In breve
Economia e società, educazione e mentalità, letteratura e architettura, arte e ideali di vita: questi i grandi temi scelti da Cyril Mango per presentare la civiltà bizantina (324-1453 d.C.). «Mi interessava prestare attenzione a ciò che i bizantini pensavano – pensavano a proposito di se stessi e degli altri, del passato e del futuro, di come si debba vivere la vita». Come in un trittico, tre ‘tavole’ guidano il lettore. Nella prima Cyril Mango delinea i principali aspetti della vita dei bizantini: popoli e lingue, società ed economia, scomparsa e rinascita delle città, i dissenzienti, il monachesimo, l’istruzione. Nella seconda, descrive il corpus di credenze comuni al bizantino ‘medio’: il suo rapporto con le potenze del bene e del male, il suo posto nella natura, nella storia, il suo atteggiamento nei confronti degli altri popoli, il suo ideale di umanità. Nell’ultima, illustra i lasciti maggiori di Bisanzio: la letteratura, l’arte e l’architettura.
Indice
Premessa all’edizione italiana - Nota del curatore - Prefazione - Introduzione - PARTE PRIMA ASPETTI DI VITA BIZANTINA - I. Popoli e lingue - II. Società ed economia - III. Scomparsa e rinascita delle città - IV. I dissenzienti - V. Il monachesimo - VI. L’istruzione - PARTE SECONDA IL MONDO CONCETTUALE DI BISANZIO - VII. Il mondo invisibile del bene e del male - VIII. L’universo fisico - IX. Gli abitanti della terra - X. Il passato dell’umanità - XI. Il futuro dell’umanità - XII. La vita ideale - PARTE TERZA L’EREDITÀ - XIII. La letteratura - XIV. L’arte e l’architettura – APPARATI - Bibliografia - Cronologia - Indice analitico
Rivoluzione e Contro-Rivoluzione è la magistrale esposizione in forma di tesi del pensiero cattolico contro-rivoluzionario del secolo XX. L’opera ruota attorno a un giudizio storico: fra altre, è esistita una civiltà cristiana occidentale, animata dalla Chiesa Cattolica, frutto dell’inculturazione della fede appunto in Occidente. Di tale Cristianità è in via di realizzazione il processo di distruzione, la Rivoluzione, una dinamica storica in quattro fasi: la prima religiosa, la Riforma protestante, preceduta e accompagnata da una rivoluzione culturale, rappresentata dall’Umanesimo e dal Rinascimento; la seconda politica, la Rivoluzione Francese; la terza sociale, la Rivoluzione comunista; e, infine, la quarta, la Rivoluzione Culturale, iniziata con il Sessantotto francese. Alla descrizione essenziale del processo rivoluzionario l’Autore, Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995), fa seguire l’esposizione di quello contro-rivoluzionario, capace di opporvisi, inteso a una radicale inversione di rotta, a una sostanziale rifondazione. Profondità di pensiero, semplicità di esposizione ed efficacia dei metodi suggeriti fanno di Rivoluzione e Contro-Rivoluzione un indispensabile catechismo e un manuale per quanti intendono operare anzitutto «pro libertate», quindi «et exaltatione Sanctae Matris Ecclesiae», nella prospettiva non solo di una restaurazione ma, insieme e soprattutto, della promozione, dell’instaurazione di una cultura cattolica e, dunque, di una Cristianità Nuova. A incremento della sua comprensione e della sua fruibilità il testo è ampiamente integrato con appendici costituite da documenti dell’Autore – a stampa, inediti e trascritti da registrazioni – precedenti e seguenti la sua pubblicazione mezzo secolo fa, nel 1959; da tutte le introduzioni da lui stesso scritte per le diverse edizioni straniere, ricche di suggerimenti, diretti e indiretti, alla sua inculturazione in diversi contesti; e, a qualificazione dell’intentio profonda dell’Autore e dei suoi tour d’ésprit e animus, dall’Autoritratto filosofico e dal Testamento. Vengono infine proposte testimonianze della ricezione: le presentazioni dell’opera nelle diverse edizioni e un’antologia della critica.
