumaturgico» . Maria Zambrano, La confessione come genere letterario È stato davvero così, durante la pandemia? Potrebbe esserlo, o esserlo ancor più, rispetto a quanto ancora ci attende? Questo libro nasce da alcune giornate di formazione pastorale e spiritualità intorno al potere sanante e salvifico dell'arte. L'esperienza dolorosa del Covid ha toccato non solo le persone che hanno perso qualche familiare o amico, ma l'intera società e anche la comunità cristiana. Come credenti, abbiamo voluto provare a raccontarci e condividere cosa abbiamo vissuto (esperienze, emozioni, riflessioni) e cosa ci ha sostenuto in questo tempo prolungato di sospensione della "vita normale". Nello specifico, ci siamo chiesti (grazie ai preziosi contributi che in questo volume raccogliamo) quale ruolo ha avuto (o potrebbe avere) l'arte, per cercare di riscoprire la sua funzione terapeutica in ordine alla salvezza integrale della persona.