Lazzaro, l'amico di Gesù, è malato. Marta e Maria, le sorelle, lo mandano a dire a Gesù. "Signore, ecco, il tuo amico è malato". Udendo quelle parole, Gesù dice: "Questa malattia non è per la mor-te, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato" (Giovanni 11,4). Lazzaro però morì, dunque la sua malattia era mortale. Eppure quella malattia non fu per la morte, non fece il gioco della morte, perché divenne fonte di fede. Se quella malattia non è per la morte, c'è nella nostra epoca una malattia che sia per la morte? C'è, risponde Kierkegaard, ed è la disperazione. La disperazione è il peccato dell'uomo contro il mondo, contro gli altri, contro Dio. E la malattia dello spirito, del sé, la malattia che fa desiderare la morte pur tenendo sempre in vita, pur condannando sempre alla vita. Per questo la disperazione è per la morte, è a servizio della morte senza essere mortale, fa vivere la morte senza concedere la morte. La malattia per la morte, pubblicata nel 1849, è una fenomenologia della disperazione, e descrive una parabola che va dalla disperazione che non sa di essere tale alla disperazione che sa se stessa e sfida il mondo e Dio. È il capolavoro di Kierkegaard, in cui i fili della sua riflessione psicologica, teologica e filosofica trovano la più alta e compiuta formulazione.
«La muerte atraviesa la vida, ésa es la enseñanza del cristianismo; tú tienes que morir a; el Espíritu vivificante es precisamente el que te mata; es la primera manifestación del Espíritu vivificante: que tú debes meterte en la muerte, tú debes morir a — así es, para que no puedas tomar el cristianismo en vano. Un Espíritu vivificante: he aquí la invitación, ¡quién podría no aceptarla! Pero muere, primero: ¡he aquí la parada!».
De entre los escritos edificantes de Søren Kierkegaard (1813-1855), el presente es el más popular de todos. Destinado en un principio a ser una de las predicaciones previstas para 1851, fue finalmente publicado el 10 de septiembre de ese mismo año, en el undécimo aniversario del compromiso de su autor con Regina Olsen. Interpelación al individuo singular, constituye un excelente compendio del pensamiento kierkegaardiano.
En 1844, bajo el pseudónimo de Juan Clímaco, Kierkegaard había publicado «Migajas filosóficas», obra en la que diferenciaba radicalmente la filosofía sistemática con pretensiones absolutas (Hegel) del socratismo, y a éste, de la relación única entre el maestro y los discípulos, tal como se establece entre Cristo y los cristianos.
Dos años más tarde, el mismo Juan Clímaco (y su «editor», Kierkegaard) se vio en la obligación de hacer una serie de apostillas a dicho texto. En ellas profundizaba en los muchos matices del problema de cómo cabe siguiera pensar que la eternidad se relacione con el tiempo, o sea, que Dios y la historia puedan estar de algún modo en contacto y el individuo existente pueda realmente convertirse ya ahora en seguidor de la verdad plena y eterna. La empresa no puede ser más atrevida: formular los fundamentos de una ontología existencial donde la libertad y el amor hallen cabida e incluso se conviertan en el núcleo de un nuevo pensamiento antisistemático y más profundo que cualquier intento de sistema.
La lettura dei Diari - una miniera di intuizioni folgoranti, pensieri, preghiere, polemiche e spunti argomentativi - restituisce la complessità non sistematica ma edificante del pensiero filosofico e teologico di Søren Kierkegaard. Questa ultima edizione, di molto ampliata e rivista, riprende la versione del suo maggiore studioso italiano, Cornelio Fabro, svolta sull'integrale danese (20 voll., 1909-1948), pubblicata da Morcelliana nel 1948 e più volte ristampata. Ma l'attento spoglio compiuto dai curatori sulle carte postume, le lettere, i documenti e le opere complete, nel confronto fra la prima e i volumi già disponibili della nuova edizione critica danese, rende quest'opera del tutto originale nella traduzione e nelle note. Un classico, queste pagine dei Diari parlando del mondo si mettono in dialogo con Dio, la morte, l'amore, e toccano tonalità affettive come la noia, l'inquietudine, la pazienza e l'impazienza, l'angoscia... Un esercizio di pensiero quotidiano in cui traluce, sotto vari registri, la teoria dei tre stadi dell'esistenza estetico, etico e religioso.
Publicado por primera vez en 1844, EL CONCEPTO DE LA ANGUSTIA es quizá el libro más conocido del danés SÖREN KIERKEGAARD (1813-1855), y en él se articulan algunos de los conceptos en los que se apoya el existencialismo cristiano. La angustia se relaciona con el pecado y con la libertad. Engendrada por la nada, alimentada por la impaciencia, surgida como «realidad de la libertad en cuanto posibilidad», la angustia es «el vértigo de la libertad» y al mismo tiempo un medio de salvación que conduce a la fe, a la verdad que años antes de escribir este libro el autor, en su diario íntimo, confesaba buscar como sentido definitivo de su existencia: «Es preciso encontrar una verdad, y la verdad es para mí hallar la idea por la que esté dispuesto a vivir y morir». Del mismo autor, en esta colección: «Temor y Temblor» (H 4419).
