Da quando esiste l'economia e il potere del denaro, gli ingranaggi della creazione della ricchezza trascurano gli interessi della maggior parte dell'umanità. A dispetto, almeno in Occidente, della lunga tradizione democratica, le forze dominanti dell'economia tendono a fare i conti solo con se stesse, senza considerare i diritti e le necessità vitali di chi non ha potere economico né vera rappresentanza politica. Ma qualcosa, scrive William Greider in questo libro, sta cambiando. L'autore spiega perché oggi non siamo più impotenti di fronte alle ingiustizie del potere economico. E come possiamo rendere il capitalismo più rispettoso dei bisogni reali delle persone.
Saper comunicare in modo efficace è diventato vitale in una società che si fonda sulla comunicazione, eppure la maggior parte delle persone non ne è capace o comunica in modo insoddisfacente. È una situazione molto comune ma non immutabile, perché si può apprendere, con risultati sorprendenti, il "come", il "che cosa" e il "quando" che fanno la differenza nella comunicazione, che costituiscono lo spartiacque fra successo e insuccesso nel comunicare. Il libro si rivolge a imprenditori, professionisti, dirigenti e quadri di aziende private e pubbliche, a lavoratori che vogliono migliorare la loro condizione o che devono gestire i rapporti con i clienti-utenti, a studenti universitari o di corsi post-laurea e post-diploma, a tutti coloro insomma che sentono il bisogno di comprendere i meccanismi della comunicazione e di acquisire competenze e abilità per controllarne processi ed esiti
L'espressione "capitalismo personale" mette insieme due termini contraddittori, che in passato si è cercato di separare. La natura impersonale del capitale lo identificava con l'azienda, mentre la persona apparteneva allo spazio proprio della vita privata. Oggi però il capitale ha sempre più bisogno delle persone, che si impegnino nelle aziende utilizzando al meglio le proprie capacità e sviluppando autonomie crescenti: una grande opportunità, non indenne tuttavia da rischi e sofferenze. Sommando diverse categorie, la metà del lavoro prestato oggi in Italia è riconducibile, secondo le stime del Censis, a figure di "capitalisti personali". Si tratta di una vera e propria rivoluzione, che gli autori documentano con le parole dei protagonisti.
Ex presidente della Consob, padre dell'Antitrust, docente alla Bocconi, avvocato stimato e consulente di tante aziende italiane, deus ex machina di alcune delle maggiori operazioni finanziarie degli ultimi vent'anni, Guido Rossi è uno dei protagonisti della politica e delle vicende del capitalismo italiano. Federico Rampini, editorialista e inviato di "Repubblica", raccoglie in questo volume ventidue interviste pubblicate sul quotidiano nel decennio che va dal 1996 al 2005 e un saggio inedito di Guido Rossi dedicato ai diversi modelli di società per azioni. Con sguardo lucido e impietoso queste pagine ripercorrono i fatti politici ed economici dell'Italia degli ultimi anni, mettendo a nudo l'intreccio tra affarismo e politica.
Un'economia del "vivere bene", fondata su valori non misurabili con il metro della quantità: la cultura, il paesaggio, le valenze simboliche, l'eco di uno stile di vita, i richiami dell'immaginario, la creatività, la storia. Il libro intende dar voce a questa Italia. Venticinque storie emblematiche, avventure di successo come, per fare solo un esempio, la Technogym di Alessandro Neri che, da un garage in provincia di Cesena, è riuscita a imporre nel mondo il passaggio culturale dal fitness al wellness, insegnando agli americani come tenersi in forma.
Secondo Latouche, bisogna mettere in discussione i concetti di crescita, povertà, bisogni fondamentali, tenore di vita e decostruire il nostro immaginario economico, che è ciò che affligge l'occidentalizzazione e la mondializzazione. Non si tratta ovviamente di proporre un impossibile ritorno al passato, ma di pensare a forme di un'alternativa allo sviluppo: in particolare la decrescita condivisa e il localismo. Serge Latouche è professore emerito di Scienze economiche all'Università di Paris-Sud. Specialista dei rapporti economici e culturali Nord-Sud e dell'epistemologia delle scienze sociali, è autore di numerose opere.
Il mercato è, secondo molti, quel meccanismo automatico, quasi naturale, retto da una 'mano invisibile' che conduce spontaneamente alla crescita e al benessere collettivi. Ma è così? O, piuttosto, il mercato è una costruzione sociale che richiede regole e indirizzo? Un'analisi controcorrente del concetto di libertà, che riscopre il mercato come luogo di incontro tra società ed economia. Alessandro Roncaglia è professore ordinario di Economia politica alla Facoltà di Scienze statistiche dell'Università di Roma La Sapienza ed è socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei.
La geometria frattale ha modificato radicalmente il modo in cui la scienza tenta di penetrare i misteri della natura e ha influenzato numerosi campi di studio e di applicazione moderni. Benoît Mandelbrot, artefice di questa profonda rivoluzione, applica oggi i suoi metodi anche al mondo della finanza; negli ultimi quarant'anni, infatti, ha analizzato attentamente ogni aspetto del campo, giungendo alla conclusione che le teorie ancora in uso ai giorni nostri poggiano su basi sbagliate: il mercato è molto più rischioso di quanto si pensi comunemente. In questo libro, l'autore scherza con i mostri sacri dell'economia classica, smontando i vecchi modelli a causa dei quali numerosi investitori hanno perso ingenti quantità di denaro.
È urgente democratizzare la finanza: non solo nei paesi in via di sviluppo ma anche in Europa, dove il crescente ricorso al lavoro precario rende l'accesso al credito sempre più problematico. Tra il liberismo selvaggio e le declinanti politiche di welfare, ispirate a un'anacronistica concezione provvidenziale dello Stato, la microfinanza può, invece, giocare un ruolo importante riconciliando la logica del profitto con quella dell'interesse comune. Il microcredito (che ha sottratto negli ultimi decenni più di 60 milioni di persone nel mondo dallo stato di povertà) costituisce cosi una valida terza via, permettendo agli esclusi di diventare creatori in proprio di ricchezza.