E' qui per la prima volta ricostruita e documentata - attraverso l'analisi di fonti inedite provenienti da archivi nazionali e privati - la relazione tra il movimento organizzato dei lavoratori cristiani e le autorità ecclesiastiche, a partire dagli anni che precedono il Concilio Vaticano II fino ai fecondi anni Sessanta e Settanta, segnati dal magistero d Giovanni XXIII e Paolo VI. L'autore indaga la "storia spirituale" delle ACLI e il loro rapporto con la Chiesa: un alternarsi di momenti di dialogo e collaborazione ad altri di allontanamento o distacco, come la pubblica deplorazione di papa Montini nel 1971. La ricerca storica dipana i fili del rapporto tra fede e politica, chiarisce il ruolo e le responsabilità dei laici nella Chiesa italiana ed esplica l'evoluzione del pensiero sociale cattolico.
Paolo VI parla ancora oggi all’uomo, alla Chiesa e al mondo. La sua incisiva parola conserva inalterata la forza di interpellare le coscienze, consolare i cuori e illuminare il cammino dei discepoli di Gesù.
Alcuni sacerdoti Oblati diocesani riflettono sulla figura dell’Arcivescovo di Milano, diventato Pastore della Chiesa universale e ora associato alla comunità dei santi, mettendo in rilievo i tratti principali della sua testimonianza. Incontriamo così Montini come l’uomo ricco di doni di Dio e di virtù; l’innamorato di Cristo; l’orante che ci regala stupendi testi di preghiera; il pastore che ama appassionatamente la Chiesa e la serve con piena dedizione; il padre proteso all’incontro con i “lontani”, al dialogo ecumenico e alla promozione della pace; l’apostolo che sprona il popolo di Dio, e specialmente gli amati sacerdoti, a intraprendere nuove vie per la missione evangelizzatrice della Chiesa nel mondo.
Paolo VI è senz'altro il primo papa moderno, forse il più moderno che la Chiesa ha avuto finora: per la sua apertura alla cultura contemporanea e per la centralità della testimonianza nel suo magistero. Davvero è il papa della testimonianza: la quale è dono e sorgente di responsabilità e sola permette di aver accesso all'evento della Rivelazione, perché è il 'farsi' oggi della verità nell'amore. Gesù lo attesta con tutto il messaggio della sua esistenza, parole e gesti, morte e vittoria sulla morte. La sua testimonianza dice la verità dell'uomo e la verità di Dio, inseparabili. «La testimonianza, dunque, non come un di più che s'aggiunge all'accoglienza della verità del Vangelo in quanto essa viene fatta nell'agápe. Ma come la sua dinamica, la sua forma, il suo evento».
«Oggi gli uomini che pur hanno tanti mezzi di felicità esteriore mancano spesso di felicità interiore, quella vera, quella personale, quella profonda e sincera, che per ciascuno desideriamo». Così si esprime Giovanni Battista Montini nelle vesti di Papa Paolo VI, dal 2018 santo, in una delle sue omelie di Natale, che volle celebrare sempre anche nei quartieri periferici di Roma, in quelle borgate povere dove da giovane sacerdote andava con gli universitari. «La sofferenza dei poveri è nostra e vogliamo sperare che questa nostra simpatia sia capace di suscitare quel nuovo amore che moltiplicherà, mediante un'economia provvida e nuova al suo servizio, i pani necessari per sfamare il mondo». In questi testi il pontefice lombardo si rivolge «all'uomo moderno, qualunque sia il grado di vicinanza o di lontananza con questo mistero natalizio»: «anche per voi, sì, è Natale».
Ha detto di lui il suo secondo successore, san Giovanni Paolo II: ''Paolo VI fu un dono del Signore alla sua Chiesa. (…) Oggi comprendiamo meglio quanto ferma fosse la sua fede: quanto grande il suo amore per la Chiesa: quanto profonda la sua spiritualità: quanto lungimiranti le sue decisioni: quanto illuminante la sua saggezza''. In questa biografia breve, ma incisiva e dettagliata, l'autore fa la sintesi della vita e della morte del Papa che ha cambiato la Chiesa.