Plinio Corrêa de Oliveira, pensatore, conferenziere, giornalista e uomo d’azione brasiliano, è autore di studi di carattere sociologico e storico, sempre sollecitati da situazioni della vita della Chiesa e del mondo cattolico. Nel 1960 fonda la Sociedade Brasileira de Defesa da Tradição, Família e Propriedade, la TFP brasiliana, quindi associazioni simili, ispirate al suo pensiero, nascono in tutti i continenti. I suoi scritti, sia volumi che articoli – fra le sue opere vanno ricordate almeno la prima, Em Defesa da Ação Católica, del 1943, e l’ultima, Nobiltà ed élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII al Patriziato e alla Nobiltà romana, del 1993 –, sono stati tradotti nelle più diverse lingue, compreso il vietnamita e il giapponese, talora raggiungendo
tirature da best seller. Muore il 3 ottobre 1995. Sulla sua tomba dispone sia scritta un’unica epigrafe: «Plinio Corrêa de Oliveira, vir totus catholicus et apostolicus, plene romanus», «Plinio Corrêa de Oliveira, uomo totalmente cattolico e apostolico, integralmente romano ».
Dalla fine del secondo conflitto mondiale al crollo dell'Urss. Un ordine mondiale imperfetto, una pluralità di soggetti e l'egemonia di due superpotenze nel contempo rivali e complementari. Bruno Bongiovanni insegna Storia contemporanea presso la Facoltà di Lettere dell'Università di Torino.
Pochi periodi storici hanno avuto un rapporto così quotidiano con la guerra come il Medioevo. Guerra di saccheggio, in cui distruggere e depredare il nemico era in cima ai pensieri di ogni soldato. Aldo Angelo Settia conduce il lettore sui campi di battaglia e ricostruisce la mentalità del soldato medioevale, la sua vita fatta di privazioni, di fame, di terrore della morte e delle mutilazioni. Un'indagine sugli aspetti più distintivi della guerra medievale che offre al lettore un contatto diretto con le fonti utilizzate, soprattutto quelle cronachistiche.
Nel 1861 si forma il Regno d'Italia: dopo molti secoli di frammentazione statale la penisola è così riunita in un'unica compagine, i cui territori vengono completati nei dieci anni seguenti. È un evento rivoluzionario, vissuto in questi termini dai contemporanei, in Italia e fuori d'Italia. In questo libro l'autore analizza il lungo processo di formazione del movimento nazionale, dai primi slanci patriottici di fine Settecento alle organizzazioni insurrezionali, ai tentativi rivoluzionari della prima metà dell'Ottocento fino all'anno cruciale del regno.
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La cucina non è solo il luogo in cui si progettano sopravvivenza e piacere. La cucina è anche il luogo ideale per allenare la mente… Il riposo della polpetta è come il riposo dei pensieri: se aspetti un po’, vengono meglio.
Perché il pane è un simbolo di civiltà? Cosa può insegnarci la pasta sul rapporto tra forma e sostanza? Che cosa significa dividere le carni, e non poter dividere la minestra? Ricercare la ricetta perfetta è ideologicamente corretto? Le ricette di cucina hanno qualcosa in comune con le ricette del medico? Perché al barbecue cucinano sempre i maschi? I piccoli gesti della vita quotidiana hanno un senso quasi mai banale. Aiutano a riflettere su quello che accade ogni giorno intorno a noi, sul nostro rapporto col mondo, con gli altri, con noi stessi. «Un’idea a cui sono particolarmente affezionato», scrive Montanari, «è che le pratiche di cucina non solo costituiscono un decisivo tassello del patrimonio culturale di una società, ma in molti casi rivelano meccanismi fondamentali del nostro agire materiale e intellettuale. La cucina può così essere assunta come metafora della vita — a meno che non ammettiamo che la vita stessa sia metafora della cucina».
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Introduzione Il riposo della polpetta – 1. Le cose e le idee – 2. Lo statuto degli alimenti – 3. Avventure in cucina – 4. Gastronomia della fame – 5. Sapori – 6. Il piacere e la salute – 7. Il bello e il buono – 8. Riti conviviali – 9. Pratiche e usi di tavola – 10. «Identità» si declina al plurale
In breve
Un’Italia dolente, notturna, divisa, risvegliata alla libertà. Le armi, le parole di un popolo che scopre se stesso dopo secoli di servitù. Giovani che hanno combattuto per l’unità e l’indipendenza della nazione. Questo è stato il Risorgimento. E questo resta l’orizzonte storico insormontabile della nostra identità nazionale e del nostro Stato democratico.
