Il passaggio da un anno all'altro è scandito da tradizioni che appartengono a mai estinti "riti di rinnovamento". Il compimento solstiziale dei cicli, l'attenuarsi della luce, l'ibernazione della vegetazione costituiscono lo sfondo ancestrale su cui si dispiegano moderni festeggiamenti della luce (i falò di S. Silvestro), attuali celebrazioni della vita vegetativa (l'albero di Natale), diffusi riti di prosperità (l'opulento cenone della Vigilia). Appartiene a questo complesso di riti anche la rappresentazione della natività di Cristo, che è tema archetipico comune alla storia di Mithra, Aion, Buddha e altri. Tratti singolari accomunano queste nascite: la grotta buia, la madre vergine, la stella in cielo, la presenza di animali... In tutte riecheggia il contrasto fra luce e tenebre, l'opposizione fra luogo sotterraneo e regno celeste, la lotta fra il vecchio re e il nuovo nato ed è facile ravvisarvi una descrizione allegorica del ciclo stagionale che si rinnova e della luce che rinasce. Ma la vera nascita che viene narrata è la nascita della coscienza. L'eccezionale venuta al mondo di un figlio di luce parla della straordinaria nascita di un lume di consapevolezza nell'esperienza umana. Così, il presepe rappresenta plasticamente l'alba della coscienza e mette in scena gli stati aurorali di un processo che porta l'individuo a strutturarsi in maniera consapevole. Coreografie, scenari, animali, personaggi, figure del presepe partecipano a un fitto intreccio di leggende e di rimandi simbolici...
Il gatto è una belva in miniatura. Due milioni di anni di vita selvatica, un passato da predatore solitario, un esasperato individualismo costituiscono il suo substrato più caratterizzante. Impersona aspetti sconcertanti della vita istintuale, che spaziano dalla sensualità più elegante alla crudeltà più indifferente e che gli conferiscono una raffinata sensorialità oltre a un proverbiale attaccamento alla vita. La convivenza con il gatto consente un confronto quotidiano e intrigante tra la sofisticata civilizzazione umana e la più pura istintualità animale; mostra all'uomo quale sia l'irrazionalità, ma anche la sapienza dell'istinto; gli ricorda in ogni istante cosa significhi davvero vivere in contatto con la natura esterna e rimanere fedeli alla propria natura interna. In pochi millenni di convivenza, il gatto è entrato non solo nella realtà, ma anche nell'immaginario dell'uomo dove si trasfigura in animale dalle molteplici valenze simboliche. Di volta in volta, egli è immagine di freddo opportunismo o di commovente tenerezza, di ostinata insubordinazione o di sensuale voluttuosità, di ritiro in sornione sonnolenze o di acuta, insonne vigilanza. Animale utilitaristicamente inutile, il gatto è insostituibile non per le sue prestazioni fisiche, ma per specifiche qualità psichiche, che fanno di lui il più diffuso animale d'affezione.
La diffidenza elude l'incertezza con il sospetto e la distanza; la fiducia persegue la sicurezza attraverso la coesione e la vicinanza.
Per la leggenda le carte dei tarocchi provengono dal lontano Oriente o affiorano dai misteri dell'antico Egitto; per la storia sono una filiazione dell'umanesimo italiano e i trionfi dei tarocchi sono un trionfo della cultura rinascimentale. Le loro immagini escono dalle botteghe di miniaturisti medioevali, dagli atelier di artisti come Andrea Mantegna, Albrecht Dürer, Salvador Dalì, Renato Guttuso, dalle matite di fumettisti come Milo Manara o Hugo Pratt. Nel corso di sei secoli pittori, poeti, letterati, filosofi, occultisti hanno selezionato una gamma definita di figure che compongono un panorama immaginativo paragonabile ai grandi sistemi simbolici della mitologia, della numerologia, dell'astrologia, della qabbalah... Oggi è la psicologia analitica a esplorare il simbolismo di queste figure, per indagare i nodi archetipici che plasmano la singolarità dell'individuo. Sulla "rota magica" dei tarocchi le singole immagini rappresentano le singole componenti della totalità psichica e il loro susseguirsi ritrae il succedersi di vicende evolutive della psiche. Nei loro simboli si configurano i nodi organizzativi della personalità e gli snodi evolutivi dell'esistenza. Questo volume costituisce l'analisi psicologica degli arcani maggiori; penetra le loro simbologie per penetrare un po'di più l'arcano della vita: l'ignoto e il mistero del diventare individui sempre più consapevoli di sé.
Invenzione delle più straordinarie nella storia dell'uomo e strumento dei più essenziali nella vita, il denaro costituisce un autentico mito che tanta parte giocò e ancora gioca nello strutturare l'identità degli uomini. Disconoscendone la natura autenticamente mitica o lo spessore primariamente simbolico, molti uomini idealizzano il denaro, facendone ordinariamente "un mito". Il denaro scade così dal piano simbolico a quello letterale e cessa di essere mezzo, per diventare fine. Le argomentazioni dell'autore dimostrano fino a che punto questa sia un'azione impropria. Il denaro che queste pagine riconsegnano è una vicenda dello spirito prima che dell'economia e una proprietà della psiche prima che della finanza. In un duetto costante tra queste due dimensioni, il denaro si svela essere energia individuativa che, attivando propensione ad arricchire, di fatto invoca l'arricchimento di sé. Solo chi riesce ad assumerlo a valore, e non come misura dei valori, si può servire del denaro in maniera davvero redditizia.