Chi voglio essere? Che persona voglio diventare? Il cammino dell'uomo per costruire se stesso, dallo "stadio estetico" allo "stadio etico" fino alla perfezione della fede in Dio. Un percorso di maturazione dell'individuo, quello descritto dal grande filosofo danese, incentrato sulla "scelta", capace di portare a un approdo spirituale che possa dare un senso autentico all'esistenza. Un itinerario interiore, un messaggio tutt'altro che superato e valido più che mai nel mondo di oggi, dominato dalle pulsioni edonistiche, ma sempre alla ricerca di una dimensione più libera e vera.
Obra de claro sustrato autobiográfico, LA REPETICIÓN (1843) retoma y redondea, al menos en su primera parte, el análisis que hiciera SÖREN KIERKEGAARD (1813-1855) de la compleja relación que sostuvo con su novia Regine Olsen y que tan decisiva resultó a la postre en su trayectoria existencial y filosófica. En efecto, si en «Diario de un seductor» (H 4484) examinaba las artes con que se ganó el afecto de la muchacha y en «Temor y Temblor» (H 4419) el “salto al vacío” que supuso la ruptura de su relación, «La repetición» –obra recompuesta tras llegar a conocimiento de Kierkegaard el nuevo compromiso de la que fuera su amada– consolida y explica la decisión del autor de dejar atrás definitivamente la condición de “hombre estético”, atrapado por el plano terrenal, para comprometerse en un camino de mayor trascendencia. Igualmente en esta colección: «El concepto de la angustia» (H 4473) e «In vino veritas» (H 4494).
"Memorie di un seduttore", pubblicato da Kierkegaard nel 1843, mette in scena l'astuto ed elegante gioco estetico del seduttore che conquista la sua preda incantandola con le armi dello spirito. Si tratta di una figura demoniaca, che arriva a possedere la donna, rapita dalla musica ammaliante della sua arte, per poi abbandonarla in una logorante disperazione. Prefazione di Gabriella Caramore.
DESCRIZIONE: Mai come oggi gli uomini si sono trovati a vivere tanto «prossimi» gli uni agli altri, in tempo reale, nel bene e nel male, tutti insieme. Il prossimo si è fatto a noi tanto prossimo da non consentire più di sentirci liberi di scansarlo o di accostarlo quando lo si incontra, come allora, sulla strada da Gerusalemme a Gerico. Per riacquistare la giusta distanza e la doverosa lungimiranza può giovare l’aiuto di un grande pensatore e di un grande credente: Søren Kierkegaard. Negli Atti dell’amore, l’opera che pubblicò nel 1847, al culmine della sua produzione letteraria, egli tratta del problema del «prossimo» a partire dalla capacità e dal dovere di ogni uomo di compiere atti vittoriosi su ogni egoismo. Il suo percorso è originale: egli non considera l’uomo come naturalmente egoista, nemmeno nel senso di egoismo come «amore di sé», che pensatori sia antichi sia moderni pongono come presupposto più che legittimo per indicare poi le vie virtuose idonee a fare evolvere in senso altruistico tale connaturato egoismo. Kierkegaard parte dall’alto, da ciò che è «supremo» in ciascun uomo, dagli atti dell’amore, e proprio in questi riscopre la presenza dell’umano-in-tutti: un tesoro nascosto, tutt’altro dall’incorreggibile «legno storto» di kantiana memoria.
Queste «riflessioni» sono filosofiche, ma possono avere come oggetto gli atti dell’amore solo in quanto esse sono cristiane. Kierkegaard è convinto, e lo dimostra qui a più riprese confrontandosi con «i pagani», ossia con la filosofia greca, che solo il cristianesimo ha scoperto che esistono atti d’amore, e soprattutto che questi possono e debbono essere compiuti da ogni uomo, dunque anche dai non credenti, in ogni tempo.
COMMENTO: Una nuova traduzione, curata da uno dei maggiori esperti italiani di studi kierkegaardiani, di questo testo ormai classico in cui il filosofo danese espone la teoria dell'amore cristiano, inserita nella NUOVA COLLANA DI FILOSOFIA.
UMBERTO REGINA insegna filosofia morale presso l’Università di Verona. Tra le sue opere pubblicate da Morcelliana ricordiamo: La vita di Gesù e la filosofia moderna (1979); L’uomo complementare. Potenza e valore nella filosofia di Nietzsche (1988); Servire l’essere con Heidegger (1995); Kierkegaard. L’arte dell’esistere (2005) e ha curato con Ettore Rocca, Kierkegaard contemporaneo. Ripresa, pentimento, perdono (2007).