GIUBILEO 2025
giubileo 2025: libri e articoli religiosi
Antologia personale di Vittorio Gassman - Poesia italiana dell'Ottocento e del Novecento: regia e voce di Vittorio Gassman, con Roberto Herlitzka, Franca Nuti, Lina Sastri, Franco Giacobini, Ludovica Modugno, Paila Pavese, Paolo Giuranna. Affidare la poesia alla voce per traghettarla nel terzo millennio. Con questo progetto Vittorio Gassman ha individuato le parole da consegnare ai lettori a venire. Foscolo, Manzoni, Leopardi, Carducci, Gozzano, Pascoli, D'Annunzio... Un'antologia privata che assume il rilievo di una storia della letteratura. Una dizione ininterrotta che crea una nuova poesia lunga due secoli, fatta di testi già scritti. Un incontro tra passione e tecnica per affermare il senso di una necessità: assicurare alla bellezza una sua continuità.
"Il pranzo di Babette" e "La storia immortale", due dei più significativi racconti della raccolta "Capricci del destino", ruotano intorno al tema del contrasto tra mondo immaginario e mondo reale, tra le umane fantasie e le convenzioni dell'agire umano. Al centro de "Il pranzo di Babette", dal quale è stato tratto l'omonimo film vincitore dell'Oscar, è il personaggio della cuoca comunarda che, crollati gli ideali rivoluzionari, vive esule in un mondo grigio e frugale. Ma il potere visionario di Babette trionfa, paradossalmente e orgogliosamente, sulle miserie della quotidianità. Una notte d'amore tra un marinaio e una donna perduta è al cuore de "La storia immortale", dal quale è tratto il film omonimo di Orson Welles con Jeanne Moreau.
Siamo in Sicilia, all'epoca del tramonto borbonico. È di scena una famiglia della più alta aristocrazia isolana, colta nel momento rivelatore del trapasso del regime, mentre già incalzano i tempi nuovi. Accentrato quasi interamente intorno a un solo personaggio, il principe Fabrizio Salina, il romanzo ci offre un'immagine della Sicilia viva, animata da uno spirito alacre e modernissimo, ampiamente consapevole della problematica storica, politica e letteraria contemporanea. (Durata: 10 ore e 6 minuti).
Una saga familiare del nostro secolo in cui si rispecchiano la storia e il destino di tutto un popolo, quello cileno, nei racconti delle donne di una importante e stravagante famiglia. Un grande affresco che per fascino ed emozione può ricordare al lettore, nell'ambito della narrativa sudamericana, soltanto "Cent'anni di solitudine" di García Márquez.
Le convulse e mirabolanti avventure di Candido offrono alla scintillante, ironia e incisiva penna di Voltaire l'opportunità di dimostrare la vanità dell'ottimismo razionalista leibniziano e della teoria del migliore dei mondi possibili. E il lettore di ieri, come quello di oggi, cede all'incantesimo e si rende partecipe del sottile e intelligente gioco, passando velocemente dall'arbitrio narrativo alla meditazione filosofica. Con Candido, pubblicato simultaneamente nel 1759 a Parigi, Londra ed Amsterdam, Voltaire portava a perfezione il conte philosophique, il nuovo genere letterario da lui creato.
Martin è un maturo professore universitario che si è ritirato in campagna: la solitudine è mitigata dalla compagnia di un grande cane nero, Ombra, che non diversamente dagli altri animali del bosco, ha il dono della parola. Martin gode di quella stagione della vita che "ti permette di desiderare senza prendere, di ammirare senza sfregiare, di soffrire senza far male ad altri". Si è riconciliato con il passato, e impara a convivere con i vuoti del presente e con la nostalgia per il figlio. In questa disposizione d'animo lo coglie, di sorpresa, l'arrivo di una coppia che viene a vivere non lontano da lui: un pittore e mercante d'arte in fuga dalla città e Michelle, la sua bellissima e biondissima compagna. La giovinezza di Michelle lavora nell'immaginazione, nei sensi e nel cuore di Martin non meno di quanto lavorino la leggenda della ragazza del lago (una vecchia storia che gira fra gli autoctoni e accende di lampi magici il respiro della natura) e i versi del Catena (il poeta folle di cui Martin è uno dei più autorevoli studiosi). L'apparizione di Michelle gonfia di vento pensieri, speranze, orgoglio virile. Il cane Ombra e tutti gli animali in cui si imbatte commentano, si impicciano, fanno esercizio di filosofia. Il ritmo del cuore e il ritmo della vita prendono una velocità imprevista. Che cosa aspetta Martin in fondo a questo bosco interiore di emozioni che chiedono futuro?
A Chentupedes, un antico villaggio scavato fra i monti di un paesaggio sontuosamente barbarico, la tradizione vuole che i coniugi legati da un vincolo d'amore muoiano insieme, come insieme sono vissuti. Purtroppo non è andata così per mannoi Lisandru e mannai Rosaria Niala. Lisandru è morto e Rosaria è così convinta che il Cielo se l'è preso anzitempo che ha continuato ad aspettarlo. Lo ha aspettato così forte che, quando arriva, fantasma acceso da vita che si rinnova, lo accoglie come una moglie accoglie il marito dopo un lungo viaggio. Lisandru è tornato per morire con lei. Ma prima che ciò accada è necessario sbrogliare il filo del passato. Sapere come sono andate le cose. Mettere alla prova la memoria con un'altra memoria, che viene da lontano e si srotola, magica e luminosa, quasi fosse un film, anzi come un vero film, sulle pareti calcinate della cucina dei Niala. I fantasmi, le pantumas, tornano per narrare, come in un racconto infinito, il gesto infinito dell'amore, il sapore dolcissimo del sangue.
Con poche pennellate precise, Amos Oz ricrea il microcosmo di un kibbutz israeliano negli anni cinquanta. Dal giardiniere timido e solitario che ha la passione di dare brutte notizie alla donna lasciata dal marito per un'altra che le vive praticamente accanto; dal vecchio elettricista che, con sbigottita discrezione, non riesce a capacitarsi dell'amore della figlia diciottenne per il suo insegnante di storia al falegname pettegolo che, in preda all'ira, si accanisce su un bambino per dare una lezione a chi ha maltrattato suo figlio; dalle tentazioni sensuali del segretario del kibbutz durante la sua ronda notturna, allo strugggente racconto agrodolce degli ultimi giorni di un calzolaio anarchico, appassionato di esperanto e del futuro dell'umanità. La perfezione dell'esecuzione e la profondità di sguardo di quell'eccezionale scrutatore di anime che è Amos Oz danno vita a un affresco popolato di personaggi che ritornano di storia in storia e che devono la loro forza a un'intensa, luminosa umanità.