Siamo passati dal nazionalpopolare irrisolto all'irrazionalpopolare attraverso una società dello spettacolo sempre più integrale, liberamente totalitaria, attivamente demagogica. L'avanguardia ha fatto scuola, la cattiva maestra e le sue assistenti sono le nuove muse. C'è informazione più che formazione, situazione e non circostanza, divertimento più che intendimento, de-costruzione e non invenzione. Di un cretino patentato con due apparizioni tv si dice "Guarda che non è uno stupido". Se diventa ospite fisso si dice "Bisogna dire che è bravo". Nell'irrazionalpopolare è bello ciò che piace senza un motivo. Anzi, è proprio la mancanza apparente di un motivo a rendere qualcosa incredibilmente più bella. E bello ciò che piace "agli altri come me" e senza un motivo apparente si prova a capire perché. Contribuendo alla crescita del suo successo. Per capire lo si penetra e se ne viene penetrati. Contagiati. Il bello, come il segnale della telefonia mobile, è tutto intorno a noi. Ed è anche dentro di noi, anche se non è nostro. La gara è con il tempo, a vivere ciò che crediamo bello, a fissarlo su un supporto tecnologico: attimo fermati perché voglio capire se sei bello. Novelli Faust incerti ma risoluti, ci basta una macchina fotografica digitale per catturare e riprodurre all'infinito quello che ci piace. Perché viviamo in una società dove regna un imperativo categorico di natura estetica: compiacersi.
Questo volume muove dell'analisi di un modello di vita nel disimpegno per arrivare a prospettare la vita come incontro nel senso di conrealizzazione che parte del riconoscimento della differenza come valore. Da questo approccio nasce la proposta di strutturare una pedagogia dell'incontro che, diversamente dalla pedagogia dell'accoglienza (che si limita all'assimilazione del diverso), stimoli il soggetto alla flessibilità, cioè non solo a ricevere ed accogliere ma anche a modificare se stesso per permettere il vero incontro con l'altro.
Come ridurre i costi di mantenimento degli anziani e degli altri membri improduttivi della nostra società? Il benessere sociale è una conquista che richiede sacrifici, per quanto estremi. Ecco il tema di un curioso colloquio in cui medici, politici, economisti e teologi membri del progetto USTAU (Ultimo Stadio della vita Umana) tentano di "pianificare in modo responsabile l'avvenire di milioni di persone", compreso il loro auspicabile decesso: "Tutti noi nasciamo alla stessa età, perché non dovremmo anche morire alla stessa età?". Una soluzione finale garbata, rispettosa del benessere comune ed economicamente efficiente, una vera "eutanasia sociale". Nelle parole di questi illuminati architetti sociali traspare un significativo ribaltamento nel rapporto tra istituzioni e individuo: se la "medicalizzazione" della società ha rifiutato la morte, questa "deve diventare di nuovo naturale". Il cittadino, assimilato biologicamente al "corpo" dello Stato, dovrà inserirsi docilmente nel ciclo di produzione e smaltimento che governa la società dei consumi. Il provocatorio cinismo di questa "modesta proposta", comparsa nel 1978, in pieno apogeo del modello sociale svedese, raccolse l'inevitabile scandalo dei benpensanti per la lucidità con cui riusciva a rovesciare l'ottimismo ecumenico del welfare state scandinavo in una distopia di inquietante attualità, che "precorre di decenni il nostro tempo", come scrive H.M. Enzensberger in occasione dell'adattamento teatrale dell'opera.
La dura frontiera tra università e lavoro e il ruolo dei "contrabbandieri". Un mondo del lavoro chiuso nella "fortezza dei garantiti". Una legislazione "mangiagiovani". La lunga attesa della rivoluzione del merito. Il peso delle bardature del sindacalismo all'italiana. Il deserto del mercato del lavoro e i giovani tuareg. Le opportunità delle "aziende a rete". Una concorrenza malata. Questi e molti altri sono gli spunti di un libro-miniera, dal quale il lettore può trovare nuovi filoni di pensiero, nuove opportunità, nuove scoperte. Un libro che aiuta ad "amare il lavoro".
