Il Signore degli Anelli è romanzo d'eccezione, al di fuori del tempo: chiarissimo ed enigmatico, semplice e sublime. Dona alla felicità del lettore ciò che la narrativa del nostro secolo sembrava incapace di offrire: avventure in luoghi remoti e terribili, episodi d'inesauribile allegria, segreti paurosi che si svelano a poco a poco, draghi crudeli e alberi che camminano, città d'argento e di diamante poco lontane da necropoli tenebrose in cui dimorano esseri che spaventano solo al nominarli, urti giganteschi di eserciti luminosi e oscuri; e tutto questo in un mondo immaginario ma ricostruito con cura meticolosa, e in effetti assolutamente verosimile, perché dietro i suoi simboli si nasconde una realtà che dura oltre e malgrado la storia: la lotta, senza tregua, fra il bene e il male. Leggenda e fiaba, tragedia e poema cavalleresco, il romanzo di Tolkien è in realtà un'allegoria della condizione umana che ripropone in chiave moderna i miti antichi.
Nel terzo romanzo della trilogia di Tolkien, Aragorn e i suoi amici giungono a Gondor, relitto dell'antico Regno degli Uomini: è il mondo del Bene, in piena decadenza. Mentre Frodo e Sam riprendono il difficile cammino verso Monte Fato, nelle pianure presso la capitale di Gondor si scontrano le forze del Bene e del Male. Quando il Male sembra avere il sopravvento, Frodo riesce a far cadere l'Anello nel cratere di Monte Fato. In quel momento l'Occhio malefico, che ha continuato a fissare il mondo, si chiude e una gran pace scende sulle cose. La Compagnia dell'Anello si riunisce e gli Hobbit ritornano a casa, incontrando ancora qualche traccia del Male... Prefazione alla seconda edizione inglese di J. R. R. Tolkien.
Nelle Due Torri gli amici della Compagnia devono lottare separati. Merry e Pippin sono fatti prigionieri dalle forze del Male, ma riescono a fuggire, e trovano soccorso tra esseri giganteschi, mezzi alberi e mezzi umani; è un episodio in cui il comico e il patetico fusi insieme toccano il sublime. Aragorn stringe alleanza con i guerrieri di Rohan, un popolo fiero e luminoso come l'argento di cui si veste, che per secoli ha resistito all'assalto delle tenebre. Nel frattempo Frodo e il devoto Sam s'imbattono in Gollum, l'antico possessore dell'Anello, e lo costringono a condurli verso il Monte Fato. Ma spaventose creature li attendono e il loro cammino si interrompe tragicamente ancora una volta.
In questo primo romanzo della trilogia di Tolkien, il lettore conosce gli Hobbit, minuscoli esseri saggi e longevi che vivono in un idilliaco paesino agricolo. La piccola comunità è turbata dal destino quando il giovane Frodo, convinto dal misterioso stregono Gandalf, è costretto a partire per Mordor, il paese delle tenebre, per distruggere il terribile Anello del Potere, giunto nelle sue mani per una serie di incredibili circostanze. Un gruppo di Hobbit lo accompagna e, strada facendo, si associano alla compagnia Elfi, Nani e Uomini, anch'essi legati al destino di Frodo. Le tappe del cammino li conducono attraverso molte esperienze, finché la scomparsa di Gandalf, trascinato negli abissi da un'orrenda creatura, li lascia senza guida.
Ogni dicembre ai figli di J.R.R Tolkien arrivava una busta affrancata dal Polo Nord. All'interno, una lettera dalla calligrafia filiforme e uno splendido disegno colorato. Erano le lettere scritte da Babbo Natale, che narravano straordinari racconti della vita al Polo Nord: le renne che si sono liberate sparpagliando i regali dappertutto; l'Orso Bianco combinaguai che si è arrampicato sul palo del Polo Nord ed è caduto dal tetto direttamente nella sala da pranzo di Babbo Natale; la Luna rottasi in quattro pezzi e l'Uomo che ci abitava caduto nel retro del giardino; le guerre con le moleste orde di goblin che vivono nei sotterranei della casa! Dalla prima lettera scritta al figlio maggiore di Tolkien nel 1920 all'ultima, toccante, del 1943, per la figlia, questo libro raccoglie tutte quelle lettere e tutti quei disegni bellissimi in un'unica incantevole edizione.
