Prendendo le distanze da quello che ormai viene considerato come un semplice dato di fatto, ovvero la caratterizzazione della nostra epoca come quella dell'immagine, il libro di Petrosino si interroga sulla visione, proponendo una teoria generale dello sguardo come momento e luogo in cui il soggetto risponde e reagisce, drammaticamente, all'avanzare della luce. Quello della visione è uno dei grandi temi della tradizione filosofica occidentale del cui dibattito viene dato conto nella seconda parte del volume che raccoglie letture di autori che a vario titolo si sono confrontati con il tema della luce e/o con quello dello sguardo: Cusano, Hegel, Schopenhauer, Lacan, Goux, Dufrenne, Snell, Levinas, Debray ed altri.
Il volume raccoglie diversi saggi che approfondiscono i temi affrontati nella "Banalità del male" e nella "Vita della mente", e in primo luogo la responsabilità personale durante le dittature. Il lungo saggio centrale è una riflessione sull'inadeguatezza delle tradizionali verità morali come metro per giudicare ciò di cui siamo capaci, e riconsidera la nostra capacità di distinguere il bene dal male, il morale dall'immorale. Nella seconda parte i temi teorici vengono applicati nel particolare con alcune considerazioni sull'integrazione razziale, il Watergate, la sconfitta in Vietnam, i processi ai criminali nazisti.
"A causa della debolezza della natura umana si attribuisce, in genere, soverchia importanza a ciò che siamo nell'opinione altrui": profondo osservatore delle contraddizioni dell'animo umano, Arthur Schopenhauer analizza in queste pagine i tanti modi in cui i giudizi della società condizionano i nostri comportamenti. Con l'acutezza che lo contraddistingue, Schopenhauer sottolinea l'assurdità di molti dei pareri che spesso ci portano a modificare la nostra condotta e mostra come imparare a vivere guardando prima di tutto al nostro benessere, per condurre un'esistenza appagante e ritrovare così la serenità interiore.
I due saggi riuniti in questo volume sono le versioni rivedute di due articoli apparsi rispettivamente nel 1967 e nel 1963 e inseriti da Hannah Arendt nell'edizione americana del 1968 di "Tra passato e futuro". Il primo, scritto in occasione delle polemiche seguite alla pubblicazione del reportage sul processo Eichmann, investe quella caratteristica essenziale del totalitarismo che consiste nel fabbricare verità. Il secondo propone alcune riflessioni sul significato e sulle implicazioni della ricerca scientifica e della tecnica in un quadro teorico che è quello delineato in "Vita activa".
Richard Price (1723-1791) è una delle figure più rilevanti e ingiustamente trascurate nella storia dell'etica moderna. La "Review of the Principal Questions in Morals, edita originariamente nel 1758 e qui tradotta in italiano, costituisce uno dei più importanti trattati di etica del 1700. Polemizzando con l'egoismo, il volontarismo e soprattutto con il sentimentalismo di Hutcheson e Hume, Price sostiene che le proprietà morali sono irriducibili a proprietà naturali e sono oggetto di una percezione immediata dell'intelletto, senza che si debba ricorrere a un peculiare senso morale. L'edizione è a cura di Massimo Reichlin, professore associato presso la Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
Pubblicato per la prima volta nel 1690, "Saggio sull'intelletto umano" è il capolavoro lockiano. Si tratta della prima grande opera moderna sulle capacità, le funzioni e i limiti dell'intelletto umano e ha inaugurato il fecondo filone di ricerche filosofiche culminato nelle tre "Critiche" kantiane. Obiettivo principale è quello di definire i limiti entro i quali l'intelletto può e deve muoversi e oltre i quali non deve spingersi. Il "Saggio" è tradotto sulla base della quarta edizione del 1700, l'ultima curata personalmente da Locke.
Posidonio può essere considerato il più importante pensatore del I sec. a.C. I suoi interessi spaziarono ben oltre l'ambito filosofico in senso stretto, tanto che si guadagnò da Strabone l'epiteto di "polymathés", cioè uomo di vasta cultura. Questa edizione cerca di attribuire al filosofo le idee che gli possono essere ascritte con maggior sicurezza, introducendo poi una serie di passi che potrebbero a buon diritto essere posidoniani. I suoi interessi spaziano dalla filosofia, in cui si conformò alla tradizione stoica antica, introducendo innovazioni derivate dalla tradizione platonico-aristotelica, alla geografia, dalla meteorologia all'astronomia, dalla linguistica alla storia.
Un grandioso commentario alla "Repubblica" di Platone, uno dei testi basilari della civiltà europea. Platone aveva immaginato una Città ideale come proiezione ingrandita della psiche umana illuminata dall'Idea del Bene, e aveva fatto corrispondere ogni virtù a una parte precisa dell'anima e della città. Proclo, ultima voce filosofica del mondo pagano, ne offre la versione sistematica neoplatonica: la "Repubblica" è considerata la base dell'etica, così come il Timeo è la base della fisica e il Parmenide è la base della metafisica. Attraverso la lettura cristiana dello Pseudo-Dionigi Aeropagita, il commento di Proclo è entrato subito a far parte della costituzione etica e catechetica della Chiesa cristiana greca delle origini.
Richard Rorty, profondamente legato alla tradizione intellettuale americana, ma anche molto sensibile ai risultati del pensiero esistenzialistico ed ermeneutico europeo, definisce la propria posizione attraversando criticamente la filosofia analitica, che egli discute e, alla fine, "confuta", sia mettendone in luce intime difficoltà e contraddizioni, sia richiamandosi ai contenuti pragmatistici della tradizione americana, in base ai quali diventa chiaro che la filosofia analitica è ancora una versione, la più aggiornata, della concezione metafisica del pensiero. Con nota introduttiva di Diego Marconi e Gianni Vattimo.
Oggetto di un rinnovato interesse nel contesto della ripresa dell'intuizionismo in opposizione al riduzionismo naturalista imperante nella seconda metà del Novecento, le teorie morali di Ross sono oggi al centro del dibattito etico. In particolare, è la tesi dell'autoevidenza dei principi fondamentali della morale - ossia del loro darsi immediato, che non necessita di alcuna dimostrazione teorica o discorsiva - a esser stata ripresa da molti autori insieme al pluralismo normativo, ossia l'affermazione dell'esistenza di una molteplicità di doveri che interagiscono nella decisione sulle varie situazioni concrete.
Le lettere comprese in questo volume dell'"Epistolario" di Nietzsche illuminano un periodo della sua vita tanto fecondo quanto drammatico. Dopo le dimissioni dall'Università di Basilea per motivi di salute, il filosofo inizia la sua inquieta esistenza di "fugitivus errans" verso il Sud, nella ricerca ossessiva della "luminosità di un cielo sereno", la sola condizione climatica in cui egli sembra poter vivere e lavorare. Ma tra il 1880 e il 1881 domina un'atroce sofferenza fisica: Nietzsche si sente "come un animale alla tortura", sottoposto a una tensione quasi insostenibile.