Wadjda è una bambina di 10 anni che vive nella periferia di Riyadh, la capitale saudita. Nonostante viva in un mondo tradizionalista è una bambina affettuosa, simpatica, intraprendente e decisa a superare i limiti imposti dalla sua cultura. Dopo una lite con l’amico Abdullah, un ragazzino del quartiere con cui non avrebbe il permesso di giocare, Wadjda mette gli occhi su una bellissima bicicletta verde, in vendita nel negozio vicino casa. La bambina desidera averla a tutti i costi e poter battere l’amico Abdullah in una gara a due ruote. Haifaa Al Mansour è la prima regista donna saudita nella storia del suo paese. Ed è anche la prima ad avere girato un lungometraggio nel proprio territorio dove non esistono neppure le sale cinematografiche. Il suo lavoro in patria è da una parte acclamato e dall’altra criticato per aver sollevato argomenti in genere considerati tabù. Grazie ai suoi film e ai suoi lavori televisivi, Al Mansour è riuscita a rompere il muro di silenzio che circonda la vita delle donne saudite, fornendo un palco per le loro voci inascoltate. La bicicletta verde è il suggestivo racconto, tra realtà e metafora del desiderio di migliaia di bambine, ragazze, donne dell’Arabia Saudita di conquistare la parità dei diritti. A queste donne è tuttora proibito viaggiare, avere un lavoro retribuito, accedere all’istruzione superiore o sposarsi senza l’autorizzazione di un uomo che ha la potestà su di loro. Wadjda dà voce al loro mondo con una storia importante, ma delicata e gioiosa.