II partito fondato dal PM di Mani Pulite rappresenta un fenomeno nuovo rispetto alla forma-partito così come è venuta a proporsi in Italia dai primi anni '90. A caratterizzarne il cammino vi è un vivere a metà tra l'istanza movimentista e l'ambizione di una forma-partito compiuta (con i caratteri propri di una visione generale ed un'aspirazione a fare sintesi degli interessi molteplici della società italiana). Ne viene fuori una forma-partito che, per l'attitudine mostrata di saper interagire con le comunità della Rete e con il nuovo atteggiarsi dei movimenti d'opinione, sta disegnando probabilmente una modalità nuova di produrre politica e rappresentanza sulla scena italiana.
La caratteristica distintiva dell'epoca che stiamo vivendo non può essere spiegata con i bons mots di "globalizzazione" e "impero"; piuttosto, ci troviamo di fronte alla nascita di un regime internazionale dei diritti umani e alla diffusione di norme cosmopolitiche.
Paradosso della legittimità democratica: la democrazia si basa su norme universalistiche, che però valgono soltanto all'interno di una determinata comunità politica e di un territorio accuratamente circoscritto. Che cosa sono, allora, e quale autorità possono avere quelle "norme cosmopolitiche di giustizia" che caratterizzano l'orizzonte della società civile globale? Nel raccogliere la sfida intellettuale che il tema pone, l'autrice rimanda all'idea di democrazia come sistema "iterativo", non rigido e non definito una volta per tutte, ma frutto continuamente rinnovato di negoziazioni e riformulazioni.
Seyla Benhabib, docente di Scienza politica nella Yale University, è una delle voci più autorevoli nell'odierno dibattito filosofico-politico sulle differenze, dal femminismo al multiculturalismo. Tra i suoi libri: "La rivendicazione dell'identità culturale. Uguaglianza e diversità nell'era globale" (Il Mulino, 2005) e "I diritti degli altri. Stranieri, residenti, cittadini" (Cortina, 2006).
Nessuno quanto Max Brod, lui stesso importante scrittore, poteva dirsi chiamato a narrare la vita di Franz Kafka. Amicissimo suo fin dalle aule dell'università, vissuto con lui in grande dimestichezza e in rapporti fraterni, custode dei manoscritti inediti e delle ultime volontà dello scrittore, ha potuto consegnarci una biografia del grande scrittore praghese veramente unica, indispensabile a chi voglia penetrare nella sua anima complicata e misteriosa. Se è vero che la definizione di biografia per questa opera di Max Brod è certamente giusta, in quanto così è stata concepita, e percorre la vita di Franz Kafka dalla nascita il 3 luglio 1883 fino alla morte il 3 giugno 1924, è anche vero che il termine oggi può prestarsi ad un equivoco un po' riduttivo, in quanto Max Brod narra l'amico, e in ogni pagina trapela non soltanto l'importante documentazione con cui questa biografia è stata costruita, ma anche la conoscenza diretta dell'uomo Kafka, quello di cui Brod annotava sul suo diario, all'epoca del loro primo incontro all'università, "Le parole gli escono di bocca come un bastone".
"Poiché indulgo nell'uso di frasi scherzose e sono allergico a ogni genere di discorsi e concetti complicati, c'è chi mi guarda con sufficienza, quasi scandalizzandosi intellettualmente a causa di un mio presunto gusto per le battute. Ma noto solo sommessamente che sfuggire per sé e per gli altri alla noia, alla prolissità, alla pedanteria è, a mio giudizio, meritorio." È con questa arguta e graffiante intelligenza che Giulio Andreotti ha attraversato settant'anni della storia d'Italia sempre ai posti di comando. In queste pagine, traccia una sorta di ironica autobiografia in pillole, raccogliendo "frammenti di osservazioni, rilievi, indirizzi che hanno via via costituito la mia risposta o la mia reazione dinanzi a fatti, indirizzi, persone con cui mi trovavo a confrontarmi nei vari mestieri nei quali, da studente in poi, mi son trovato a operare".