Come vive un ragazzo all’interno delle mura del Vaticano tra gli anni Sessanta e Settanta, avendo monsignor Deskur come direttore spirituale, il cardinale Slipyj come compagno di passeggiate e servendo le quotidiane celebrazioni eucaristiche presiedute da Paolo VI? Episodi storici noti come le prime apparizioni del papa in mondovisione, lo sfregio alla pietà di Michelangelo, le visite apostoliche del papa, gli incontri con la Chiesa ortodossa, l’uccisione di Aldo Moro raccontati per la prima volta da un ragazzo che li viveva insieme al papa dall’altro lato dello schermo. Occasione unica per comprendere sia la grandezza nel vissuto quotidiano di Paolo VI, con numerosi aneddoti e fatti inediti, sia il debito straordinario che l’autore, prete da quarant’anni, riconosce di avere con quel papa che ha segnato profondamente la sua vita.
Paolo VI in un'occasione scrisse: «Io sono amato da Dio, gioia, gioia, pianti di gioia». Quante volte fin dagli anni giovanili ricorre nei suoi scritti l'espressione «Signore Tu ci sei necessario». Nelle varie tappe della sua esistenza Paolo VI cercò sempre di «confessare Gesù nato da Maria Vergine». Guidò la Chiesa in anni difficili. Portò a conclusione il concilio Vaticano II, resse la barra del timone della Chiesa durante gli anni della contestazione. Convinto che il mondo ha bisogno di testimoni più che di maestri, fu un testimone per la Chiesa e nella Chiesa. La lettura di queste pagine ci aiuterà a capire la santità di questo pontefice che scelse il nome di Paolo per essere apostolo fra le genti.
Si può dire che Giovanni Battista Montini sia cresciuto con i santi; in seguito, durante il pontificato, ha proclamato 61 beati e 83 santi. Ricorda monsignor Pasquale Macchi: «I testi delle omelie per le beatificazioni o canonizzazioni dei cristiani da lui proclamati degni della gloria degli altari, sono tutti di alta qualità e ciascuno esprime qualche cosa anche della sua spiritualità». Sorprende oggi leggere alcune pagine dell'arcivescovo Montini e di Paolo VI e ritrovare in esse spunti di grande attualità e di stimolo a quel cammino di santità popolare sollecitatoda papa Francesco nell'esortazione Gaudete et Exsultate. Così, ad esempio, l'omelia dell'arcivescovo Montini per la festa di Tutti i Santi del 1957 sintetizza efficacemente il concetto di santità "possibile" mentre il testo del 1959 sul santo Curato d'Ars sviluppa in maniera molto attuale il tema della santità sacerdotale, richiamando il dovere dei preti di seguire «il programma di Cristo» e non fare del proprio ministero una «fonte di speculazione» o di arricchimento personale. Molto belle, poi, le parole di Paolo VI sulla santità dei giovani e degli operai, in relazione alla figura di Nunzio Sulprizio, che con don Vincenzo Romano e Maria Caterina Kasper ha il singolare destino di essere stato prima beatificato da papa Montini e poi canonizzato da papa Francesco insieme allo stesso Paolo VI il 14 ottobre 2018.
Paolo VI ha lasciato una Chiesa integra, indomita, malgrado tutte le difficoltà e le crisi che ha attraversato. Una Chiesa che ha ancora molto da insegnarci. Paolo VI è stato pioniere, profeta e maestro, ha saputo rimanere saldo al timone della barca di Pietro, pur nelle difficoltà e lacerazioni del tempo. Giovanni Battista Montini però sapeva a chi appartenessero realmente le stagioni e l’incedere degli eventi, così non perse mai la speranza, anche nei momenti più critici. La Chiesa ha da tempo riconosciuto la grandezza di questo Papa avviandone la canonizzazione e cogliendone le grandi intuizioni profetiche che hanno ispirato i suoi successori sino a Papa Francesco, che non fa mistero di considerarlo una sua grande guida. I temi cari a Bergoglio erano già compresi nell’idea di Chiesa montiniana: la Chiesa in uscita, la Chiesa sinodale, quella del camminare insieme, la Chiesa che scruta i segni dei tempi, capace di dialogo, senza arroccarsi, ferma, certa, nella fede. Non fu un caso che proprio Montini, nel discorso con cui chiuse il Concilio Vaticano II, il 7 dicembre 1965, parlasse di una Chiesa “samaritana”, “ancella dell’umanità”.