Dal 1796 al 1870 vi è stato un tempo della nostra storia nel quale molti italiani non hanno avuto paura della libertà, l’hanno cercata e hanno dato la vita per realizzare il sogno della nazione divenuta patria. È stato il tempo del Risorgimento quando la libertà significava verità. Anzitutto sentirsi partecipi di una Italia comune, non dell’Italia dei sette Stati, ostili tra loro e strettamente sorvegliati da potenze straniere. La conquista della libertà ‘italiana’ è stata la rivendicazione dell’unità culturale, storica, ideale di un popolo per secoli interdetto e separato, l’affermazione della sua indipendenza politica, la fine delle molte subalternità alla Chiesa del potere temporale, l’ingresso nell’Europa moderna delle Costituzioni, dei diritti dell’uomo e del cittadino, del senso della giustizia e del valore dell’eguaglianza ereditati dalla rivoluzione francese.
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Premessa - I. La primavera dell’Italia - II. Italia romantica e ribelle - III. La penombra della Restaurazione - IV. Il risveglio - V. La primavera dell’Europa. L’Italia risorge - VI. I dieci anni decisivi - VII. Dai Mille a Roma - VIII. «Addio, del passato...» - Indice dei nomi
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Che cos’è la storia moderna? Quando comincia e quando finisce? E che vuol dire moderno? Siamo già in un mondo post-moderno? Galasso risponde: che moderna è tutta l’età dalla fine del Medioevo a oggi; che perciò la storia contemporanea è solo la più recente storia moderna; che la modernità ha segnato un salto di qualità nella condizione umana più radicale di quello dell’età neolitica; che il post-moderno è solo un nuovo moderno, ancora più moderno.
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I. Definire la storia moderna - II. Quando e come si apre l’età moderna - III. Strumenti e percorsi del moderno - IV. Lo Stato moderno - V. La superiorità e le idee nuove dei moderni - VI. Antropologia, sociologia, politologia del moderno - VII. La pienezza della modernità e la modernità del postmoderno - VIII. Studiare la storia moderna - Indice dei nomi
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«Se studiate il Medioevo vi accorgerete che è diverso da ciò che siamo, da ciò che l’Europa è oggi diventata. Avrete come l’impressione di fare un viaggio all’estero. Occorre non dimenticare che gli uomini e le donne di questo periodo sono i nostri antenati, che il Medioevo è stato un momento essenziale del nostro passato, e che quindi un viaggio nel Medioevo potrà darvi il duplice piacere di incontrare insieme l’altro e voi stessi.»
Jacques Le Goff racconta alle nuove generazioni che cos’è stata, veramente, ‘l’età di mezzo’ della storia occidentale, da dove sono sorte le sue leggende, qual era la quotidianità degli uomini e delle donne medievali, e soprattutto perché sia tanto importante per noi, oggi, conoscere da dove veniamo.
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Per accostarsi a questo libro da ragazzi... e anche dopo - I. Il Medioevo - II. I cavalieri, la dama e la Madonna - III. Castelli e cattedrali - IV. Gli uomini del Medioevo - V. I potenti - VI. La religione e l’unità dell’Europa - VII. L’immaginario religioso del Medioevo - VIII. La cultura - Conclusione. La nascita dell’Europa - Cronologia essenziale del Medioevo - L’autore
L'arte, gli stili, il gusto sono concetti che si trasformano nel tempo, concepiti diversamente in ogni età; conoscerli significa intraprendere un viaggio nella vita delle forme artistiche attraverso la storia. Una breve storia non vuole tuttavia essere una mera semplificazione ma il frutto di un'elaborazione, di una riduzione culturale che consenta una conoscenza della storia dell'arte distinta dalle ricerche specialistiche e dalla divulgazione informatica e televisiva. Se «l'arte è tutto ciò che gli uomini chiamano arte» e la realtà presenta opere diverse, uniche e irripetibili, è indubbio altresì che la natura del nostro pensiero intenda e apprenda solo ciò che è, o appare, riconducibile a un denominatore comune. La periodizzazione, le teorie, le note di costume sono pertanto assimilabili all'unica categoria presente in tutti i periodi dell'arte: lo stile. Questo generale principio si traduce nel costruire «ad arte» una serie di linee omogenee che tendono a unificare le diversità proprie degli artisti e delle opere. E il risultato è questo libro in cui le idee dell'autore si snodano comprensibili e memorizzabili dal maggior numero di lettori possibile e la complessità dell'arte viene presentata come un racconto sulla storia della nostra civiltà.
