«Esisterà ancora la parrocchia?»: questo interrogativo, che apre la serie dei contributi raccolti nel volume, interpreta una preoccupazione comune sul destino delle comunità cristiane e delle prassi pastorali legate al cristianesimo sociale. Nella Chiesa italiana (e non solo) si stanno delineando nuovi scenari, che vanno criticamente pensati: è in atto una trasformazione della parrocchia classica, che ne chiama in causa la forma, i tempi e gli spazi di azione. Non si tratta di avviare un'operazione di "ingegneria pastorale", quanto di disporsi a un'autentica "ecclesiogenesi", a partire da alcune coordinate fondamentali: la pastoralità come tensione all'ascolto di Dio e dell'umano, la sinodalità, il dinamismo di riforma, la vocazione alla fraternità e sororità, l'ospitalità e il servizio, il dialogo con la realtà contemporanea. Queste e altre dimensioni, consapevolmente assunte, strutturano una pastorale in conversione missionaria, capace di misurarsi con le sfide della città e di rimodularsi valorizzando una ministerialità plurale - maschile e femminile, individuale e familiare - attraverso cui dare forma a una nuova presenza della Chiesa sul territorio, più corrispondente al sogno di Dio.
Il volume presenta per la prima volta nella storia il testo del Sacramentarium Gregorianum con la traduzione italiana, permettendo così una più facile conoscenza dei contenuti che insieme a quelli degli altri sacramentari costituiscono la base anche degli odierni libri liturgici, soprattutto del Missale Romanum. Il Commento piuttosto articolato offre la possibilità di accedere al tesoro dell'eucologia con l'attenzione alla storia, alla letteratura, all'uso della parola di Dio e soprattutto alla teologia liturgica racchiusa nelle formule. Le varie Appendici danno infine la possibilità di completare lo sguardo sui molteplici contenuti e di avviare ulteriori approfondimenti. Nella Veritatis gaudium papa Francesco invita ad assumere una formazione accademica garantita da un «impegno generoso e convergente verso un radicale cambio di paradigma, anzi ... verso una coraggiosa rivoluzione culturale». E questa potrà avvenire qualora si attivi «una vera ermeneutica evangelica per capire meglio la vita, il mondo, gli uomini». Si tratta in definitiva «non di una sintesi, ma di una atmosfera spirituale di ricerca e certezza basata sulle verità di ragione e di fede». Sono parole quanto mai augurali che invitano a continuare con coraggio e ampiezza di orizzonti culturali nell'impegno del veritatem inquirer
La questione del rapporto o, meglio, della distanza fra teologia e pastorale è il filo conduttore degli Atti pubblicati in questo volume. Sono il frutto di un convegno nazionale, svoltosi a Roma dal 26 al 28 gennaio 2017, cui hanno partecipato responsabili e professori delle Facoltà teologiche italiane, docenti degli Istituti superiori di Scienze religiose e rappresentanti di uffici pastorali. Se, per un verso, si lamenta che la formazione teologica non ha ancora un riconoscimento sul versante civile, è altrettanto vero che non tutto è ancora stato fatto affinché i saperi teologici siano patrimonio integrale delle Chiese locali, che avrebbero la possibilità di investire ancora molto, e con beneficio, nella valorizzazione di quanti hanno una preparazione teologica universitaria. In altri termini, c’è spazio perché tra pastorale e teologia si stabilisca un raccordo non solo saltuario o occasionale.
Gli Atti sono articolati in tre sezioni: la prima riguarda i soggetti coinvolti (pastori, teologi, laici); la seconda raccoglie le riflessioni sui principali ambiti della prassi ecclesiale, ripresi in rapporto ai tre testi fondamentali di papa Francesco (Evangelii gaudium, Amoris laetitia, Laudato si’); infine, una sezione è dedicata alla questione educativa e alla pedagogia religiosa, con riferimento peculiare al mondo della scuola e dell’insegnamento della religione cattolica.
Sotto il nome di Gelasio si conoscono due importanti opere compilate, in realtà, dopo la sua morte: il Decretum Gelasianum e il Sacramentarium Gelasianum.
La prima è una raccolta di decretali, mentre la seconda (il cui titolo risale al sec. IX) è una raccolta di testi liturgici e costituisce l'oggetto della presente pubblicazione. Dall'VIII secolo, tempo in cui il sacramentario risulta essere stato compilato -, probabilmente nel nord est della Francia - il contenuto rimane in ombra fino al 1680 quando il card. Giuseppe M. Tomasi lo edita per la prima volta.
Testimone di una liturgia romana ma con influssi di altri contesti geocultuali, il Gelasiano rivela una ricchezza di testi cui ha attinto anche la riforma liturgica promossa dal Vaticano II, e a cui si può ancora attingere man mano che la conoscenza dei suoi tesori si sviluppa. Ed è in vista di questa "conoscenza" che si è sentito il bisogno di completare la trilogia delle Concordantiae con la presente opera. In tal modo è ora possibile acquisire un orizzonte più organico circa la tradizione eucologica soprattutto romana, alla luce dei tre più antichi sacramentari.
La lettura dei tre testi permette di cogliere aspetti pressoché inesauribili circa la ricchezza del linguaggio orante della Chiesa attorno alla metà del primo millennio: una ricchezza che si è poi riversata nei libri liturgici del secondo millennio giungendo fino ai tempi del passaggio tra secondo e terzo millennio quando con la riforma liturgica del Vaticano II si sono potute recuperare molte composizioni.
