Il Nuovo Testamento letto dagli Ebrei è un contributo innovativo allo studio dell'ambiente in cui nasce il cristianesimo. Un team di ottanta studiosi ebrei di fama mondiale getta nuova luce sul testo, sul suo sfondo giudaico, sulla sua ricezione in contesto ebraico lungo i secoli, offrendo informazioni di una qualità eccezionale, utili a una lettura criticamente consapevole del Nuovo Testamento. Nella prima parte del volume ciascun libro del Nuovo Testamento viene preceduto da una introduzione, con indicazioni per la lettura e informazioni specifiche sul modo in cui il libro si rapporta al giudaismo dell'epoca, e viene poi commentato versetto per versetto. Il commento è articolato in una ricca serie di note e in quasi novanta box tematici fuori testo, che mettono in risalto una grande quantità di rimandi e parallelismi testuali (Bibbia ebraica, rotoli del Mar Morto, Filone d'Alessandria e Flavio Giuseppe, scritti apocrifi, Midrashim, Targumim, Talmud...); ma si avvale anche di mappe e cartine, di tabelle e diagrammi riassuntivi. Nella seconda parte del volume il lavoro esegetico viene integrato da cinquantaquattro saggi monografici che delineano le prospettive ebraiche sul Nuovo Testamento. Sono straordinari materiali di consultazione organizzati per soggetto, in otto aree complessive, che vanno dalla storia ai vari aspetti della società ebraica, dai rapporti fra ebrei e gentili fino alle relazioni fra ebraismo e cristianesimo, colti nei loro versanti teologico, culturale, artistico...
Facendo progredire il suo magistrale lavoro alla ricerca del Gesù storico, Meier affronta in questo attesissimo volume il tema controverso delle parabole. E lo fa con lo stesso rigore e la stessa penetrazione che hanno guadagnato ai suoi testi precedenti l'elogio della critica e il successo del pubblico. Dei quattro enigmi fondamentali che Meier ha individuato - l'atteggiamento di Gesù verso la Legge, il suo uso delle parabole, il modo in cui descriveva se stesso, i suoi ultimi giorni a Gerusalemme - questo volume affronta quindi di petto il secondo tema, ingaggiando un vero e proprio corpo a corpo. In genere gli esegeti operano in base al presupposto che le parabole narrate nei vangeli possano essere sostanzialmente attribuite al Gesù storico. Il volume di Meier mette in discussione questo consenso generalizzato. Sostiene infatti che nessun criterio di storicità può fornire ragioni convincenti per assicurare che una determinata parabola abbia avuto origine sulle labbra del Gesù storico. Noi non disponiamo cioè di argomenti fortemente positivi a favore della storicità delle parabole (il che non dimostra automaticamente che non siano autentiche!). Per Meier, alla fine, solo quattro parabole - quella del Granello di Senape, quella dei Vignaioli Malvagi, quella dei Talenti e quella del Grande Banchetto - possono rivendicare validamente la propria autenticità ed essere attribuite al Gesù storico con sufficiente certezza.
"Chi può narrare le potenti opere del Signore?" (Sal 106,2)
Modelli di intervento di Dio nella storia
XLIII Settimana Biblica Nazionale (Roma, 8-12 settembre 2014)
A cura di Flavio Della Vecchia e Anna Passoni Dell'Acqua
La doppia valenza del termine "potere" come possibilità di azione propria degli esseri umani e come forza posseduta da alcuni su altri è già di per sé indice della ricchezza del concetto scandagliato in queste pagine. Si profila una differenza tra il potere come possibilità di agire e come forza regolatrice della società: se il primo appartiene all'ordine della creazione e quindi è attuazione dell'umano, il secondo è introdotto quale mezzo necessario a sanare una condizione prodotta dal peccato. Da qui il paradosso del potere: necessario, ma fonte di seduzione demoniaca, tanto da essere stato oggetto di tentazione per lo stesso Gesù nel deserto. Riconducendo le possibilità del potere al loro limite sia nativo sia indotto dalla condizione storica, è possibile far luce su questa tematica qui colta da diverse prospettive: antropologica ed etica, teologico-politica, ecclesiastica. Vengono illustrate le valenze del potere come verbo e mostrati le radici e il fine antropologici del potere, le virtù di chi lo esercita e il suo fondamento a partire dalle forme di "resistenza" che lo rendono possibile. Si riflette poi sulla concezione della regalità quale manifestazione del potere divino, sulla pertinenza della derivazione teologica del potere, sul significato delle preghiere liturgiche in occasione delle incoronazioni medioevali. A uno studio del pensiero di Ricoeur sul potere, segue un'analisi del senso ecclesiale degli strumenti canonici...