«Hanno ucciso papà. Ma queste cose succedono nei film, non può essere vero. I compagni dell'asilo non mi credono. Allora insisto: "Hanno ammazzato papà, gli hanno sparato, bum! bum!, con la pistola" e mimo con le dita la forma dell'arma. Una P38».
Walter Tobagi è stato ucciso a Milano il 28 maggio 1980. Gli hanno sparato sotto casa alcuni membri di una semisconosciuta formazione terroristica di sinistra, la «Brigata XXVIII marzo». Tobagi era un giornalista del «Corriere della Sera», era uno storico e il presidente del sindacato dei giornalisti lombardi.
Quando è morto aveva trentatre anni, il figlio Luca sette, Benedetta tre.
Si può dire che Benedetta non ha conosciuto il padre, di lui conserva solo alcuni fotogrammi di ricordo, qualche sguardo ritrovato e una grande incolmabile mancanza. Una volta cresciuta, ha deciso di andare alla scoperta di questo padre immensamente amato, e ne ha raccolto ogni traccia.
Per ricostruirne la figura pubblica e privata, Benedetta ha scavato fra le carte professionali come fra quelle intime. Ha riletto i suoi libri, gli articoli di giornale, le pagine di diario, gli appunti in cui il Tobagi storico riflette sulla situazione politica e le lettere sentimentali dove, giovane studente, cerca di affascinare una ragazza misteriosa.
Ha ascoltato i ricordi di chi lo ha conosciuto: i famigliari, gli amici, i politici, i colleghi del «Corriere», la gente che lo ha incontrato solo di passaggio e i molti personaggi, a volte ambigui o restii, che hanno incrociato la sua storia.
Ha letto e studiato gli atti processuali, con rabbia, amarezza e tanta voglia di capire un periodo complesso come gli anni Settanta; ancor più difficile da comprendere per chi in quegli anni nasceva. E lo ha analizzato con rigore, cercando il distacco dello storico.
Ne nasce un libro tenero e terribile, in cui si muovono figure e personaggi, buoni e cattivi, potenti e innocenti; in cui riecheggiano voci forti e silenzi senza fondo, gioie famigliari perdute e ferite mai rimarginate. E dove si intrecciano analisi storiche lucide e dettagliate e, per questo, spesso desolanti.
Il racconto possiede una forza narrativa che fa parlare i vuoti, una voce solida e vibrante che scandaglia i confini tra zone di luce e zone d'ombra, alla ricerca di una verità che sembra sempre sfuggire dalle mani.
Che il conte di Cavour, maestro della tessitura diplomatica, avesse mandato un carico di fucili a Napoli, non lo aveva detto nessuno. Destinatario di quelle armi era stato il ministro di polizia borbonico, don Liborio Romano. Sembra incredibile, ma lo dimostrano i documenti pubblicati in questo libro. Liborio Romano aveva incominciato la sua attività politica in una setta carbonara, era stato per lunghi anni nelle carceri borboniche, in esilio e a domicilio coatto. Ma infine era riuscito a salire al rango di ministro di Francesco II. Per consegnare Napoli a Garibaldi, senza colpo ferire, si era servito dell'aiuto della camorra, ma con questa operazione temeraria aveva sbarrato il passo alla conquista da parte di Cavour. Aveva realizzato insomma un duplice tradimento, nei confronti del suo re e nei confronti di Cavour. Il trasformismo fu la caratteristica politica di don Liborio: alle origini dell'unità, proprio lui ne fu l'inventore nella penisola italiana. La storia di Liborio Romano prosegue con una trionfale elezione al parlamento del Regno d'Italia, ma Cavour, che non lo aveva perdonato, ne decise l'esclusione dal potere politico.