Questo nuovo contributo ha lo scopo di aiutare gli insegnenti a condurre un'esperienza scolastica che favorisca le integrazioni. Dall'analisi delle tesi di noti studiosi sono stati ricavati gli orientamenti educativo-didattici più opportuni per poter effettuare un lavoro in grado di soddisfare i bisogni degli allievi e si è dato spazio in particolare ai temi della motivazione scolastica e delle necessità come punti nodali per la progettazione, la conduzione e la verifica dei processi formativi volti a gestire le integrazioni.
È uno dei termini più controversi del nostro vocabolario, capace di suscitare allo stesso tempo attrazione e repulsione. Considerato uno dei più alti e raffinati momenti di strutturazione sociale dell'uomo, è accusato anche di essere stato la miccia che ha innescato terribili conflitti, o l'alibi dietro cui sono stati perpetrati orrendi crimini. Ma l'ideologia, scrive Freeden, è innanzitutto un quadro concettuale all'interno del quale l'uomo, animale sociale per eccellenza, organizza il proprio pensiero e le proprie azioni individuali e collettive. Michael Freeden offre una panoramica completa e chiara della letteratura, della storia e dei più importanti approcci teorici a tale argomento: a Machiavelli, Marx, Engels e i nazisti si affiancano così il 1984 di Orwell, la Dichiarazione d'Indipendenza degli Stati Uniti e l'Islam. Un libro per chi cerca un approccio alternativo rispetto ai trattati di teoria politica e sociale, ma anche un'introduzione per chi si avvicina per la prima volta a questi temi.
Il libro non è solo una fotografia delle elezioni americane più importanti degli ultimi quarant'anni. È anche, attraverso la cronaca di un processo elettorale durato venti mesi, una testimonianza in presa diretta delle dinamiche profonde che hanno trasformato una parola, "hope", speranza, in un dato politico di proporzioni epocali. L'affermazione di Barack Obama è senz'altro dovuta al suo straordinario talento personale. Ma l'America l'ha fortemente voluta perché ne aveva bisogno. Aveva bisogno di chiudere, dopo trent'anni, il ciclo liberista aperto da Ronald Reagan per aprirne uno nuovo, più aderente a quel dream che l'ha generata e che, nonostante tutto, continua a essere il tratto distintivo della sua stessa identità. Perché gli americani, tendenzialmente conservatori, hanno scelto di cambiare così radicalmente direzione? Per quale ragione un Paese ancora così profondamente razzista è riuscito a immedesimarsi in un nero, che per di più ha come secondo nome Hussein? Perché è successo oggi? Dalla contestualizzazione precisa dei discorsi e dei candidati, emerge l'America del cambiamento e le ragioni storiche che l'hanno determinato, a partire dal Discorso sul razzismo pronunciato da Obama a Filadelfia, degno della più alta tradizione politica dei grandi d'America, da Lincoln, a Franklin Delano Roosevelt. Parte da lì il nuovo ciclo americano, il New Deal di Barack Obama. Destinato a irradiarsi nel mondo. (Prefazione di Ferruccio de Bortoli)
Per comprendere a fondo gli esseri umani dobbiamo capire non solo in che modo noi, come persone, esistiamo in rapporto con gli altri ma anche come il nostro cervello esista in relazione con il cervello degli altri.
In base all’idea che il cervello è un organo sociale modellato dall’esperienza, Cozolino esamina temi come i neuroni specchio e la biologia dell’attaccamento per affrontare problemi importanti: qual è il modo in cui i cervelli si regolano reciprocamente durante le interazioni, quali sono gli effetti di isolamento e stress sul cervello sociale, come possono genitori e terapeuti incoraggiare l’apprendimento.