Il "Silmarillion", iniziato nel 1917 e la cui elaborazione è stata proseguita da Tolkien fino alla morte, rappresenta il tronco da cui si sono diramate tutte le sue successive opere narrative. "Opera prima", dunque (ma anche "ultima", e di tono assai diverso, ben più elevato delle altre), essa costituisce il repertorio mitico di Tolkien, quello da cui è derivata, direttamente o indirettamente, la filiazione delle sue favole, da "Lo Hobbit" a "Il Signore degli Anelli", da "Il cacciatore di Draghi" ai racconti di "Albero e foglia". Si tratta di un'opera che, nella vasta produzione di Tolkien, occupa una posizione di primato, non soltanto temporale, ma anche e soprattutto tematica e formale. Vi si narrano gli eventi della Prima Era, alla quale di continuo si rifanno, come a un necessario antecedente e a una chiave interpretativa, i personaggi e le avventure de "Il Signore degli Anelli". (Marco Respinti)
"Il Signore degli Anelli" è un romanzo di avventure in luoghi remoti e terribili, di episodi d'inesauribile allegria, di segreti paurosi che si svelano a poco a poco, di draghi crudeli e alberi che camminano, di città d'argento e di diamante poco lontane da necropoli tenebrose in cui dimorano esseri che spaventano al solo nominarli, di eserciti luminosi e oscuri. Tutto questo in un mondo immaginario ma ricostruito con cura meticolosa, e in effetti assolutamente verosimile, perché dietro i suoi simboli si nasconde una realtà che dura oltre e malgrado la storia: la lotta, senza tregua, fra il bene e il male.
La storia della coppia fantastica a cui già si allude in altre opere di Tolkien è il cuore di questo inedito molto atteso dagli appassionati, che la racconta per esteso: quello tra Beren e Lúthien è un amore contrastato, tra un umano della Terra di Mezzo e un'elfa di stirpe regale. Lui mortale, lei immortale, divisi dalla razza, uniti dalla passione e dalla tenacia: il padre di Lúthien si rifiutò di concedere a Beren la mano della figlia, ma ben sapeva di non poter contrastare per sempre i due innamorati. Così sfidò l'umano a portargli uno dei Silmaril della Corona di Morgoth, promettendogli in cambio la sua benedizione. Una missione impossibile che invece riuscì. Beren, ferito a morte, fu poi salvato in extremis, e Lúthien rinunciò all'immortalità per essere sua pari. In questo volume Christopher Tolkien ha cercato di estrapolare la storia di Beren e Lúthien dal contesto più ampio in cui era contenuta; ma il racconto ha subito cambiamenti e si è evoluto man mano che l'orizzonte della Terra di Mezzo si è allargato. Per mostrare la vitalità di questo nucleo narrativo il curatore ha scelto di raccontarla attraverso le parole di suo padre prima nella sua forma originale e poi in passaggi di prosa e di poesia appartenenti a testi posteriori: qui insieme per la prima volta, tutti contribuiscono a rivelarne l'immediatezza.
Il volume presenta alcuni preziosi scritti di J.R.R. Tolkien tradotti per la prima volta in italiano che rivelano ancora una volta l’eccezionale ampiezza e complessità del mondo mitologico creato dall’autore del Signore degli Anelli: La conversazione fra Manwë ed Eru (1959); La Reincarnazione degli Elfi (1959-1966); Alcune note sulla “rinascita” fra gli Elfi (1972).
La raccolta è dedicata al tema della reincarnazione degli Elfi, il popolo immortale della Terra di Mezzo, e più precisamente a come rendere credibile il meccanismo dell’eterno ritorno post mortem degli Elfi.
Tolkien in questo si è trovato davanti a ciò che lui stesso definì un vero e proprio dilemma: la reincarnazione degli Elfi «sembra un elemento essenziale per i racconti, ma come la si realizza? 1) Rinascita? 2) O ricostruzione di un corpo imitato equivalente (quando quello originale è stato distrutto)? O entrambe?».
La risposta emerge da riflessioni condotte da Tolkien per decenni e che riguardano gli aspetti materiali, psicologici e filosofici della vicenda. In chiusura, un saggio a firma di Michaël Devaux, che ha curato la prima edizione francese di questi scritti, pubblicati nel 2014 dalla rivista “La Feuille de la Compagnie”.