Concesio vuole la sua parte nella vita di Giovanni Battista Montini. Non solo perché vi nacque... È lì che il "mondo stupendo", "questa scena affascinante e misteriosa" si rivelò al suo sguardo innocente e tranquillo, incapace di scorgervi brutture, ma solo bellezza, perché "riverbero della prima unica Luce..."». Queste poche righe, spigolate da una lontana biografia su Paolo vi, non sono più solo un auspicio. E anche il paese natale del pontefice, dove aprì "gli occhi alla luce del sole" e nacque "alla grazia nel battesimo" - come sintetizzò Giovanni Paolo ii in visita a Concesio il 26 settembre 1982 - è diventato familiare a molti. Queste pagine si rivelano un invito a visitare Concesio, sempre più meta di pellegrini e turisti. Testi e immagini introducono il lettore a questo luogo costellato di tracce e simboli della presenza di Paolo VI, ma, prima ancora, lo avvicinano alla figura e al pensiero del Papa Santo che portò a compimento il Concilio Ecumenico Vaticano II. Una guida, soprattutto spirituale, per ripartire là dove per Giovanni Battista Montini tutto è cominciato.
«Costruire nuove chiese vuol dire assicurare a Milano il suo volto cristiano, che rifulge nei secoli della sua storia operosa; vuol dire tramandare ai posteri quella famma di fede convinta e fattiva, ricevuta dalle mani dei padri, che deve continuare a brillare con non diminuito splendore. E questa non può conservarsi vivida e pura, ove manchi la chiesa, accogliente Casa di Dio per il conforto degli uomini, ove manchi l'altare, attorno a cui essi si stringano per ricevere Gesù Cristo, ascoltare il Suo Vangelo, e attingervi alimento di vita soprannaturale, e stimolo a esemplari virtù morali e civiche, nel vincolo della mutua carità» Paolo VI (Messaggio per la «Giornata delle nuove Chiese» a Milano, 17 novembre 1963). nella Diocesi di Milano, ogni Chiesa nuova costruita dal 1955 al 1963, sotto la cura pastorale dell'Arcivescovo Giovanni Battista Montini, reca le tracce di tanti suoi pensieri, è una tappa dei suoi programmi, sino al coronamento, a quello stupendo progetto delle ventidue nuove Chiese di Milano dedicate ai Concili della Chiesa: una ispirazione provvidenziale, "ecumenica", sorta nel cuore di un Arcivescovo che di lì a poco sarebbe diventato Papa, ereditando da san Giovanni XXIII la missione di un Concilio Ecumenico. Un'idea di Chiesa, le sue chiese: uno stesso amore, uno stesso ideale. La grande società dei credenti, l'Ecclesia; la piccola casa di Dio, il tempio.
Il 4 dicembre del 1968 usciva nelle edicole italiane il primo numero del nuovo quotidiano cattolico nazionale «Avvenire», nato dalla fusione tra due importanti testate preesistenti, «L’Italia», edito a Milano, e «L’Avvenire d’Italia», pubblicato a Bologna. La fondazione del quotidiano dei cattolici italiani non fu solo un evento di rilievo nel panorama della stampa nazionale, ma rappresentò una pagina, ancora quasi sconosciuta, nella storia della Chiesa italiana. La ferma volontà di Paolo VI – autentico fondatore del giornale – si scontrò in quella circostanza con le reazioni perplesse e diffidenti di quasi tutto l’episcopato nazionale. Contrarietà ed ostacoli giunsero soprattutto dalle principali diocesi interessate dalla fusione dei due quotidiani che diedero vita ad «Avvenire»: Milano, che editava «L’Italia», e Bologna, ove aveva sede «L’Avvenire d’Italia». Alla luce della documentazione esaminata, in maggior parte inedita, è ora possibile ricostruire la complessa e per molti versi sorprendente vicenda che ha condotto alla nascita di «Avvenire» e all’affermazione del giornale cattolico durante gli anni del pontificato di Paolo VI, il quale non fece mai mancare la sua fiducia e il suo sostegno al quotidiano, ritenendolo un indispensabile strumento di evangelizzazione