La conoscenza più approfondita dei sacramentari permetterà anche in futuro di scoprire ulteriori testi che possono contribuire ad ampliare l'orizzonte teologico del culto cristiano.
Tutto questo permette i1 confronto diretto con testi presenti nell'attuale Missale Romanum, anello più recente di una traditio che abbraccia l'esperienza orante delle Chiese in due millenni.
È possibile scorrere i lemmi per cogliere il numero della specifica occorrenza; vari lemmi pur sempre segnalati non sono stati considerati data la non rilevanza ai fini dello studio filologico e teologico dell'eucologia; questi, comunque, sono consultabili nel sito www.latinitas.unisal.it e www.liturgia.it unitamente ad Appendici come l'elenco dei prefazi e dei termini in ordine di occorrenza.
Nell’ottobre del 1713 avviene una scoperta di estremo interesse per la scienza liturgica e per la tradizione cultuale dell’Occidente: il veronese Scipione Maffei trova un codice rimasto nascosto per secoli; ci si rende subito conto dell’importanza di questo unicum.
Il bisogno di conoscere il testo farà sì che durante quello stesso secolo XVIII avvengano ben quattro edizioni, fino alla quinta apparsa verso la fine del secolo XIX e poi alla sesta che costituisce la base dell’attuale concordanza. Nell’edizione critica di Mohlberg il lettore può trovare la descrizione dettagliata del manoscritto, le caratteristiche linguistiche del testo (ortografia, imprecisioni, grammatica, clausole), il contenuto e le caratteristiche del libro, i tentativi di datazione, il sacramentario in rapporto agli altri sacramentari latini, la descrizione delle prime edizioni, e i principi basilari dell’edizione stessa apparsa nel 1954.
A tre secoli esatti dalla scoperta del codice, appare la presente opera. La casuale coincidenza si accompagna anche al 50° della Sacrosanctum Concilium, in un felice incontro che permette di far riecheggiare ancora una volta quanto la stessa Sacrosanctum Concilium affermava nel n. 23 a proposito dell’intimo rapporto che deve intercorrere fra tradizione e progresso nella riforma liturgica, da realizzare attraverso «un’accurata ricerca teologica, storica e pastorale».
Non è la prima volta che anche questo sacramentario è sottoposto ad un lavoro di concordanze. Se i Curatori hanno ritenuto opportuno avventurarsi in quest’opera ciò è dipeso da vari fattori. Il primo è costituito dall’esperienza maturata in questo specifico ambito con la pubblicazione di numerose altre concordanze. Il secondo è determinato dall’opportunità di rispondere al bisogno di conoscere meglio le fonti liturgiche, soprattutto in questo tempo in cui la riforma liturgica è terminata mentre prosegue il grande impegno della formazione; e per questo si possono così fare i confronti con pagine della tradizione che rischiano di rimanere nascoste per la difficoltà di poterne disporre e leggerle in modo adeguato. Il terzo è quello di offrire un testo base fedele ovviamente all’edizione critica curata a suo tempo da Leo Cunibert Mohlberg, ma rivista in modo tale che il testo latino risulti corretto e scorrevole.
Tutto questo permette non solo la facilitazione della lettura del documento, ma più ancora il confronto diretto con testi presenti nell’attuale Missale Romanum, anello più recente di una traditio che abbraccia l’esperienza orante delle Chiese in due millenni.
È possibile scorrere i lemmi per cogliere il numero della specifica occorrenza; vari lemmi pur sempre segnalati non sono stati considerati data la non rilevanza ai fini dello studio dell’eucologia; questi, comunque, sono consultabili nel sito www.latinitas.unisal.it e www.liturgia.it unitamente ad Appendici come l’elenco dei prefazi e dei termini in ordine di occorrenza.
Tra il 1983 e il 1988 la "Società di Studi Trentini di Scienze Storiche" si è fatta promotrice dell'edizione dei "Monumenta Liturgica Ecclesiae Tridentinae saeculo XIII antiquiora". Articolati in quattro tomi, i tre volumi rendono conto del patrimonio liturgico che ha caratterizzato la Chiesa di Trento. L'opera costituisce un punto di riferimento essenziale per la conoscenza dello sviluppo delle forme liturgiche del Rito romano. All'interno, infatti, è racchiusa l'edizione più antica del Sacramentario Gregoriano. Il sacramentario tridentino è un autorevole testimone di una tradizione italica dell'eucologia gregoriana anteriore al libro inviato da papa Adriano alla corte franca. Inoltre, nonostante alcune integrazioni di epoca successiva, il tridentino sembra rappresentare la recensione più arcaica del sacramentario gregoriano. L'attualità della Concordantia risulta dal fatto che essa permette di valorizzare un ricchissimo patrimonio difficilmente poco fruibile; di confrontare quanto racchiuso, ad esempio, nell'odierna edizione del Missale con ciò che era presente nel Missale tridentino; di esaminare a fondo le scelte operate nella selezione dei testi; di compiere un lavoro di traduzione nelle lingue vive, verificando l'uso dello stesso termine in contesti diversificati.
La ristampa anastatica del Messale Romano in lingua latina del 1962.