Liquidato alcuni decenni fa dalla teologia sull'onda della "demitizzazione" (Bultmann), il diavolo sembra essersi preso la rivincita: si moltiplicano gli esorcisti, si diffondono i riti satanici e gli scritti (pseudo)scientifici sull'argomento. Si tratta semplicemente di un ritorno del mito e quindi dell'espressione di una mentalità primitiva incompatibile con l'attuale visione del mondo? È la domanda che sta al fondo di questo fascicolo, che intende prendere sul serio il concetto di diavolo; fare ciò significa interrogarsi sul senso del male, della sua origine e della sua personificazione: non in Dio, non nell'uomo, ma in un essere misterioso. I contributi qui raccolti prendono le mosse dal racconto primitivo (Gen 3), proprio per andare oltre le interpretazioni letterali del testo sacro e le rappresentazioni ingenue o fantastiche della figura del diavolo. In questo senso le prime due riflessioni sono "fondanti": tentano di mostrare se e come il diavolo possa essere ancora ritenuto tema teologico e in che modo, dal punto di vista filosofico, il diavolo si possa dire "persona". Si passa quindi all'esegesi biblica: studiando il significato dell'invidia del diavolo come causa della morte degli umani (Sap 2,23-24) e la parabola del seminatore (Lc 8,4-15), si mostra in che modo il diavolo sia all'opera. Vengono poi esaminate alcune opere di teologia fondamentale per verificare in che modo i racconti delle tentazioni di Gesù siano al centro della sua predicazione.
DESCRIZIONE: Che cosa si intende con il termine “spirito”? A quale dimensione rimanda la “vita spirituale”? È riducibile a sinonimo di “vita interiore”? Sia nel linguaggio comune sia in quello filosofico la spiritualità appare perlopiù come una realtà dai contorni indeterminati. Non è così se la si colloca nel contesto storico del cristianesimo, come avviene in queste pagine, dove si tenta di ripensare la vita nello Spirito proprio nella sua concretezza. A partire dal ruolo dello spirito nell’essere umano quale principio di unità singolare dell’individuo e attore di comunione tra le persone e con Dio, si cerca di mostrare la sua essenza come è descritta nel libro della Sapienza dove la trascendenza divina non esclude la vicinanza effettiva di Dio al mondo. Si esaminano poi alcuni testi di san Basilio di Cesarea, che offre spunti di riflessione sull’azione dello Spirito Santo nella vita del credente. Sulla base di documenti magisteriali e di indicazioni bibliche, si cerca di osservare se, dove e come lo Spirito agisca al di fuori della Chiesa. Ma lo Spirito è presente anche nei concetti di imitazione, sequela e vita in Cristo, proprio nell’unità fondamentale tra vita spirituale e morale. Si rilegge il significato profondo della Pentecoste nella tradizione biblica e liturgica della Chiesa evidenziando in esso il compimento del mistero pasquale di Cristo. In ultimo si presenta una cantata per la Pentecoste di Johann Sebastian Bach, rilevando come, nell’ambito della cultura luterana, la musica sia intesa quale dono divino in cui il credente può sperimentare l’azione dello Spirito di Dio.
Come dire: lo Spirito si dice in più modi, ma essi convergono solo nel rimando alla potenza vivificante e trasformante di Dio.
COMMENTO: Una riflessione a più voci sul significato della vocazione cristiana e sulla presenza dello Spirito Santo nella vita quotidiana, da parte dei maggiori studiosi di teologia.
GLI AUTORI: M. Zani, F. Dalla Vecchia, A. Gazzoli, G. Canobbio, R. Maiolini, S. Passeri, O. Vezzoli, A. Donini, sono tutti docenti del Seminario di Brescia.
LA BIBBIA PER TUTTI (36 volumi) Ogni volume comprende: l'edizione completa del testo biblico (traduzione CEI); – breve introduzione letteraria e teologica ai singoli libri; – commento articolato sul senso teologico delle varie pericopi; – esesegi condotta su solida base scientifica ma in linguaggio accessibile a tutti; – proposta di quesiti e argomenti per la discussione.